linee fragili

Mentre a Kathmandu tutti attendono un qualche segnale di vita dal nuovo governo e nessuno, per ora, protesta contro lo stato di abbandono dello stato (benzina, gas, sanità, luce elettrica, traffico, monumenti, etc.), nella benestante Thailandia continuano le proteste. Se i tailandesi avessero gli stessi problemi del Nepal avrebbero già assaltato i ministeri in-competenti per farsi giustizia. In Nepal invece si combatte fra poveri, vandalizzati gli ospedali e picchiati i medici per la malasanità, i venditori di gas per la penuria, gli autisti dei minibus per l’aumento delle tariffe.I comunisti moderati (UML) finalmente entrano nel governo ma nessuno più parla della stesura della nuova costituzione. L’Assemblea Nazionale avrebbe due anni per redigerla (di cui 6 mesi già passati). Aiuti sparsi e disorganizzati raggiungono solo parzialmente le zone indondate dal fiume Kosi.

Mentre si legge, con orrore, che l’Encefalite Giapponese (una specie di meningite trasmessa da particolari zanzare) si è estesa dai villaggi dimenticati del Terai a Kathmandu. Circa 50 casi segnalati negli ospedali cittadini con vittime i soggetti più deboli: vecchi e bambini.

Le cause, inquinamento, migrazione, etc. Ma l’UNICEF aveva stanziato nell’anno fiscale 2006-2007 circa 130.000 euro (la metà dello stipendio annuo di un medio funzionario dell’organizzazione) per una vaccinazione di massa, purtroppo l’azienda da cui si dovevano comprare i vaccini non rispettava le Good Manufacturing Practices stabilite dalle NU e, dunque, non si è fatto niente. Lo stesso nel 2006 “the government failed to conduct vaccination programm on time” scrive il Kathmandu Post del 21 agosto 2008 in un articolo sulla questione..

Il ministro della sanità è diventato presidente del Nepal e i somari delle NU che foraggiano per il 50% il ministero della sanità Nepalese e, dunque, dovrebbero controllarlo e attivarlo (la famosa good governance) sono ancora al loro posto pagati dalle tasse dei contribuenti.

Meglio tornare a Bangkok dove migliaia di manifestanti, occhiali da sole firmati (falsi), magliette modaiole, cartelloni ben stampati al computer, hanno rinnovato la richiesta al Primo Ministro Samak di andarsene. Lui non ci sente, come la Gran Bretagna che ha rifiutato l’estradizione del ricchissimo ex primo ministro Thaksin, accusato di corruzione e proprietario di una squadra di calcio inglese.

Sono tre mesi che i tailandesi manifestano (qualche centinaio gli arresti) in modo pacifico impedendo l’accesso alla sede del governo (Government House) nel centro della capitale. Un gruppo di duecento poliziotti è rimasto bloccato nel compund senza cibo.

Si profila la minaccia d’arresto per i leader del People Alliance for Democracy (PAD) che accusano il PM di proteggere Thaksin e di volere la repubblica. Si profila anche, come già accaduto, un colpo di stato morbido della forze armate (cioè monarchia) per far dimettere (stile il pakistano Musharraff), gentilmente alla tailandese, il controverso PM, del resto anche per la prospera Thailandia qualche problema economico sta affiorando.

Oltre Nepal e Thailandia la linea di fragilità passa per il Pakistan, Bangladhes (dove opera un governo non eletto), Birmania, Sri Lanka (in eterno conflitto).

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