Italy deploys troops, titolano (per fortuna in piccolo) I giornali Nepalesi. Italian authorities on Monday deployed 3,000 troops into major cities and sensitive zones in a controversial move to boost security.
Cosa sta succedendo si domandano gli amici nepalesi (abituati a ogni genere di disordine), c’è la guerriglia maoista anche da voi, I mujhaddin hanno attaccato il Vaticano, bande di dacoit (banditi) assaltano I bus come da noi nel Terai, gli studenti bloccano le città come da mesi accade a Kathmandu.
La risposta è imbarazzante, non sta succedendo niente, anzi tutti sono al mare in ferie.
Però non bastavano polizia di stato, carabinieri, guardia costiera, finanza, polizia forestale, polizia provinciale, municipale, regionale per assicurare l’ordine. Servono le pattuglie dell’esercito ma, siccome da sole non conoscono la strada, devono essere accompagnate da qualche altro tutore dell’ordine.
Vanna Marchi rimane dunque, il riferimento strategico, per i nostri politici, se la gente comprava acqua e sale per curare tutti i mali comprerà anche la “nuova politica per la sicurezza”.
Lo scrittore d’origine indiana Suketu Metha (Maximum City, su Mumbai e l’India) dopo due anni passati a Mumbai decise di tornare a New York, dove aveva da sempre vissuto, “ciò che ho trovato a Bombay è la libertà. La scelta di vivere la vita non ingombra di minuzie. Sopravvivere in un paese moderno significa vedersela con un enorme quantità di carta. Chi riesce a stare in cima al mucchio di carta vince.
Io aggiungerei che vince anche chi riesce a vivere nella sacra trimurti (finzione, forma e ipocrisia) e nella dea della semplificazione, tutte divinità di cui i politici e aggregati sono i grandi sacerdoti.
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