Fino al 1918 non c’erano scuole in Nepal, i Rana (i principi despoti che governarono il Nepal fino agli anni ’50) non le ritenevano necessarie, come ogni altro servizio per il popolo. I ricchi se ne andavano i n India o in Europa a studiare . Un Rana “illuminato” (Chandra Samsher) creò la prime scuola pubblica ma pur sempre riservate alle elites a Kathmandu. Ancora esistono le costruzioni bianche nel centro di Kathmandu vicino a Rani Pokhari, il Tri-Chandra College . Gli insegnanti erano indiani, gli studenti poche decine. Prima solo i figli dei numerosi Rana (comunque qualche centinaia) potevano frequentare la Durbar High School e ricevere un educazione inglese. Monasteri, ashram, guthi, insegnavano ai bambini delle caste alte il sanscrito e il Dharma.
Poi nel 1949 salì a Kathmandu, a piedi dal Terai, il gesuita Marshall Moran che fondò il St Xavier’s College che divenne la scuola migliore del Nepal e finì per accogliere 1700 studenti (dalle primarie al college) e rappresentare un esempio di qualità e organizzazione educativa.
Fr. Moran fu il primo gesuita che entrò in Nepal dai tempi dei missionari marchigiani del 1700 ma contrariamente a loro, né lui né quelli che lo seguirono, tentarono mai di fare i predicatori. La legge nepalese lo vieta ma, contrariamente ai fondamentalisti cristiani protestanti alcuni dei quali furono arrestati, nessun problema sorse con gli astuti gesuiti. Il college formò i ricchi di Kathmandu ma accolse anche qualche poveraccio con le borse di studio. Il pacifico e serenosacerdote americano divenne un istituzione fra i pochissimi occidentali che vivevano nella capitale e fu l’unico che, grazie alla sua passione di radioamatore, informava il mondo sul Nepal sbarrato fino ai primi anni’60.
Fr. Moran salì in Nepal dalle missioni di Patna su richiesta di uno degli ultimi e migliori esponenti della dinastia, il primo ministro Mohan Shumsher Jung Bahadur Rana (lo stesso che accolse lo studioso italiano Giuseppe Tucci e altri scholars europei). Moran fu il primo occidentale che ottenne la cittadinanza nepalese nel 1956, visse sempre a Kathmandu e morì a Delhi nel 1992.
La scuola ha rafforzato negli anni il suo prestigio, come altri analoghi in India, i gesuiti (molti oggi provenienti dal Kerala e Orissa) sono riusciti ad espandere le loro attività e i cattolici nepalesi sono, oggi, qualche migliaia . Anch’io ho collaborato per alcuni progetti educativi dedicati a bambini Chepang con diversi missionari cattolici e ho trovato poco fervore missionario e tanto impegno verso le persone.
Ieri il College è stato chiuso a tempo indeterminato dopo continue proteste degli insegnanti della una nuova sigla sindacale Nepal Institutional School Teachers’ Union – began a dharna (blocco) in front of the school gate in Jawalakhel, near the zoo, forcing the school authorities to shut down the school indefinitely. The union has 12 demands, which include more pay and less working hours. Riportano i giornali.
La scuola è un istituzione nel campo educativo, sempre aperta anche durante il conflitto, la sua chiusura è simbolica e ha segnato, per molti kathmanduties, un altro passaggio negativo per la situazione del paese.
Per rimanere nel campo educativo non è decollato (come è accaduto per quello sanitario) il progetto governativo diretto ad assicurare l’alfabetizzazione per tutti entro il 2011. Know letters, get literate
Mancano i libri di testo, problemi sulla selezione clientelare dei volontari da impiegare, mancanza di fondi come per la sanità (medicine gratis negli Health Post dei villaggi). Ogni tanto da anni, qualche governo, lancia l’idea, aggancia qualche donatore ma, dopo un pò di chiacchiere e workshops, tutto rimane sulla carta.
Il problema esiste dato l’elevato numero di drop-out dal ciclo scolastico, specie nei villaggi (su 100 studenti delle primarie solo 30 finiscono il ciclo secondario), per cui, secondo le ottimistiche statistiche, circa 8 milioni di nepalesi (30% della popolazione dai 15 ai 60 anni) sono ufficialmente analfabeti.
Ma, come spesso accade, i progetti partono dall’alto, dal centro invece che dalle comunità. Il solito errore importato dall’ industria dell’assistenza internazionale.
della formazione gesuitica non ho mai avuto una gran bella opinione. se penso al proselitismo orientale poi….mi si alza la pelle: Orissa e India in genere,o piú semplicemente Therai non hanno poi torto se a volte si “arrabbiano”.
non voglo generalizzare ma a volte capita di vedere associate la formazione cattolico-gesuitico-missionaria con la conversione ( non proprio spontanea) degli indú. Istruzione e formazione? si, anche ad alti livelli…ma lasciamo le coscienze in pace.