Il Congresso e la sua coalizione (UPA) hanno vinto le elezioni con il doppio dei seggi rispetto alle ultime del 2004. Ne avevamo già parlato quando iniziò la lunga trafileaelettorale. L’India cerca stabilità e ha evitato di rifluire nel fondamentalismo hindu del BJP, sulla demagogia delle sinistre e sul particolarismo della miriade di partiti regionali.
Bastonate alla sinistra nei feudi tradizionali: Calcutta (West Bengala), Kerala. Bastonate anche all’alleata della sinistra, presunto astro nascente, Kumari Mayawati, la milionaria sedicente leader dei Dalit (che, giustamente gli hanno voltato le spalle). Questa sembra la sinistra italiana, finti proclami per le classi disagiati e gran intrallazzi fra di loro. Sale il giovane Rahul Gandhi (figlio di Sonia e Rajiv); hanno successo molti candidati giovani nel paese più giovane del mondo ma con la classe politica più vecchia.
Elezioni sostanzialmente pacifiche, di massa (714 milioni di elettori), incasinate come tante cose in India. Il vecchio Man Mohan Singh, malgrado le critiche per la mancata prevenzione degli attacchi terroristici, per gli scandali finanziari, per la gestione delle crisi nei paesi che circondano l’India è stato premiato, in assenza di alternativi credibili. L’India vuole continuare a muoversi, con i suoi tempi lenti (tipici di una mastodontica democrazia), nella strada interrotta dello sviluppo. Crede nell’alleanza strategica che è stata costruita con gli USA (fino a pochi anni fa antagonisti e legati strettamente al Pakistan).
India più forte e stabile (si presume) pronta a riprendere in mano le questioni regionali che tanta influenza hanno per la propria sicurezza interna. Speriamo pronta a negoziare con il fragile Pakistan, a mediare nel massacro che sta avvenendo in Sri Lanka, a cooperare per ridare stabilità al Nepal e frenare le manovre di potere e pericolose per la pacificazione del Congresso nepalese.
E brava l’india, speriamo sia ad una svolta. Almeno per il momento si è scongiurato il nazionalismo violento e divisorio che proponeva il leader BJP.
Sunil mi scrive che gli indiani sono felicissimi…come sempre.
Per il Nepal?….non saprei…l’aiuto dell’india sarebbe ottimale per moderare, ma dietro c’è anche la Cina…c’è pesantemente la Cina e tu sai meglio di me che il Congresso nepalese ha caratteristiche ben diverse rispetto a quello indiano…ma mi sento fiduciosa.
I nepalesi guardano al loro paese spalancando gli occhi socchiusi dal sole: il congresso ce la farà, farà un nuovo governo, come in India. staremo bene, vedrai.
La loro positività e il loro coraggio mi sorprendono sempre.
Ma scusa, il partito si Sonia Gandhi dove si pone? Riformista moderato…?
Gli schemi storici (destra- sinistra, riformisti -conservatori) sono, per me, come le carrozze a cavalli, rimasti all’800.
Sonia è del Congresso, nato come partito stile socialdemocratico, quindi, in teoria, riformista moderato. Ma ormai come tutti i partiti una macchina per conservare il potere barcamendandosi fra i diversi interessi, mediando fra gruppi d’affari, etnie, caste.
Vero, Enrico, Vero… dai, pero’ categorizzare serve solo a farsi un’idea di partenza. In generale sono curioso riguardo alla politica in Asia, e il tuo blog mi aiuta molto.
Certo che mi ci vorra’ del tempo per mettere insieme i tasselli.