Fra meno di un mese ci saranno elezioni integrative dell’Assemblea Costituente, un buon test per vedere se i partiti di governo e, specialmente, i maoisti subiranno perdite di consensi dopo i primi 10 mesi di governo, non brillanti.
In questi giorni fra immensi disordini, scontri e qualche bomba (il tutto ha provocato un morto a Jhapa (Terai orientale) hanno avuto luogo le elezioni dell’ Free Students’ Union, organizzazione rappresentativa degli oltre 400.000 studenti delle università pubbliche: Tribhuvan University (TU) e Mahendra Sanskrit University (MSU), composte, rispettivamente, da 160 colleges e 13 affiliati, distributi a Kathmandum Pokhara e nel Terai.
La FSU fu costituita nel 1979 e fu, un primo segnale, dell’inizio del processo di democratizzazione in Nepal concluso con la costituzione del 1990. Allora, migliaia di studenti, protestarono in tutto il paese, si picchiarono con polizia ed esercito per chidere la fine del regime monarchico senza partiti del Panchayath.
Oggi, con la democrazia, le cose sono cambiate e si picchiano fra di loro. Scontri, abbastanza regolari, fra le tre sigle principali in cui si riuniscono gli studenti NSU (partito del Congresso), ANNISU-R (Maoisti) and ANNFSU (UML-comunisti moderati). Anche se gli ultimi due sono insieme al governo non hanno risparmiato pestaggi trasversali.
Ai gruppi tradizionali si sono uniti gli studenti etnici: Limbuwan Students’ Council (LSC) che per non restare indietro ha distrutto il Campus di Panchtar; altri gruppi chiedevano rappresentanze su base proporzionale e regionale.
Insomma, una settimana di scontri anche con la polizia che hanno bloccato la Valle di Kathmandu e molte città e strade del Terai.
I risultati delle elezioni segnalano un fatto significativo, cioè la vittoria degli studenti affiliati all’UML, i comunisti moderati dati per eterni sconfitti dopo le scorse elezioni; membri del governo ma in posizione spesso dissidente.
Segnali che vedremo se saranno confermati nelle prossime elezioni di medio-termine di aprile, importanti per capire quanto i maoisti abbiano stancato la gente e quanto l’opposizione può premere.
In questo contesto s’inserisce l’ andirivieni di esponenti politici nepalesi e dell’ex-re Gyanendra in India. Anche lì ci saranno a breve le più importanti elezioni generali.
I nazionalisti hindù del BJP fanno, come tradizione, sponda a Gyanendra che spera in un appoggio indiano per rimettere in pista il piccolo principe Hridayendra come futuro e potenziale nuovo sovrano al posto del pazzo Paras (figlio di Gyanendra). Il piccoletto è ben visto dalla popolazione e, forse, se questa operazione fosse stata fatta un anno orsono, la monarchia sarebbe ancora, almeno formalmente, al potere. Il sovrano ha avuto incontri con Sonia Gandhi e con diversi esponenti politici del Congresso indiano.
Anche l’ex-primo ministro Koirala e la sua corte è sceso in India per tramare qualche piano, visto il soggetto. Questi movimenti hanno insospettito i maoisti che li hanno ripetutamente bollati come richiesta d’ingerenza negli affari nazionali, fino a convocare l’ambasciatore indiano e nominare un maoista (ex preside di una scuola) ambasciatore del Nepal in India, scontentando tutti.
Si sussurra che l’opposizione (Congresso, esercito e, in futuro partiti Madhesi) stiano cercando un appoggio indiano per dare una spallata vigorosa al governo maoista, contando sulla crescente disaffezione della gente e sul caos che regna nel paese. Anche l’altro partner di governo l’UML (ancor più oggi con il successo fra gli studenti) sembra pronto a lasciare la barca, piena d’acqua, guidata dal maoista Prachanda.
Malgrado quanto scritto in giro, la Cina se ne impippa del Nepal e dei maoisti al governo. Certo, cerca, d’infastidire l’India, di allargare i commerci della sua spazzatura, di non avere fastidi dai tibetani\nepalesi, di esercitare un certa influenza (che, comunque, ha da secoli sempre esercitato); ma solo pochi pazzi possono pensare a un estensione del suo controllo\egemonia sul Nepal. Troppi i legami sociali, culturali, geografici, linguistici, ed economici con l’India. Infatti non lo pensano neanche i maoisti che hanno sempre cercato di rassicurare l’India durante le loro stravaganti manovre con i cinesi (esercito, ferrovia, zone economiche, trattato d’amicizia). Per cui Congresso ed esercito possono lavorare tranquilli.
Segnali positivi quindi. Se i comunisti moderati prenderanno più piede e lo scontento verso i maoisti continuerà a salire si potrebbe sperare una svolta. L’alternativa monarchica, anche se spinta dall’India, se riorganizzata bene può essere valida. Il congresso dovrebbe prendere più piede.
Sui rapporti con la Cina tiro un sospiro di sollievo: la dipendenza dalla merce scadente a basso costo è innegabile, ma almeno non ci sono i rapporti politici di dipendenza che tanto temevo.
Qualche tempo fa alcuni nepalesi mi hanno detto di essere soddisfatti dei modello cinese in Nepal perchè, a detta loro, la Cina è una grande e solida DEMOCRAZIA. Ovviamente sono rimasta attonita, ma capisco anche a cosa sia dovuto questo punto di vista. La passata monarchia con i sui foschi retroscena, la guerraa civile, il governo incapace, la guerriglia militante sempre in sordina, sono tutti elememti esasperanti che fanno apparire l’esterno alternativo come una possibilità, intesa come come possibilità. Con lo stesso principio credo che sia salito al potere il governo maoista.
L’India allunga le mani per aiutare o per far sentire la sua presenza, d qualsiasi natura essa sia. Tutto ciò non mi preoccupa, almeno per il momento.
Sai, l’India, per i nepalesi, è il Grande Fratello da cui dipendono per tutto export, import, transito delle merci. La rupia nepalese fluttua con la rupia indiana. Le persone percepiscono la dipendenza e una certa arroganza del governo e della gente comune indiana. Ma la Cina è lontana da tutti i punti di vista, ed è, da sempre, utilizzata dai nepalesi più intelligenti come spauracchio per ottenere vantaggi, commerciali e politici, dall’India.
Per rimanere sui segnali positivi: l’economia funziona. Si pervede una crescita del 4-5%, le entrate fiscali aumentano come l’export (+18% nel primo trimestre). Hanno ripreso ad esportare anche prodotti che sembravano bolliti come i tappeti (seconda voce d’esportazione) e le pashmine (quarta voce). Le remittance degli emigrati continuano a salire, almeno per ora. Rimane alta l’inflazione intonro al 14% e le importazioni (energia, manufatti) sono anch’esse cresciute (+23%). Ma, straordinariamente, il paese funziona. Speriamo che queste risorse non vengano sprecate.
Bene, sono molto contenta.Forza Nepal.A volte servirebbe un ripassino della Bhagavadgita per un’azione solida e duratura senza preoccuparsi delle conseguenze immediate di questa.
Immagino che il Grande fratello di cui parli faccia ancora sospirare il paese per la benzina..le code di 6 ore per un pieno al distributore non le posso dimenticare!