Ieri è morto Girija Prasad Koirala, l’ultimo esponente di una famiglia che ha contribuito a fare la storia del Nepal moderno. Ora rimane la figlia Sujata Koirala messa a fare il Vice Primo Ministro. Il grande vecchio aveva 85 anni e da tempo vagava da un paese all’altro per farsi curare. Indebolito, malato ma sempre capace di dirigere la politica nazionale dalla sua casa di mattoni rossi in una traversa di Ring Road a Maharajguny. Lì senza sfarzo apparente si costruivano e smontavano carriere e percorsi politici si tessevano le trame con l’India. Lui era il Grande Vecchio della politica nepalese, l’ultimo di quelli che avevano combattuto (anche con la violenza) per ristabilire, dagli anni ’60, la democrazia in Nepal. Prima alleandosi con la monarchia per abbattere il governo dei Principi Rana, poi contro la stessa monarchia per giungere a uno stato dotato di costituzione e di un parlamento eletto. Questo risultato lo ottenne nel 1989, poi tutto si disfece nella corruzione e nella irresponsabilità dei partiti e dei loro dirigenti.
La sua storia è come quella di tanti leaders politici, idealista e impegnata all’inizio: sindacalista nelle fabbriche tessili (ora in gran parte chiuse) della sua città Biratnagar, nel profondo sud nepalese (città industriale, di confine e oggi di traffici); poi impegnato con il fratello BP Koirala a combattere, prima a fianco della monarchia, la dinastia assolutista dei Rana, che governarono il Nepal fino al 1959. Il Partito del Congresso nepalese (aiutato dal confratello indiano) governò, allora per un breve periodo, ma poi il re, i proprietari terrieri, l’aristocrazia preferì abbandonare l’esperimento democratico, la riforma terriera, il timido tentativo di democrazia per re instaurare una monarchia pressoché assoluta. Koirala tornò in India e il Partito del Congresso divenne un movimento clandestino, di guerriglia animato dagli ideali di Nerhu, puri, egualitari e democratici.
Poi, nel 1990 il paese scoppiò: studenti, borghesia, imprenditori non stavano più dentro al blocco aristocratico-monarchico, immobile mentre economia e costumi cambiavano, ed esplose la rivoluzione. Finalmente elezioni democratiche, monarchia costituzionale e GP Koirala divenne primo ministro (dal 1991 al 1994, 1998 al 1999, nel 2000 e 2001), fece e disfece il partito per garantirsi il potere, creò un sistema di corruzione e di nepotismo, sfruttò il boom economico post-democrazia e apertura dei mercati, organizzò il mangia-mangia degli aiuti internazionali e delle risorse dello stato. Dopo pochi anni si ricrearono nuove caste e potentati, lo sviluppo del paese si bloccò e i maoisti s’incazzarono. Siamo nel 1996 e sempre Koirala gestì, malamente la crisi, spedì l’esercito nei villaggi, limitò libertà, s’alleò con il famigerato Re Gyanendra e mantenne potere anche dopo la rivoluzione del 2006 quando cercò di ricomporre il sistema con i nuovi soggetti, gli affamati maoisti. E’ rimasto, fino all’ultimo, il coordinatore dell’ High Level Political Mechanism (HLPM) che non sta riuscendo a sanare le divisioni fra i diversi partiti.
Io lo incontrai dopo i primi tre mesi di governo nel 1991, anch’io ero ingenuo come la maggior parte dei nepalesi, pensavo che fosse un idealista e che, con lui, il paese sarebbe cresciuto, migliorato. Parlammo di strade per trasportare le mele dal Dolpo, dei bisogni dei villaggi, della sua storia di rivoluzionario, delle molte speranze da soddisfare. La gente era con lui ma, mentre parlava di opportunità e di sviluppo, piazzava i suoi uomini nei posti chiave, spartiva con i donatori internazionali i fondi, creava un sistema di corruzione a beneficio del suo partito e alleati. Niente di nuovo, per noi italiani. Per me come per tanti nepalesi è stata una delusione.
Oggi i giornali scrivono nation in shock e, almeno per parte della capitale è vero. I kangresi (i membri del Congresso) pensano già, nel caos perenne del partito, alla sostituzione; i vecchi complici di Koirala ,come Deuba, stanno affilando i coltelli; gli altri partiti hanno perso un punto di riferimento e non s’intravedono leaders capaci di rimpiazzarlo. Koirala ha diretto 18 governi e gli ultimi 20 anni ma non lascia un granché. Il paese sta attraversando una crisi sociale ed economica durissima.
Oggi, un Rapporto, piazza il Nepal al 16° posto su 31 paesi in grave rischio di crisi alimentare. I distretti di Bajura, Humla, Mugu, Jumla, Kalikot, Dailekh, Achham, Doti, Baitadi and Darchula sono già a rischio carestia. I raccolti (riso, masi, frumento, semi oleosi), scarse piogge, sistemi d’irrigazione insufficienti, è sceso del 17% nello scorso anno. I prezzi dei generi alimentari di prima necessità sono aumentati di oltre il 30% nell’ultimo anno. La distribuzione, la mancanza d’interventi nell’agricoltura e nel controllo delle acqua, la speculazione, l’assenza di interventi del governo aggrava queste situazioni.
