mondo piatto



L’Authority sulla Privacy ha deciso di nascondere i dati sui redditi, evitando così confronti fra quelli della gente comune impegnata a far quadrare il bilancio e la grande cocca oligarchica (politici, pensionati della Corte Costituzionale e degli altri apparati statali, managers finanziati dalle tasse, imprenditori aiutati dalla politica, etc.). Proteggere i potenti (ricchi) sembra essere lo scopo principale delle inutili Authorities: quella sui prezzi (le mele italiane costano più a Milano che a Francoforte), antitrust (i petrolieri aumentano in sincronia i prezzi della benzina), editoria (canone TV, concentrazione testate), energia (aumenti costanti ei prezzi e nessuna riduzione dell’IVA sul gas e sulla bolletta elettrica), privacy (i ricchi vanno protetti nelle loro ville dalle foto, i poveracci hanno sotto casa orde di giornalisti).
uomo

Berlusconi (il Liberista) vuole nazionalizzare l’inutile Alitalia, i sindacati applaudono e si riconferma un’altra consorteria acchiappavoti e potere: lo scarico dei costi sui cittadini. Già oppressi dall’aumento dei prezzi, salari e stipendi fermi e, in generale, da un Azienda paese diretta da cialtroni.

A questo punto cosa differenzia, nella sostanza,  il comune cittadino italiano rispetto a quello di un abitante del terzo mondo? Quali diritti sostanziali in più abbiamo garantiti? Che cosa differenzia il sistema di potere autopreservante (fatto da politici, grandi imprenditori, burocrati, magistratura, giornalisti) che si gode i diritti sostanziali lasciando ai cittadini ipocriti diritti formali (voto senza preferenza, giustizia dis\uguale per tutti, diritti alla salute negati nella prassi, pensioni insufficienti, tutele sociali nulle)? Quanto questa gente sta approfittando, senza governarla, della globalizzazione per i propri interessi e quelli del proprio gruppo?

Gli stessi problemi se li pongono a New York come a Phnom Penh i milioni di cittadini che, in forme diverse, più o meno drammatiche sono esclusi dai diritti sostanziali.

 Il mondo si è appiattito con la globalizzazione e sempre di più i paesi del primo mondo assomigliano a quelli del terzo. Il secondo è sparito. In tutte le città sari, kurta, caffettani colorati si mischiano con vestiti grigi e cravatta. I centri commerciali ai simil-suk, i trasfertisti della Western Union alle banche internazionali, impiegati a portatori.

Il divario fra i ricchi e i poveri s’allarga ovunque, i ricchi (in Italia come in Burkina Faso) possono comprarsi tutti i diritti. Per la salute, le cliniche private o i viaggi all’estero; per la giustizia in occidente basta affittare schiere di avvocati o, come per gli arbitri di calcio, contare sulla soggezione al potere; in Burkina Faso l’operazione è più diretta, si compra un giudice o qualche poliziotto. In Burkina Faso (ma può essere il Nepal, la Cina, o l’Ecuador chi ha i soldi non ha problemi si sicurezza, basta affittare guardiani armati o avere ville super-protette.

La sintesi, per i cittadini normali (o comuni) nel mondo,  è semplice: chi non ha soldi, non conta nulla; nessun diritto economico è stato creato per proteggerlo anzi le ideologie (consumismo) e i valori dominanti (sei ciò che hai) lo fanno sentire anche uno stronzo,  se povero (o mezzo povero).

La grande ipocrisia dei diritti umani, sociali e politici ottocenteschi è, oggi, sbandierata (a Myanmar il boicottaggio economico, alla Cina Sarkosi che non và in tribuna) e strumentalizzata per giustificare qualsiasi atto (economico, politico, militare);  come una volta la diffusione della Fede.

 La globalizzazione, inevitabile ma, non governata, sta disegnando un mondo in cui i nuovi impiegati di New Dheli o di Shangai (figli magari di contadini che sopravvivevano coltivando un campo e qualche gallina) sono simili agli impiegati di Londra o Milano, infilati in palazzoni, con un reddito sufficiente a fare qualche acquisto superfluo. Fra qualche anno non vi sarà differenza fra quanto guadagna un impiegato o un operaio in India e uno negli USA, ma identici saranno i  problemi per sopravvivere con dignità.

Già oggi, per i lavori più umili,  la differenza fra un operaio edile in nero di Milano e quello del suo omologo di Kathmandu (a parità di potere d’acquisto) è minima.

 Le persone si muovono, la gente fugge dai villaggi, abbandona i campi e l’agricoltura (che senza gli investimenti dei governi è rimasta di sopravvivenza) per arruolarsi nei battaglioni dei nuovi schiavi, mentre in Europa continuiamo ad avere le quote agricole, negli USA le sovvenzioni per coltivare meno. Intanto manca il riso (e altri prodotti alimentari di base). E la produzione di riso continua a calare e sempre più paesi sono non auto sufficienti dal punto di vista alimentare (come aveva previsto un rapporto del 1995): http://www.larouchepub.com/other/1995/2249_import_dependency.html

I capitali volano, da una borsa all’altra alla ricerca del profitto, quote s’infilano nelle tasche di pochi potenti in ogni paese ma nessuno è in grado di fermarli su investimenti a lungo termine agricoltura, risorse idriche ed energetiche. FMI, Banca Mondiale, sistema delle NU, in forme e modi diversi, hanno favorito l’ingovernabilità dell’inevitabile globalizzazione.

Condolence Rice dice “‘growing Indian and Chinese appetite is contributing to the global food crisis’  meglio che, come prima, morissero di fame. L’Alitalia è niente e questa gente ci governa.

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