Finalmente piove, fin troppo in certe zone. Gli allagamenti non fermano, però, proteste, scioperi e manifestazioni in gran parte gestite dai maoisti. Un amico che vende ortaggi (il Nepal è autosufficiente solo per il 30%) dice che i prezzi sono aumentati del 100% nell’ultimo anno, in gran parte a causa delle difficoltà dei trasporti e del relativo aumento dei costi. La benzina va e viene e quando manca il mercato nero prospera. I vegetali sono parte integrante nella dieta nepalese, basata su daal (lenticchie), bat (riso) e tarkari (verdure), nelle feste i polli (a rischio febbre) e nei villaggi qualche montone (sacrificato durante il Dashain).
La pioggia attuale, seppur erratica, produce disastri ma limita i danni all’agricoltura dovuti dal ritardi del monsone e dall’assenza di piogge pre-monsoniche. Anche se il Ministero dell’Agricoltura scrive oggi This year, over 20 cultivable rice fields are barren in Chitwan following prolonged drought. Un pò di pioggia calmerebbe anche gli elefanti selvatici che saltano fuori al Parco di Chitwan mezzi matti e distruggono villaggi e raccolti. In altre parti del Nepal, la pioggia blocca strade e sentieri, fa straripare fiumi e provoca frane sulle colline deforestate e abbandonate dagli agricoltori (diventati poveri migranti) ma non ferma il pellegrinaggio (curiosità) al povero Risab il bambino di otto mesi nato malforme. Vive fra i contadini di Ramechap (Tamang, Dalit, qualche Chetri) e i genitori, malgrado la disgrazia, contano sul piccoletto per sopravvivere. Ha avuto la sfiga di un raro evento “ il gemello parassitario” per cui è nato con 4 braccia, 4 gambe e due stomachi. Caso analogo accadde in India l’anno scorso quando una bambina nacque con un duplicazione cranio-facciale. Per entrambi possibilità di sopravvivenza è meno del 25%. Per entrambi grande e strana devozione (come spesso accade): i bambini sono considerati emanazioni di qualche divinità. Cosa curiosa che fra i criteri di selezione della Kumari (la Dea Bambina presente in molti villaggi e quella ex-Reale a Kathmandu) deve essere assente ogni malformazione.
Comunque il povero Risab è considerato, in questa fase di crisi generale del Nepal, una emanazione di Ganesh il Dio elefante, simbolo di prosperità e benessere. Anche lui nato dall’innesto di una testa del pachiderma (quello di Indra il Dio vedico retrocesso con questo gesto) sul corpo del primo figlio di Shiva e Parvati, decapitato per errore da uno sguardo di Saturno. I templi di Ganesh sono ovunque, è una delle divinità più venerate nel grande mondo hinduista e tantissime persone portano il suo nome. Anche lui ha quattro mani (generalmente): una atteggiata nel mudra abhaya (protezione), una che tiene un dolce (modaka), simbolo della sua compassione, una a volte un cappio (pasha, ad indicare l’attaccamento alla materia da superare) nell’altra l’ ankusha (la picca per guidare elefanti e umanità). Il pancione indica l’abbondanza della natura, è segno di protezione e di dispensatore di benessere. Con quest’ultima capacità raccoglie la maggioranza della venerazione.
Dal villaggio del piccolo e sfortunato Risab se ne sentono di tutti i colori. Il piccolo stava per essere ucciso perché considerato portatore di sfortuna, fra l’altro non pioveva. La madre Januk è considerata una mezza strega. Forse, adesso, il flusso turistico-religioso farà cambiare idea ai contadini del villaggio e magari consentirà di raccogliere qualche soldo per cercare di curare il bambino. Segnaliamo, infine, che la stampa italiana torna a ricordarsi del Nepal, come è suo stile abituale per curiosità e gossip.
La sanità pubblica in Nepal è un disastro malgrado sia speso circa il 20% del budget nazionale (in gran parte finanziato dai donatori internazionali). Anche e specie in questo settore si fanno grandi discorsi e conferenze (hotels a 5 stelle) da parte di Nazioni Unite e ONG ma poco di concreto. Gli Health Posts piazzati in molti villaggi sono disertati dal personale, le medicine scarseggiano e gli ospedali distano, spesso, ore di cammino a piedi. Poche le strutture accettabili, fra queste l’Ospedale di Dhulikel (che segue anche Ramechap) con il quale era stato implementato un progetto per assicurare ospedalizzazione, safe-water e medicine per i bambini del distretto di Kavre, poi affossato dai mangiasoldi di CCS Italia.
Mi scrive Ramesh che mentre i politici di Kathmandu e gli espatriati discutevano dei massimi sistemi, già tre mesi fa la gente iniziava a morire di diarrea, colera e altre malattie intestinali in tutti i distretti collinari centro-occidentali (compreso Ramechap e Kavre). Le medicine e gli ospedali costano e i più colpiti sono i poveri e le caste marginali (Dalit, Tamang). Racconta Ramesh che a Jajarkot su 152 persone morte 72 erano Dalit. Come ovunque il Primo Ministro Madhav Kumar Nepal ha promesso Rs. 15.000 (euro 150) per le famiglie vittime del colera e il Ministro della Sanità qualche chilo di riso e lenticchie (speriamo non marcio come quello distribuito dalle Nazioni Unite). Nessuno ha visto niente.
Io me ne scendo in Africa per una quindicina di giorni, vediamo cosa succede là sotto.