Bandiere rosse a Kathmandu

Oggi pomeriggio, New Baneshwor, vicino al palazzo della Constituent Assembly, piena di gente e bandiere rosse, come non se ne vedono in nessuna parte del mondo. Kathmandu e tutto il Nepal bloccato per il terzo e ultimo giorno di sciopero generale. Picchetti ovunque per impedire agli uffici d’aprire e ai mezzi di circolare. Chi tenta è malmenato. Sergio, barba e capelli lunghi, si è rimesso l’eskimo del ’68.

Qualche reduce di quei tempi rinasce nel Nepal anacronistico del 2009 (2066 anno locale) e gongola quando il lider maximo Pushpa Kamal Dahal (Prachanda) arringa studenti, contadini, membri della cosiddetta società civile, donne danzanti con gli abiti etnici, e promette di riprendere scioperi ed agitazioni a Natale. Pugni chiusi, falci e martello, tanta demagogia mentre il paese affonda e, come scritto, non solo per colpa dei maoisti.

Dahal è incazzato con gli indiani e riprende un esempio già usato, il governo nepalese è un fantoccio, un robots controlled by remote control, cioè New Delhi. Non ha tutti i torti ma il Nepal non può prescindere dai rapporti con il potente vicino. Le merci arrivano da Calcutta, gli investimenti da Bombay, il 90% delle esportazioni finisce in India, dove si acquista il petrolio (pagato a singhiozzo e ricevuto uguale) e tutto il resto (compreso il riso). Quindi ora dice che non parlerà più con i nepalesi ma, anche lui, andrà a Delhi to hold “decisive talks” with India and not the current “puppet government” to solve the prevailing political deadlock in the country. Lo stesso fanno da mesi i governativi.

“In the past, we wanted to hold talks with the institution of monarchy as it was the lord of the political parties during that time,” grida Prachanda, “India has now become the lord of the ruling political parties, and so we are also ready to hold talks with them.” I rapporti fra maoisti e monarchia durante il conflitto sono ancora tutti da esplorare e, molti, dicevano che fra i due apparenti nemici ci fosse una sorta d’accordo di spartizione per tenere fuori i cosidetti partiti democratici. Si racconta che l’esercito interveniva marginalmente e che era previsto un accordo diretto fra maoisti e sovrano per uscire dal conflitto, prima che nell’aprile 2006 i partiti (con il beneplacito dell’India e degli occidentali) facessero precipitare la situazione a Kathmandu. Infatti, nel resto del paese controllato dai maoisti, poco si mosse e gli stessi non parteciparono, nella prima fase, alla “rivoluzione dei rododendri”.

Ribadisce lo slogan del momento cioè ristabilire la “civilian supremacy” che tradotto significa liberarsi del Presidente della Repubblica (accusato di voler un governo d’emergenza militare), rimettere in circolo la sua Armata Popolare, entrare nel governo. E’ ritornato “feroce” (questo uno dei significati del suo nome) per l’opinione espressa, nei giorni scorsi, dal comandante delle Forze Armate indiano che ha ribadito la contrarietà all’entrata dei maoisti nell’esercito nepalese. Ha pure contestato l’acquisto di armi dall’India ma non quello dalla Cina. Ha ribadito un tema caro ai nepalesi quello antindiano, India is dictating political affairs in Nepal and we continue to fight for national sovereignty and integrity.

Intanto a Sanku, parte orientale della Valle di Kathmandu, gli abitanti stanchi dei blocchi hanno malmenata qualche quadro maoista. La Federation of Nepalese Chambers of Commerce and Industry (FNCCI), ha dichiarato che non verranno pagati I salari degli scioperanti (come richiesto dai maoisti) e ha pubblicato un elenco di imprenditori malmenati in ogni parte del paese per impedirgli di aprire fabbriche e negozi. Il Primo Ministro Madhav Kumar Nepal ha chiamato al telefono Prachanda, invitandolo a riprendere il dialogo. Lo stesso, si racconta, hanno fatto gli onnipotenti indiani dalla loro ambasciata di Lainchour. Il vecchio Palazzo Bianco e decrepito che fu l’ambasciata imperiale inglese vedrà ancora passare la storia del Nepal.

