Afghanistan: un altro fiasco delle Nazioni Unite?

donna a kabulLa legge, firmata dal Presidente Karzai, per favorire la minoranza Scita afghana (10-20% sui 30 milioni di abitanti) in vista delle prossime elezioni verrà rivista, sotto la pressione internazionale.
In un articolo si riconosceva che il marito aveva the right to have sex every fourth night unless the wife is ill. In pratica si confermavano pratiche già in uso e il disprezzo per ogni diritto delle donne.
La pressione della comunità internazionale ha, almeno in questo caso, avuto successo. Del resto è sorprendente il contrario (la normalità), cioè che uno stato finanziato al 90% (Afghanistan), al 50% (Nepal e Cambogia) non condivida scelte, non sia sottoposto a richieste, non rendiconti le risorse, dei donatori. Sarebbe come se un amministratore delegato di un azienda non rispondesse ai suoi azionisti, non utilizzasse al meglio il denaro affidato, non si sottoponesse a controlli, non condividesse progetti e attività. L’ovvio sarebbe che i finanziamenti siano cancellati o vincolati da precise richieste e adempienze. Questa cosa normale non avviene nel mondo della cooperazione internazionale (grande e piccola), in cui dominano le logiche dell’assistenza, della comunella (fra donatori e beneficiari), del lasciar correre, tanto i soldi sono le tasse dei poveretti o le donazioni dei fiduciosi.
Questo metodo abituale nelle operazioni delle Nazioni Unite e associati (INGO) si sta ripetendo (dopo Cambogia, Darfur, Congo, Nepal, etc.) in Afghanistan, come racconta Ahmed Dawi, giornalista e studioso ben informato e residente a Kabul, in un suo articolo su Himal. Denuncia “che negli ultimi sette anni la comunità internazionale ha speso in Afghanistan fra USD 15 miliardi e 30 milardi (i dati sono impossibili da ricavare) on rebuilding, development and democratisation activities in Afghanistan”.
“Oggi 9 milioni di Afghani soffrono di carestia, altri milioni vivono fra violenza, anarchia e corruzione. Quando gli si chiede dei progressi ottenuti Karzai e gli occidentali recitano un mantra registrato: five million refugees have returned home; over five million children now go to school; an enlightened constitution has been enacted; and elections have taken place, allowing democracy to take root.
Pochi parlano dell’enorme somme di denaro spese, sul misuse dei fondi, sulla corruzione e malgoverno che hanno generato, sulle mafie politico-affaristiche che hanno creato” (del resto in Italia siamo abituati ogni qualvolta scorre denaro pubblico).
Il business delle NGO è esploso nell’Afghnaistan post-talebano. “Centinaia di organizzazioni afghane e internazionali operano nel paese, in massima parte nelle regioni centrali e settentrionali, le più sicure. Governo e agenzie internazionali continuano to claim to have improved living conditions for all. Autocongratulazioni poiché non vi sono dati attendibili sulla situazione sociale ed economica né, addirittura, dati sulla popolazione. In oltre la metà del paese è impossibile fare un censimento, verificare strutture e realtà sociali ed economiche per l’insicurezza e l’assenza di strutture. L’assenza di numeri, rende, ovviamente impossibile valutare l’impatto delle attività e l’utilizzo dei fondi.” In altre parti del mondo, come in Nepal durante il conflitto i dati erano semplicemente inventati per le stesse ragioni.
“Particolarmente fastidioso”, continua Ahmed Dawi, “è la tendenza ad aumentare il numero di espatriati nella già inflazionato circuito dei donatori di Kabul, tanto più che queste organizzazioni non hanno accesso a più della metà del paese. Per esempio la UN Assistance Mission in Afghanistan (UNAMA) ha deciso, nel 2009, di assumere altri 2000 persone nel suo ben pagato staff di consulenti internazionali. Ineguaglianza fra personale locale e internazionale è strutturale nel sistema delle Nazioni Unite. A parte le spese generali per garantire la sicurezza (scorte, veicoli speciali, case protette, etc.) del personale espatriato, questi guadagnano 10 volte tanto analogo personale locale. Dal 2002 al 2007 più di USD 380 milioni sono stati spesi in technical-assistance activities, meaning the recruitment of advisors. Nello stesso periodo i donatori hanno speso più di USD 150 milioni per voli aerei con la United Nations Human Air Service (UNHAS), a private air-service provider, invece che favorire lo sviluppo della linea area locale Ariana.
Parallelamente, alcune organizzazioni locali (composte da personale Afghano) quali Afghan Red Crescent Society e la the National Disasters Management Authority hanno budget minimi (alla faccia di sviluppare le capacità nazionali). L’ associazione di Kabul Integrity Watch Afghanistan (IWA) ha denunciato che il 90% dei fondi sono stati spesi per importare prodotti e servizi, bypassing equivalent local options. IWA aggiunge che la maggioranza dei fondi torna, attraverso individui, aziende, governi nei paesi d’origine.
La corruzione dilagante, la perenne emergenza , il flusso gigantesco di denaro, l’incapacità e menefreghismo dei controllori internazionali, fa scrivere all’IWA che almeno il 50% dei fondi siano, semplicemente, sprecati”. Anche gli italiani non scherzano come si è visto nel progetto di Intersos.
Problemi rilevati anche a qualche serio operatore e organizzazione internazionale.
Donors, including the UN and the US, have conceded to huge shortcomings in the Afghan aid efforts, with officials admitting to inefficiency, mismanagement, corruption and lack of coordination among the numerous aid actors. To date, no international aid organisation has been held accountable by the administration – including the many UN agencies operating in the country, which have piped in over USD 3 billion since 2003.
A dire il vero,” conclude, Ahmed Dawi” e a parte qualche eccezione, l’esperienza che ho avuto negli incontri con gli espatriati, nei meetings fra i cd. operatori umanitari, i discorsi prevalenti riguardavano i loro benefits, aumento dello staff, i problemi per importare nuove macchine, cibo e poco altro. Per quasi tutti l’ Afghanistan è un opportunità di carriera e una fonte di buoni guadagni e niente di più.”
Cose già viste e sentite in altre parti del mondo.

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