Buon segno dal Nepal: finisce la guerra di Tharu e musulmani

la moschea di kathmanduLa guerra dei Tharu è, forse, finita con gli ultimi scontri di ieri e le ultime due vittime, uccise dalla polizia impaurita. Guerra inutile nata da una decisione del governo poi ritirata come tante in questi mesi. Migliaia di persone bloccate sulle strade del Terai, convogli scortati dall’esercito per rifornire la Valle di Kathmandu come ai tempi peggiori del conflitto.
Il paese dei bhanda (scioperi, letteralmente chiusura) ha conosciuto nuove vette con il blocco anche dei risciò, delle biciclette e dei pedoni. Tutti soggetti che hanno sempre potuto circolare e che, nel caso dei risciò, hanno salvato tanti turisti dalla perdita del volo, quando nessun altro mezzo  poteva girare.
La soluzione del problema dei Tharu s’è risolta con il cambio da ‘Madhesh’ by ‘Terai-Madhesh’ in the interim constitution and other statutes including the controversial ordinance on reservations. Questo semplice cambiamento porterà, forse, a un generale rappacificamento fra i molti gruppi che abitano il Terai e una maggiore, teorica, rappresentanza di tutte le etnie nei posti pubblici. Il riconoscimento dei diversi gruppi etnici che formano la popolazione del Terai include anche i musulmani che avevano minacciato altre proteste.
In Nepal non hanno mai creato tensione, più poveri della media, vivono in massima parte nel Terai e sono d’origine indiana. Nell’ultimo decennio sono notevolmente aumentati anche a Kathmandu. Un tempo i soli musulmani erano i molti commercianti d’origine kashmira di tappeti, pietre, scatolette di carta pressata o i Chaurate che vendevano, in bicicletta,  i braccialetti di vetro; tant’è che la moschea di Bagh Bazar non più riesce a contenerli tutti. Donne in chador si vedono nelle strade di Kathmandu solo da qualche anno. Un gran corteo ha attraversato la Valle la scorsa settimana promosso dall’ United Muslim National Struggle Committee.
Si calcola che siano oltre 2,5 milioni (10% della popolazione) di cui il 97% concentrato nel Terai e, negli anni passati, apparentemente ben integrati. Qualche protesta durante l’ultimo Hajj (pellegrinaggio alla Mecca) quando chiesero, senza ottenerlo, un contributo del governo per il viaggio dopo l’aumento dei costi delle accomodations in Arabia Saudita passati da USD 300 a USD 800. Ma qualcosa è cambiato, negli ultimi anni, nella convivenza fra i diversi gruppi religiosi; la storica tolleranza dei nepalesi è stata spezzata dal conflitto e dai mutamenti sociali e culturali del paese. I segnali più brutti giunsero nel  settembre 2007 a Kapilavastu quando in due giorni di scontri fra hindu e musulmani morirono diverse persone.
Già prima violenza ingiustificata,  sorprendente e shoccante, anche per i nepalesi, furono i disordini del settembre 2004 quando migliaia di manifestanti (in gran parte giovani) assaltarono, a Kathmandu, la moschea e gli uffici della Quatar Airlines per protestare, irragionevolmente, per l’uccisione in Iraq di 12 lavoratori nepalesi ad opera di un gruppo islamico.
Questi avvenimenti vanno contro le statistiche che raccontano di una veloce integrazione, data anche da una crescita culturale dei musulmani nepalesi, una dei gruppi tradizionalmente più svantaggiati.
Negli anni passati (2004-2005) verificammo in diversi villaggi del Terai che il trend d’iscrizione alle scuole dei bambini musulmani aumentava più velocemente di quello di altre etnie (+12%), con particolare aumento (+16%) di quello delle bambine. A ciò s’aggiunge l’incredibile aumento delle Madrase (circa 300) e delle moschee (360) che forniscono educazione religiosa e assistenza. Gli indiani hanno denunciato che molte di queste sono finanziate dall’ISI (i servizi segreti pakistani) e sono centri di formazione per terroristi ma senza mai fornire prove. Nei distretti sud-orientali di Banke, Kapilbastu, Parsa and Rautahat, i musulmani sono oltre il 50% della popolazione. Maoisti e partiti Madhesi hanno raccolto la maggioranza dei loro voti nelle scorse elezioni.
Gli storici ricordano che le prime migrazioni massicce di musulmani avvennero in Nepal dopo l’Ammutinamento del 1857, quando gli inglesi massacrarono indiani di tutte le fedi. L’allora Primo Ministro nepalese (l’epico Jung Bahadur Rana) in uno degli abituali contorcimenti della politica estera nepalese, dette asilo alla Begum di Oudh e protezione ai musulmani; dopo aver mandato i Gurkha a combattere gli ammutinati.
Da allora agricoltori, piccoli commercianti, muratori, venditori di frutta hanno iniziato a stabilirsi nel Terai, spesso per sfuggire alle violenze religiose in India. Una migrazione, per certi versi sorpendente, se consideriamo che i musulmani, in base all’antico codice civile (Muluki Ain) erano considerati fuoricasta, privi di diritti civili e sottoposti a una monarchia, costituzionalmente, hindu (fino al 2007). Gli era, inoltre, vietato il proselitismo (come per i cristiani), la Sharia e il Tanaq (diritto maschile del divorzio verbale). Solo nel 1963 (con l’abolizione del Muluki Ain) sono stati riconosciuti, almeno formalmente, parità di diritti.
Oggi, è positivo che il Governo, pur nella generale incapacità gestionale, consideri, almeno a parole, i cittadini ,musulmani al pari delle altre etnie e gruppi castali, da sempre più privilegiati di fede hinduista e buddhista. La soluzione del problema dell’etnie del Terai è uno dei primi segnali positivi, verso una soluzione dei molti conflitti politici e sociali.

2 risposte a “Buon segno dal Nepal: finisce la guerra di Tharu e musulmani

  1. “Gli indiani hanno denunciato che molte di queste sono finanziate dall’ISI (i servizi segreti pakistani) e sono centri di formazione per terroristi ma senza mai fornire prove”

    I geni di Borghezio sono purtroppo radicati nel nostro genoma e non dipendono dall’etnia…

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