Tutti a tavola, con FAO e ONLUS

mozambicoPoche chiacchiere sull’abituale Report della FAO sull’aumento della fame nel mondo, ne fanno già tante loro. Un dato spicca: tra il 2005 e il 2007 si è compiuto ‘the bigger jump’, il più grande salto in avanti del numero degli affamati: 75 milioni di persone in più, la maggioranza dei quali si trovano nei Paesi in via di sviluppo (121 milioni in più dal 1990). In tutto 1 miliardo di esseri umani.
Il 2008 ha aggiunto, grazie a hedge found e futures e il relativo e ingovernato (da politica e organizzazioni internazionali) balzo dei prezzi delle materie prime alimentari,  l’arruolamento nell’esercito degli affamati di altre 40 milioni di persone. Il dato nuovo è che nel progressivo appiattimento (in basso) delle condizioni di vita nel mondo, la fame inizia a comparire come problema anche nei paesi “ricchi” (stimate 63 milioni di persone).
Il Rapporto dice poco altro se non sancire il fallimento della FAO (50 anni d’interventi) con il drammatico dato della crescita degli affamati (oltre il 35% della popolazione) in DRC (Congo in cui si sta, ancora una volta impastando l’industria pubblica e privata dell’assistenza), Eritrea, Burundi, Sierra Leone, Ethiopia, Angola, Zimbabwe, Zambia, Central African Republic, Rwanda, Chad, Liberia, Mozambique, Togo, Madagascar and Tanzania. In India, malgrado tutto, è concentrato il 20% degli affamati mondiali. Alla faccia dei MDGs (Millennium Development Goals).
Nel 1992, in Nepal c’erano 3,5 milioni di persone sottonutrite, oggi le persone cronicamente affamate sono più di 5 milioni, cioè circa il 25% della popolazione (specie donne e bambini) non hanno le calorie minime necessarie per combattere le malattie, studiare, lavorare. I Distretti in cui vi è cronica carenza cambogia1alimentare sono passati a 45 su 77.
Il Rapporto si dilunga sulle cause della crescita della disperazione; segnala che l’aumento dei prezzi (rientrato solo del 50% dal picco d’inizio 2008) rimane al 28% superiore rispetto al 2006 (FAO Food Price Index), e che i contadini abbandonano la terra perché non ce la fanno a sostenere i costi, crescenti, delle sementi, dell’irrigazione, dei macchinari per lavorarla; in assenza d’interventi di sostegno da parte dei governi, foraggiati dalla FAO.
Fenomeni che sanno tutti da anni, basta girare per i villaggi dell’Africa o dell’Asia o leggere i giornali. “Hundreds of debt-ridden farmers have committed suicide in Maharashtra over the last few years. In spite of many relief packages announced by the Centre and state governments, suicides are continuing, scriveva il Times of India il 2610 2006. As many as 4,850 farmers have committed suicide during the four-year, solo nello stato indiano del Maharashtra dal 2004 to 2008,  scriveva sempre il Times of India (31102208).
I dati del Report non fanno che confermare l’inutilità e lo spreco di denaro pubblico rappresentato dalla FAO, un’autentica zavorra (per i costi e l’efficacia degli interventi) sui poveri del pianeta.
Il Direttore Jaques Diouf è inamovibile dal 1994 e nel 2005 fu l’unico candidato a presentarsi. Il 70% del personale è stabile a Roma con stipendi che per segretarie e nuovi assunti variano dai euro 65.000 ai 73.000 (netti annui) più caterve di benefits, 1600 dipendenti sono inquadrati come dirigenti direttore-fao-jaques-diouf(guadagnando il doppio).
Nel 2007, un Auditing (nei docs per chi vuole leggerlo) fatto da un gruppo di esperti indipendenti segnalava questi problemi, carenza di efficacia negli interventi e, un generale, mismanagement dei fondi (ma tutti se ne sono fregati). Il budget è di 784 milioni di dollari; 41 vanno all’ufficio di presidenza; 33 ai coordinamenti, decentralizzazioni ed uffici legali;17 alla comunicazione; 31 alla tecnologia; e solo 60 alla sicurezza alimentare; 29 alle politiche dell’alimentazione e l’agricoltura; e 12 alle iniziative contro la fame e la povertà.
E’ rimasto famoso il menù del vertice Fao di Roma, quando fra una discussione sulla fame in Ruanda, sulla desertificazione in Mauritania, fra uno shopping in Via Veneto, l’unico accordo concreto, preso dai delegati, sull’alimentazione fu preso per il menù così composto Foie gras su toast con kiwi/ Aragosta in vinaigrette /Filetto d’anatra con le olive /Verdure di stagione / Composta di frutta alla vaniglia / Vol au vent con mais e mozzarella/ Pasta con crema di zucca e gamberetti /Vitello alle olive con pomodorini e basilico /Macedonia di frutta con gelato alla vaniglia / Orvieto Classico Poggio Calvelli 2005.
tutti-a-tavolaIn questo contesto, l’ ONLUSONG al centro della nostra inchiestina, riesce sempre a distinguersi. Nell’ambito delle attività per raccogliere e mantenere sostenitori per i bambini del Mozambico, Cambogia, Nepal e Zambia spende un bel po’ di soldi (dei bambini sostenuti) per un regalo (distribuito in 20.000 esemplari e chiramente prodotto in Italia), la cui utilità è zero (un segnaposti). Lo splendido regalo ha un invito, non sò se diretto ai bambini beneficiari o ai dirigenti dell’organizzazione: TUTTI A TAVOLA.

N.B.: Non è uno scherzo, ci sono anche le spiegazioni.

4 risposte a “Tutti a tavola, con FAO e ONLUS

  1. Pingback: Millennium Development Goals: l’industria dell’assistenza perde i pezzi « Crespi Enrico from Nepal (and Asia)·

  2. Vorrei riprendere alcune tue osservazioni sulla cooperazione internazionale & co sul prossimo numero del bollettino mensile “Ho un sogno” che sarà dedicato al tema. E’ il bollettino della mia associazione, è gratuito, arriva a 750 persone, in prevalenza in Friuli.
    Naturalemente citando la fonte.
    Saluti e grazie per il tuo lavoro.
    Roberto

  3. Ciao Roberto
    ti ringrazio e, ovviamente, mi fai contento. Segnalami se il vostro bollettino è sul web per richiamarlo nel blog.
    ciao

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