Sempre oggi il Nepal Nutrition Report, ricorda che il 50% dei bambini sotto i 5 anni soffrono di denutrizione cronica . Tutti gli obiettivi di riduzione della mortalità infantile, materna, di riduzione della povertà stimati nei ridicoli MDGs (Millennium Development Goals) sono ben lontani da essere raggiunti, anzi gli indicatori segnano regressioni negli ultimi anni. I milioni di dollari spediti dai donatori s’ingolfano nella burocrazia della capitale che, anche Koirala, ha reso impunita. L’elettricità manca per 12 ore al giorno, limitando vita ed economia. Negli ultimi mesi sono aumentate le uccisioni e gli scontri fra i militanti politici, specie nel Terai (si contano in oltre 500 negli ultimi 4 anni).
La corruzione succhia risorse destinate alla lotta alle malattie e alla povertà. Kamal Raj Pandey, vice ministro del Ministry of Physical Planning and Works (MoPPW), ha dichiarato che le strade principali del Nepal are rapidly losing their strengths due to lackluster attitude of the government for the maintenance of these roads, e qui s’investono centinaia di migliaia di euro l’anno. Il 28 maggio scade il termine dell’Assemblea Costituzionale eletta, nessuno come e se verrà prorogata. Poco ha combinato per aggiustare lo stato, anche l’unica ipotesi concreta, lo stato federale, sta suscitando un mare di proteste e preoccupazioni. Insomma, il Grande Vecchio non lascia una bella eredità.
Le grandi voci sono sempre quelle inascoltate fino in fondo…
Ciao Sonia
ma parli di me (scherzo, eh).
Ovviamente..:)
Comunque…ieri ho letto la stampa nepalese e ho visto un video sulle celebrazioni allo stadio. La cerimonia e’ stata molto sentita dalla popolazione…credo sia stato un duro colpo, sopratutto adesso, quando i nepalesi sentono di non avere un governo reale…chissa’, forse neanche lo vogliono…capisco sempre piu’ i nostalgici della monarchia……….
Sicuramente GPK era un “padre della patria”, il Congresso raccoglie 1\3 dei voti, in Nepal i leaders politici erano (e in paerte lo sono) considerati membri della famiglia e, infatti, migliaia di persone si sono rasate la testa in segno di lutto come si usa per la perdita di una persona cara.
Altro è valutare i risultati della sua politica.
ecco appunto..i risultati…
ieri mi hanno scritto che per la Costituente siamo in altissimo mare……..
.e pensare che era stato lui a fare i primi passi verso la democrazia…..
beh ero ai funerali di Girija ma credo di poter dire che alla maggior parte dei nepalesi non gliene fregava molto….la solita enfasi nepalese…vivo in kathmandu, ho molti parenti nepalesi ma non mi e’ sembrato ci fosse un grande interesse per quanto accaduto….per il resto mi pare che la maggior parte dia per scontato il potere in mano ai militari dal mese di giugno….ciao
penso che ai giovani interessi poco, per i più anziani c’è un attaccamento tradizionale ai rappresentanti del potere, per tanti era un avversario. Sicuramente si apre un altra fase incasinata poichè Koirala teneva insieme il Congresso ed era un punto di riferimento per gli altri partiti. Si parla sempre di politica, ovviamente, mentre la gente comune pensa a trovare da lavorare e da sopravvivere.
L’ipotesi dei militari è da sempre sul tappeto, ma sono troppo pigri, troppo impastati con il sistema politico ed è una soluzione non piacevole per l’India, Cina e Occidentali.
Per governo militare intendete la possibilità di un’azione che coinvolga nuovamente i maoisti? Visto che adesso molti degli ex guerriglieri sono anche regolari?
I militari, si tratta della Nepal Army, sono una dei pochi enti funzionanti nel paese e parte della politica (Congresso) può aver pensato di utilizzarli come braccio armato per prendere o mantenere il potere. Non penso che loro vogliano. Gli ex-militari maoisti non sono integrati nell’esercito (se ne parla da anni) ma disperati nelle strade.
Ma Prachanda non era riuscito a inserirne una parte?
Da quanto mi dicono scaduto il termine del 28 maggio una giunta militare sia una scelta già prevista dalla legge in vigore…non mi pare ci siano alternative a meno di improbabili proroghe…la gente è al limite, i prezzi di …tutto sono fuori controllo…l’elettricità arriva solo quando ….muore koirala, nessuno riesce più a fare nulla…vedremo.
In teoria al termine del mandato dell’Assemblea Costituente dovrebbero svolgersi le elezioni politiche per l’elezione del parlamento. Ciò se l’Assemblea avesse fatto il suo lavoro cioè creare un sistema parlamentare, elettorale, statale e giudiziario (raccolto in una nuova costituzione) cosa che non è avvenuta. Il 28 maggio si creerà dunque un vuoto legislativo abbastanza preoccupante. In teoria dovrebbe essere il Capo dello Stato )odiato dai maoisti) a prendere in mano la situazione e prorogare i termini dell’Assemblea. Una decisione che dovrà essere presa con il consenso di tutti i partiti, compresi i maoisti. L’unica opzione possibile rimane un governo d’unità nazionale per varare la nuova costituzione. Come detto non credo (e non spero) in una soluzione militare che farebbe riscoppiare la guerra civile. Situazione intollerabile per l’India (confini e maoisti indiani) e anche per la Cina (impegnata in investimenti). Gli unici che godrebbero sarebbero i vari enti delle Nazioni Unite che avrebbero (dopo immensi fallimenti) una ragione per spillare altri soldi.