Da Koollywood a Cannes. Film dal Nepal

maitigharL’ultimo film di successo internazionale con la partecipazione nepalese fu Caravan (Himalaya) girato dal francese Eric Valli e candidato, addirittura all’Oscar. Un bel film che raccontava la vita e i paesaggi del Dolpo.
Qualche altro bel documentario è stato presentato, a volte, nelle diverse rassegna che si tengono a Kathmandu ma non era mai andato oltre i circuiti turistici (Karma, Living Goddess). Nell’ultimo Kathmandu International Mountain Film Festival (scorso dicembre), era stato presentato Chaukath (la soglia, l’inizio) del regista debuttante Dipak Rauniyar che aveva preso il terzo premio e, oggi, è stato ammesso al Festival di Cannes. Allora furono proiettati diversi film fra cui quello che ebbe maggior successo internazionale, The Sari Soldiers, un bel documentario sulle storie di sei donne durante il conflitto (ma in questo caso fu una co-produzione diretta da una americana).
Invece Chaukath è interamente nepalese ed è costato solo Rs. 100.000 (euro 1000). E’ una storia delicata di donne perse nelle tradizioni e nell’arretratezza del Terai. Nell’hinduismo integralista e povero le donne hanno poco diritti, a volte, neanche quello di nascere. Con qualche speranza, fragile, che il Nuovo Nepal riconosca loro un ruolo più ecquo.
Il regista Rauniyar nacque a Biratnagar, una delle grosse città commerciali sprofondate ai confini con l’India e il film è stato scritto con Asha Magarati, che recita anche come protagonista.
E’ un grande successo per i due ragazzi perché in Nepal pochi investono sui film d’autore nenache le diverse televisioni commerciali e statali.
Il circuito di Koollywood è, in piccolo, simile a Bollywood dove mafie, politici, e affaristi muovono il mercato. Nell’ultimo anno l’industria cinematografica nepalese ha prodotto 25 films commerciali e impiegate circa 1000 persone. Unico film di successo che si ricordi è stato Sano Sansar (Piccolo Mondo) che ha sbancato nei cinematografi nepalesi ed è stato esportato in 20 paesi. Girish Giri, uno dei pochi critici cinematografici raccontava con un po’ di enfasi che questo film: “Directors such as Nembang have created a new kind of viewer of movies in Nepali language. These movies made by Nembang and Dahal target the urban Nepali youth.”
Quarant’anni orsono fu girato il primo film nepalese, sponsorizzato da Re Mahendra per raccontare la storia della sua dinastia. Maitighar è un film cult per i nepalesi e le canzoni che reggono il gran polpettone.
Come ovunque, i cinematografi hanno perso gran parte del loro fascino. Un tempo funzionavano oltre 450 sale in Nepal ma ne restano meno di 200. Fino alla metà degli anni ’80, il cinema era un avvenimento e lunghe file s’accalcavano ai botteghini con abili bagarini che vendevano i biglietti dei film indiani più popolari. Dentro tutti partecipavano alle scene schierandosi con i bravi e sbeffeggiando i cattivi,  per oltre quattro ore.
Dai villaggi scendevano verso le città in bus o a piedi intere famiglie per il rito cinematografico del sabato.
Poi, prima le videocassette, poi i DVD e le antenne satellitari piazzate anche con batterie nei villaggi senza elettricità, hanno reso tutto fin troppo semplice.

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