Quando si parla di “effetti della globalizzazione” si è concentrati su quelli economici: ricchezze che si gonfiano e si concentrano nelle mani di pochi, diseguaglianze crescenti in tutti i paesi, redditi maldistribuiti, crisi alimentari. La World Bank segnala un altro indicatore di sperequazione, l’aumento dei grassoni in un paese, come il Nepal, dove il “food shortage” è un problema che riguarda oltre 1.600.000 persone (aumentate del 30% nell’ultmo biennio). E’ di questi giorni la notizia che per cercare di avere riserve per evitare le abituali carestie nelle regioni occidentali, la Nepal Food Corporation (NFC) sta preparando, per la prima volta negli ultimi 10 anni, una gara internazionale per acquistare 250,000 quintali di riso (si conta sulla Cina poichè il Sona Mansuli indiano è considerate di scarsa qualità). Non è il momento migliore poiché il prezzo di quello buono è aumentato del 18% nell’ultimo anno.
Ma senza riso non c’è pasto per i nepalesi; al Daal Bhat (riso, lenticchie, verdure e a volte pollo) non si può rinunciare ed è mangiato almeno due volte al giorno. La dieta spiega il Rapporto della Banca Mondiale che segnala l’aumento (a dire il vero in tutta l’Asia) di malattie tipicamente occidentali: diabete (c’è anche un Giorno del Diabete indicato dalle Nazioni Unite il 19 novembre), malattie al cuore, obesità. Il titolo del Rapporto impressiona: Capitalizing on the Demographic Transition: Tackling Non-communicable Diseases in South Asia .
Superato il titolo, i dati sono significativi: la cattiva alimentazione è diventata responsabile del 60% dei decessi in Asia, aiutata dal fumo e dall’abuso di alcol (in cui il Nepal è il primo in Asia). Le malattie che stanno diventando più comuni sono, appunto, quelle dell’eccesso di cibo pieno di amidi. Il Rapporto si conferma da solo, girando per le strade di Kathmandu (specie nei palazzi del potere). Ciccioni bloccati su seggiole o sprofondati in poltrone diroccate; risciò men che aumentano le tariffe al loro avvicinamento; critiche al leader maoista Prachanda per il suo imbolsimento dovuto, si dice, a gran libagioni e bevute.
Un tempo il pancione era un segno di potere e ricchezza, oggi aumentano le palestre e la gente che fa jogging. Tibetani e nepalesi stanno sfondando le misure considerate sane: massimo 102 cm. di circonferenza vita (adulto maschio); 88 cm. (adulto femmina). Un altro colpo ai miti e all’estetica del Nepal.
E pensare che i nepalesi si sono sempre distinti per la corporatura esile!
La riserva di cibo per evitare le carestie può essere deleteria. In India questa politica ha causato disastri. Le più grandi riserve mentre la popolazione muore di fame. Ne beneficiano i medi-grandi agricoltori. E i piccoli?
si annegano nei fiumi
Non sapevo delle condizioni terribili in cui i nepalesi si trovano ad essere sfruttati nei paesi del Golfo, nel migliore dei casi sembra che riescano a tornare vivi, dopo essersi indebitati più di quando sono partiti. L’ITUC e la ONG Antislavery hanno promosso una campagna e realizzato un’inchiesta http://www.youtube.com/watch?v=vnCt9lA7v64&feature=player_embedded
Viene fuori che gli intermediari sono grandi sfruttatori (scoperta…)e che serve un migliore coordinamento tra i sindacati dei paesi di provenienza e quelli dei paesi di destinazione: sarà anche vero che serve il coordinamento, ma a me sale una rabbia enorme a pensare che si debba pagare per avere un lavoro; e poi, rimane di fondo la profonda disparità tra gli uomini nel diritto di scegliere dove andare e dove restare. In questi giorni gli sbarchi in Sicilia – mai cessati, nonostante le dichiarazioni del governo italiano – sono ripresi, migliaia in qualche giorno,e sempre più è necessario parlare di diritti. Vi propongo di leggere un articolo di Melting Pot, un portale che in Italia offre un contributo molto serio sul tema http://www.meltingpot.org/articolo16318.html
Ciao Enrico e grazie sempre per il tuo lavoro!
Ciao Licia
ne avevamo già parlato delle storie dei migranti nepalesi fra l’altro in continuo aumento se nessuno agisce per dare opportunità nel paese. Tante storie, compresa quello di Babu, il clochard nepalese morto a Genova (https://crespienrico.wordpress.com/2009/01/17/finisce-la-storia-di-babu-il-clochard-di-genova/), o quella di Rajesh, licenziato dalla ONG italiana con la quale lavorava ( https://crespienrico.wordpress.com/2008/07/31/la-grande-fuga/).
Me le sono rilette.