Scende il costo del riso in Thailandia e Vietnam, grandi produttori ed esportatori e si preannunciano b
uoni raccolti. Il riso bianco thailandese, riferimento mondiale, è diminuito di 25 dollari la tonnellata per fermarsi a USD 770. In aprile raggiunse l’incredibile cifra di USD 1080, facendo disperare tutta l’Asia.
Non basta al Nepal dove, nei distretti occidentali, s’aggrava la normale mancanza di cibo. Il blocco dei trasporti rende complicati gli approvvigionamenti, anche nella capitale (ormai l’inflazione supera il 12%). E i giovani fuggono, oltre 215.000 migranti negli ultimi 11 mesi con una crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso del 2
5%. 
Questa situazione rischia di ributtare milioni di persone sotto la soglia di povertà e di annullare i progressi compiuti nell’ultimo decennio per ridurre la denutrizione e i problemi sanitari connessi.
Due dovrebbero essere i principali protagonisti per contrastare questa situazione di progressivo insabbiamento del paese ma entrambi sono allo sbando. La classe politica incapace di formare un governo e decidere iniziative; le NU, stato nello stato, (che ricordiamo buttano in Nepal l’equivalente di USD 100 procapite annuo, gestito da oltre 3000 funzionari) che annaspano come sempre.
Passati di moda, poiché irraggiungibili per l’inefficienza di chi dovrebbe promuoverli e gestire obiettivi e progetti, i MDG (millenium development goals), ora a Kathmandu è in voga un’altra sigla DDR che non stà per la vecchia Repubblica Democratica Tedesca ma per (disarmament, demobilization and reintegration), Una versione più elaborata è “Integrated DDR Standards (IDDRS). Sui contenuti di queste sigle praticoni delle NU, INGO e società civile si scervellano da mesi e producono i soliti innumerevoli meeting, trainings, reports etc.
All’interno sono state creati progetti quasi mistici come la Re-orientation,” is the newest terminology introduced in this framework. It is designed to be a cathartic process which would aim to mentally detach the former combatants from the violent mind set.
In sintesi questo DDR vorrebbe, teoricamente, rimettere in sesto e in movimento il paese dopo il conflitto. Il pulpito da cui viene questa predica, alla gente e al (futuro) governo, è miserrimo. Le NU non sono state in grado di contare i combattenti, di garantire la loro permanenza nei campi (costati fior di quattrini), di evitare violenze, torture e incarceramenti nei campi stessi, né, durante il conflitto, di porsi come seria forze di mediazione. Il solito disastro che s’accompagna all’incapacità attuale di rifornire le regioni in carestia (malgrado aerei, elicotteri, camion e benzina riservata (spesso venduta al mercato nero) e, a quella storica, di implementare progetti sostenibili e utili per le comunità e premere perché gli aiuti fossero gestiti senza corruzione, nepotismo e inefficienza dai governi nepalesi.
Tragicamente gran parte delle INGO, per rastrellare fondi o per mera incapacità, hanno dovuto seguire pratiche, e metodologie simili.
Il risultato è stato lo spreco di fondi, opportunità e una gran confusione. Segnala uno studioso nepalese riguardo a questa ideona dei DDR “Given the wide array of formulas (which at times overlap) and the involvement of innumerable national and international entities, the post conflict recovery process has become a hodgepodge affair. There seems to be a lack of a coherent and comprehensive post conflict recovery formula. And neither is there a clearly defined continuum. Compounding these deficiencies is the lack of coordination amongst the various entities involved in the recovery process. Inevitably, the recovery process has become an agglomeration of disjointed processes”
La cosa più triste della vicenda è che, nella cooperazione internazionale, si continua ad esportare e a imporre (con i soldi) la parte peggiore (e spesso la gente peggiore) dei modelli di gestione occidentali cioè la consorteria, corruzione, inettitudine e nepotismo di gran parte dei sistemi statali. I beneficiari se ne stanno zitti, ne approfittano, per prendere prebende personali e di gruppo.
Del resto, questi modelli, sono espressione di una parte della società occidentale dove è dominante forma e ipocrisia, cioè fingere e raccontare frottole per sembrare quello che non si è ma quello che gli altri vorrebbero. Ciò funziona per essere integrati socialmente, mantenere o rafforzare il potere, vendere se stessi, progetti politici, incapacità. E, a volte tragicamente, per accettare e stessi.
Le grandi bugie dei capi di stato sull’Iraq, lo sbandieramento dei diritti umani dove fa comodo, il disinteresse per la semina di corruzione e malgoverno nei paesi poveri, l’ipocrito (dis)intere
sse sulle grandi catastrofi umanitarie, e la lista degli esempi globali è lunga.
Per la gente comune in occidente tanti diritti (giustizia, sanità, pari opportunità, etica, sostanza) sono meri proclami e i nuovi missionari (burocrati e perdigiorno) vogliono predicarli nei paesi poveri.
Insomma (vedi post il mondo s’appiatisce) si tenta di esportare il peggio della civiltà occidentale cioè formalità e finzioni.
Magari in posti come il Nepal dove ancora resistono valori ed etiche diverse, più vere sia individuali che collettive e dove i limiti propri e del sistema sono accettati, criticati ma non mascherati.
Questa percezione di vivere in un mondo più reale è, per me la stessa, che per un animale fra vivere in uno zoo (nutrito ma in prigione) o in una riserva naturale (un po’ finta ma libera)
Per questo intravedo più spiragli in Oriente che in Occidente e , come commenta l’Anonimo è “bello riuscire a parlare di “spiragli” anche in un momento come questo per questo paese. la forza della “possibilita” resiste… “