11 risposte a “Bandiere rosse a Kathmandu

  1. che dire…
    Surya mi aveva avvisata del blocco.
    A questo punto credo che sia meglio accordarsi con i maoisti, volenti o nolenti.
    Pensavo alla differenza tra i maoisti nepalesi e quelli indiani.
    Alla fine la difesa dei diritti segue strade diverse ma quella violenta la ritengo sempre sbagliata.
    Dall’altra parte però non vedo alternative valide…quindi, forse è meglio riprendersi la minestra salata che già si è assaporata.
    La questione delle armi è quella che ritengo più deteriore.
    I tempi matureranno e daranno i suoi frutti
    Per quanti molti occidentali lamentino l’insipidità dei frutti del nepal posso dire che ce ne sono di dolcissimi, basta saperli cercare e assaggiare con pazienza.
    🙂

    Buon tutto
    so

  2. Grazie a voi. Come regalo una buona notizia. Nell’interminabile tia e molla fra moisti e governo sembra sia stato raggiunto un accordo per una piattaforma comune diretta a sboccare i lavori per la nuova Costituzione. L’Assemblea Costituente finirà il suo mandato il prossimo maggio. Qualcosa si muove.

  3. A quanto pare da quando c’è la repubblica la situazione del Nepal è peggiorata.
    Inoltre non esiste ancora una costituzione, non c’è stato un referendum popolare ed i partiti litigano tra loro alla faccia dei cittadini.

    I poveri nepalesi stanno capendo quanto sono stati ingannati…..

  4. Bè la situazione non era brillante neanche prima. Il Re ha sbagliato tutto e quindi è stato silurato. I partiti non sono sicuramente meglio. Comunque le elezioni le hanno fatto (sostanzialmente bene) i partiti monarchici hanno preso meno del 10%, i maoisti il 30%. Dunque questa è la realtà e quello che i nepalesi hanno voluto.

  5. Beh con la stessa logica allora dovrebbe essere silurata anche la repubblica…

    I maoisiti ottennero molti voti anche con la violenza e con gli aiuti della vicina e potente Cina.

    Il Re forse compì anche degli errori ma non aveva senso scarica su di lui tutte le colpe.
    La propaganda repubblicana riuscì ad illudere la gente che la repubblica avrebbe risolto i problemi.

  6. A dire la verità, la Cina fu l’unico paese a fornire armi a Re Gyanendra prima della rivoluzione. Per Pechino i maoisti sono stati più un fastidio che un utilità, il loro interesse è vendere merci, acquistare materie prime e per entrambi il Nepal non è un granchè. Fanno qualcosa per rompere le scatole all’India, ma sempre nei limiti. Quando vi fu la rivoluzione (e dato il paese) non è che ci fosse molta propaganda, più semplicemente la gente era scazzata dall’impossibilità di vivere per il conflitto, scioperi e blocchi vari. Per un pò ha sperato che il Re risolvesse le questioni, poi vista la sua incapacità ha fatto da sola.

  7. Questa mattina leggo su nepalnews che, dopo le dichiarazioni di Prachanda in giro per il Nepal di costituzione di vari stati autonomi, anche le numerose Associazioni Newar insieme ad esponenti del Nepali Congress hanno organizzato un meeting per costituire un proprio Stato. Il Nepali Congress è nella coalizione di governo, mi sembra….. vorrei capire se tutta questa vicenda delle autonomie per etnie è soltanto strumentale per aumentare il conflitto interno al Paese?

  8. E’ già da qualche settimana che le organizazioni etniche “sorelle” dei maosti proclamano stati autonomi (Limbuwan, Tharu, Newarietc,), suscitando le proteste di vari movimenti autonomisti. Oggi è la volta del Rastriya Jana Morcha che ha proclamato uno sciopero nella regione di Gorkha e del Dhaulagiri (Kali Gandaki). E’ uno strumento di pressione pericoloso, già utilizzato durant il conflitto, perchè sta creando divisioni etniche e religiose fino ad allora assenti in Nepal. Una delle rpoposte di molti partiti per la nuova costituzione è l’autonomia delle regioni su basi etniche che, a mio avviso, è un pericolo per l’unità e la stabilità del paese.
    Lo dimostra il caso di Kathmandu (Newa) e del Terai Madhesi in cui sulle iniziative propagandistiche dei mao si sono inseriti gruppi autonomisti puri che aumentano il disordine e il pericolo (Kathmandu e il Terai generano circa il 70% del PIL nepalese). Nel caso di cui tu parli (relativo alla Valle) questo ha, in realtà, aggregato anche i partiti di goevrno (fra cui il Congresso) e i maoisti; in un incredibile Joint Struggle Committee che dovrebbe chiedere ai propri membri l’autonomia. Una cosa incredibile, fuori dalle esigenze della gente ch ha ben altri problemi.

  9. In effetti adesso la Cina pensa sempre più al mercato ma la politica è ancora molto importate e lo dimostra l’occupazione del tibet.
    Io continuo a pensare che la presenza di un paese monarchico alla repubblica popolare cinese fa molto fastidio.
    (il tibet è una monarchia..)
    ciao

  10. Cosa succede in questi giorni in Nepal? Si riapre una fase di proteste dei maoisti e negli stessi giorni è iniziata la fuoriuscita dai campi degli ex guerriglieri?

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