Nel Timal (Thimal) abbiamo lavorato per anni costruendo scuole, asili, mobilitando le comunità per elettrificare la regione.
E’ stato un gran piacere fuggire dal caos e dall’inquinamento di Kathmandu per vivere a Thulo Parsel, Chapakori, Narayansthan, Meche, alcuni dei villaggi della zona.
Non c’è elettricità, acqua corrente e le case sono tutte in argilla e pietre, a due piani con il focolare separato. Così era tutto il Nepal (anche gran parte di Kathmandu) fino a qualche decennio orsono. Per raggiungere il Timal bisogna superare Dhulikel (poco più di un ora da Kathmandu) e salire per strade sterrate fino a Narayanstahn Chapakori e Meche allungate sul crinale della collina o Thulo, Bolde posate sulle pendici della stessa collina.
Il Distretto è quello di Kavre e qui siamo nel lembo più orientale e dimenticato.
I Tamang, portatori e agricoltori, sono l’etnia dominante ma comunità di Dalit sono presenti, in gruppi di case isolate in tutti i villaggi.
Sotto l’alta collina su cui sono posati i villaggi scorre il Sun Kosi, il fiume che secondo la leggenda portava polvere d’oro dal Tibet. Intorno al fiume pascolano i bufali, nelle uniche zone pianeggianti. Nelle spiagge di sabbia bianca, ogni tanto, compare qualche pescatore che riesce a beccare rari pesciolini, poi fritti insieme alla polenta (dido), unico cibo locale.
Lo sfondo, visibile solo dai villaggi più alti, è il gruppo del Ganesh Himal fra cui spuntano le cime del Gauriskankar, Langtang, Dorje Lapka.
Non c’è altro, se non tanti bambini che giocano fra le case sparse fra le terrazze di mais, arate con vecchissimi strumenti, qualche povero Gompa buddhista che ospita le funzioni e le preghiere della fede timidamente praticata. Pochi i giovani che preferiscono cercare fortuna a Kathmandu. Durante la stagione autunnale, quando i campi devono attendere, anche tante famiglie si spostano nella capitale, donne bambini compresi, per lavorare nelle fabbriche di mattoni intorno a Bakthapur. Un tempo, quando tutto era meno organizzato, gli uomini facevano i portatori, le guide e i cuochi nei trekking. Saila, Salam, Dhanbadhur sono nomi per me famigliari perché con queste persone abbiamo camminato per giorni, scherzato e faticato per tutto il Nepal.
Persone gentili, ospitali e curiose con cui è piacevole parlare e lavorare. Quando costruivamo una scuola o incontravamo le comunità per spiegare e condividere un progetto si sentiva crescere una speranza e la volontà, comune, di concretizzarla. Questo entusiamo e partecipazione di contadini e manovali si trasmetteva anche ai cittadini di Kathmandu: i medici (per visitare e distribuire medicine), i docenti universitari (per aumentare le capacità di gestione di insegnanti e Comitati Scolastici), i funzionari della NEA (per costituire la cooperativa che porterà l’elettricità nella regione).
Oggi che questo lavoro (per la cialtronaggine e incompetenza dell’organizzazione italiana che finanziava i progetti) si è fermato. rimane, comunque, un grande risultato: tutti abbiamo compreso che, impegno, partecipazione, coinvolgimento, possono moltiplicare i risultati e creare condizioni permanenti di miglioramento sociale e personale.
Per queste esperienze e rapporti consiglio a chi vuole vedere un Nepal diverso, questo trekking fra i villaggi, che può essere un alternativa interessante e un modo per portare risorse a un area remota e povera.
I trekking tradizionali sono diventati, pur nella estrema bellezza della natura, quasi dei villaggi turistici. La strada che nell’Annapurna sta arrivando a Jomosom annulla il fascino della conquista e completa le troppe comodità fornite dalle lodges a 5 stelle lungo il percorso. Identico il discorso dell’area dell’Everest sempre affollata e dove ormai la montagna (un tempo sacra) è una posto per guiness e marketing: lo scalatore più anziano (Min Bahadur Sherchan, 76 anni), record di spedizioni nello stesso giorno (86 alpinisti il 22 maggio), la ‘First Inclusive Women Sagarmatha Expedition (prima spedizione di sole donne nepalesi), la prima madre e figlia (l’austrialiana Cheryl Bart la 23 enne figlia Nikii). Per festeggiare questa messe di records nel 2008 è stato fissato il the International Everest Day (29 maggio) per celebrare la conquista della montagna da parte di Hillary and Tenzing nel 1953.
Con tutto questo movimento è meglio ritirarsi in qualche posto più tranquillo, vero e meno sfruttato dal marketing, il Timal potrebbe essere il luogo.