Non basta al Nepal dove, nei distretti occidentali, s’aggrava la normale mancanza di cibo. Il blocco dei trasporti rende complicati gli approvvigionamenti, anche nella capitale (ormai l’inflazione supera il 12%). E i giovani fuggono, oltre 215.000 migranti negli ultimi 11 mesi con una crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso del 2


Questa situazione rischia di ributtare milioni di persone sotto la soglia di povertà e di annullare i progressi compiuti nell’ultimo decennio per ridurre la denutrizione e i problemi sanitari connessi.
Due dovrebbero essere i principali protagonisti per contrastare questa situazione di progressivo insabbiamento del paese ma entrambi sono allo sbando. La classe politica incapace di formare un governo e decidere iniziative; le NU, stato nello stato, (che ricordiamo buttano in Nepal l’equivalente di USD 100 procapite annuo, gestito da oltre 3000 funzionari) che annaspano come sempre.

All’interno sono state creati progetti quasi mistici come la Re-orientation,” is the newest terminology introduced in this framework. It is designed to be a cathartic process which would aim to mentally detach the former combatants from the violent mind set.
In sintesi questo DDR vorrebbe, teoricamente, rimettere in sesto e in movimento il paese dopo il conflitto. Il pulpito da cui viene questa predica, alla gente e al (futuro) governo, è miserrimo. Le NU non sono state in grado di contare i combattenti, di garantire la loro permanenza nei campi (costati fior di quattrini), di evitare violenze, torture e incarceramenti nei campi stessi, né, durante il conflitto, di porsi come seria forze di mediazione. Il solito disastro che s’accompagna all’incapacità attuale di rifornire le regioni in carestia (malgrado aerei, elicotteri, camion e benzina riservata (spesso venduta al mercato nero) e, a quella storica, di implementare progetti sostenibili e utili per le comunità e premere perché gli aiuti fossero gestiti senza corruzione, nepotismo e inefficienza dai governi nepalesi.

Tragicamente gran parte delle INGO, per rastrellare fondi o per mera incapacità, hanno dovuto seguire pratiche, e metodologie simili.
Il risultato è stato lo spreco di fondi, opportunità e una gran confusione. Segnala uno studioso nepalese riguardo a questa ideona dei DDR “Given the wide array of formulas (which at times overlap) and the involvement of innumerable national and international entities, the post conflict recovery process has become a hodgepodge affair. There seems to be a lack of a coherent and comprehensive post conflict recovery formula. And neither is there a clearly defined continuum. Compounding these deficiencies is the lack of coordination amongst the various entities involved in the recovery process. Inevitably, the recovery process has become an agglomeration of disjointed processes”
La cosa più triste della vicenda è che, nella cooperazione internazionale, si continua ad esportare e a imporre (con i soldi) la parte peggiore (e spesso la gente peggiore) dei modelli di gestione occidentali cioè la consorteria, corruzione, inettitudine e nepotismo di gran parte dei sistemi statali. I beneficiari se ne stanno zitti, ne approfittano, per prendere prebende personali e di gruppo.
Del resto, questi modelli, sono espressione di una parte della società occidentale dove è dominante forma e ipocrisia, cioè fingere e raccontare frottole per sembrare quello che non si è ma quello che gli altri vorrebbero. Ciò funziona per essere integrati socialmente, mantenere o rafforzare il potere, vendere se stessi, progetti politici, incapacità. E, a volte tragicamente, per accettare e stessi.
Le grandi bugie dei capi di stato sull’Iraq, lo sbandieramento dei diritti umani dove fa comodo, il disinteresse per la semina di corruzione e malgoverno nei paesi poveri, l’ipocrito (dis)intere

Per la gente comune in occidente tanti diritti (giustizia, sanità, pari opportunità, etica, sostanza) sono meri proclami e i nuovi missionari (burocrati e perdigiorno) vogliono predicarli nei paesi poveri.
Insomma (vedi post il mondo s’appiatisce) si tenta di esportare il peggio della civiltà occidentale cioè formalità e finzioni.
Magari in posti come il Nepal dove ancora resistono valori ed etiche diverse, più vere sia individuali che collettive e dove i limiti propri e del sistema sono accettati, criticati ma non mascherati.
Questa percezione di vivere in un mondo più reale è, per me la stessa, che per un animale fra vivere in uno zoo (nutrito ma in prigione) o in una riserva naturale (un po’ finta ma libera)
Per questo intravedo più spiragli in Oriente che in Occidente e , come commenta l’Anonimo è “bello riuscire a parlare di “spiragli” anche in un momento come questo per questo paese. la forza della “possibilita” resiste… “