Se la ridono, in India, del minicomputer da 10 dollari (500 rupie) tanto pubblicizzato e inventato dal Vellore Institute of Technology, Indian Institute of Science, Bangalore, IIT-Madras, UGC University Grants Commission) e MHRD (Ministry of Human Resource Development). Il Times of India titola oggi Govt’s much-awaited $10 laptop turns out be a joke.
Il giochetto non ha niente a che fare con un laptop ma è una cd. computer device con poca memoria e un video che fa perdere diottrie agli utilizzatori.
Il governo indiano, promotore dell’iniziativa, stà già facendo una imbarazzata retromarcia dicendo che questo è un primo passo diretto a colmare il divario digitale fra ricchi e poveri, città e campagne. Nel giocattolo, 2 GB di memoria, è stato copiato il portale educativo gestito dal ministero dell’educazione Sakshat, già di per sé essenziale.
Qualcosa di simile ogni tanto accade anche in Nepal quando qualche turista della cooperazione s’inventa stravaganti progetti senza futuro né sostenibilità. E’ il caso della superfinanziata Nepal Open Learning che ha iniziato a dispensare in alcune scuole di Kathmandu una specie di laptop lanciato da Nichols Negroponte in una strombazzata campagna mondiale One-laptop-per-child (OLPC). Il costo dello strumento USD 100, non è poco per un giocattolo nei paesi poveri e rappresenta il 20% del reddito procapite di un nepalese.
Strumenti che hanno dimostrato la loro inutilità e che, specie nel caso nepalese, hanno destato sospetti per lo sfruttamento commerciale di un presunto progetto umanitario. C’è chi dice che l’iniziativa di Negroponte sia diretta a propagandare il suo sistema operativo I hate Windows as much as anyone (and more than most) but does this not kind of lay bare a really unpleasant truth about the OLPC project — namely that it was never about education or poverty or helping kids and was, rather, all about a bunch of amateur techies trying to prove that they could make a better computer than Microsoft and Intel?
La cosa certa è che entrambi i progetti latitano di buonsenso. Molti hanno ricordato che la maggior parte dei villaggi non ha elettricità né alcun collegamento ad internet <(c’è un idea adesso di un satellite finanziato da Israele). Anche fornire un vero computer alle scuole sarebbe insufficiente senza un preventivo e lungo lavoro di sensibilizzazione e formazione sul suo utilizzo. Chi lavora nelle aree rurali ricorda che vi è un analfabetismo (per la lingua nazionale) del 40%, che su 100 studenti iscritti al primo anno della scuola primaria solo 30 finiscono il primo ciclo, che l’inglese (con cui lavorano i sistemi operativi) non è parlato né dagli insegnanti nè dagli studenti e che, in molte aree mancano banchi, libri, quaderni, penne e insegnanti e anche scuole decenti.
Dove lavoravamo noi a Kavre (ma il fenomeno è diffuso in tutta l’Asia) i bambini parlavano la lingua locale (il Tamang) e impiegavano anni per imparare il nepalese. Certo se questi progettini, come l’ OLPC fatto in Nepal, si limita a spedire qualche turista nelle scuole di Kathmandu e a regalare dei giocattolini colorati, niente di male, ma spacciarlo come cosa utile è un’altra cosa.
A Kathmandu i bambini più fortunati (cioè iscritti nelle scuole migliori (dove opera OLPC) possono accedere senza difficoltà a computers veri, per la maggioranza i problemi sono gli stessi delle aree rurali. Le priorità nei sistemi educativi indiano e nepalese sono altre e lì dovrebbero concentrarsi attenzione, risorse ed energie Per farsi un po’ di pubblicità basterebbe regalare qualche computers vero agli istituti universitari pubblici tecnici e scientifici dove non hanno neanche le lavagne.
Comunque, almeno in Nepal dove qualcosa è arrivato, tutti contenti (insegnati, autorità scolastiche) quando viene regalato qualcosa senza impegno né lavoro.
Qualche anno fa distribuimmo in molte scuole un kit regalatoci da UNICEF contenente dizionari, libri per gli insegnanti, vocabolari e diverso materiale didattico per rendere più interessanti le lezioni. Avevamo visto che qualche mese prima analogo materiale distribuito in villaggi vicini da Save the Children per gli asili era diventato cibo per i topi, perchè nessuno aveva seguito gli insegnanti nella sua utilizzazione.
Noi cercammo di coinvolgere gli insegnanti (già generalmente scazzati per i bassi salari e l’assenza di motivazioni e formazione) nell’utilizzo del kit, fare training sul materiale, lavorare insieme per migliorare la qualità dell’insegnamento e, dunque, il loro lavoro. A qualcosa servì.
http://www.earthtimes.org/articles/show/254193,prominent-nepalese-journalist-arrested-for-terrorism-links.html
Saluti.
Enzo
Enzo mi segnala una storia ancora poco chiara (anche se la polizia dichiara di avere le prove) e ha effettuato diversi arresti fra cui quello di un giornalista nepalese che avrebbe fatto da tramite (traendo profitto) fra imprenditori sottoposti a estorsioni e un gruppo terroristico sconosciuto Ranabir Sena (forse composto semplicemente da mafiosi dei banditi comuni). Gruppo che si richiama all’integralismo hindu e sospettato di aver compiuto gli attentati nei mesi scorsi all’aereoporto e in altri luoghi di Kathmandu (piccole bombe carta).
Il giovane giornalista Rishi Dhamala è abbastanza noto a Kathmandu, fondatore del Reporter’s Club (che alcuni sospettano finanziato dall’India); è un pò il Paolini (quello sempre dietro le TV) del Nepal. Il suo presenzialismo e arrampicamento ha infastitido molti. Non mi sorprenderei che tutto l’aspetto politico (difesa dell’induismo, dei Madeshi, del Terai, etc.) sia solo una finta per intascarsi dei soldi tramite ricatti ad imprenditori.