Come sempre, le disgrazie non vengono mai sole, Ed ecco che accanto alla questione dei due marò italiani in prigione in India sì è aperta quella dei due italiani rapiti in Orissa. Sulla seconda, un sacco d’articoli e commenti sui maoisti (naxaliti) indiani. Un fenomeno complesso che collega gruppi tribali espropriati dalle loro terre, banditi, intellettuali frustrati, poveracci di ogni luogo del subcontinente. Si ritiene che non esista una vera strategia unitaria ma siano tante bande poco collegate da una vaga ideologia; le armi arrivano dagli immensi mercati clandestini nati con la guerra dell’Afghanistan (con i soldi dell’Occidente) che transitano dal Pakistan (spesso gestiti dai servizi segreti pakistani, finanziati massicciamente dagli USA), insieme all’eroina, per il Nepal senza governo, malgrado anche qui l’Occidente abbia speso miliardi di dollari, impiegate migliaia di espatriati con l’UNMIN e le altre organizzazioni internazionali per stabilizzarlo. Dalle lunghe frontiere bucate arrivano ai trafficanti del Bihar, ai guerriglieri Naga dell’Assam, e alle tante bande che agiscono nell’India nord-orientale.
I maoisti nepalesi presero spunto ideologico e organizzativo da quelli Indiani ma i rapporti sono stati sempre molto limitati e, ora, nulli per ovvie ragioni economiche e politiche. Insomma armi e denaro che provengono, indirettamente dall’Occidente; tensioni sociali sottostanti alla guerriglia dalla corsa dei grandi gruppi finanziari indiani e occidentali per accaparrarsi le risorse naturali nelle aree tribali e periferiche dall’India, togliendo la terra ai contadini. Ma per approfondire questa vicenda è meglio lasciar perdere i giornali italiani che ripetono sempre le stesse cose e leggersi il bel libro di Arundhati Roy, In marcia con i ribelli (Guanda 18 euro), che questa gente e i loro problemi almeno conosce direttamente. Fra l’altro il libro è appena uscito anche in Italiano. Questa vicenda si concluderà presto, laggiù sembrano incazzati perchè i due stavano facendo un safari fotografico umano.
Anche sui marò italiani la situazione è complessa. Probabilmente non sono state definite precisamente a livello di trattati internazionali, compiti, limiti, giurisdizioni e diritti di queste missioni di polizia internazionale; si è dato troppo per scontato, considerando che s’agiva, in prossimità di paesi considerati a basso peso politico. Ma l’India è una superpotenza, anche come “mood” dei suoi cittadini e vorrebbe, anche esagerando, essere trattata come tale. I politici indiani, come i nostri, devono assecondare l’opinione pubblica e sono in perenne campagna elettorale.
Gli amici indiani ci segnalano i toni non propriamente diplomatici usati durante i contatti fra i due governi e quello regionale. Pensano che poco si è detto e scritto sulla morte dei due pescatori, povera gente. Poi è chiaro, aggiungono, tutto diventa più complesso quando è strumentalizzato dai politici indiani e italiani. Pensieri confermati dalle migliaia di commenti giunti ai giornali sulla vicenda. Quasi tutti scrivono di non minacciare l’India, che essa ha il diritto di processare (non necessariamente condannare) chi ha ucciso i due indiani, si sottolinea che il sistema giudiziario è indipendente da quello politico come in tutte le democrazie, si scrive delle azioni intimidatorie fatte da gruppi estremisti di destra ad indiani a Roma. Questo, per dire, che è sempre opportuno vedere le cose da tutti i punti di vista, per capire quale è la strada migliore per risolvere i problemi. In questo caso, fare i gradassi, non è la via migliore per riportare a casa i due militari.
graie per il consiglio del libro sui naxaliti indiani: un fenomeno poco conosciuto che meriterebbe più attenzione, se non altro per la crescente importanza geopolitica dell’India…
sui marò provo a dare un piccolo contributo: la “cazzata” è stata entrare nelle acque territoriali indiane, fino a quel momento la giurisdizione era sicuramente italiana, ma entrando in territorio indiano i militari e marinai si sono consegnati alle autorità indiane.
così la questione è passata dal campo giuridico a quello diplomatico: possiamo pure far processare i due marò dall’India, ma accetteremo dopo una loro condanna?
secondo me, e questo è il problema vero, no: semplicemente la politica e l’opinione pubblica italiana hanno deciso che sono innocenti… ne verrà un gran casino.
Si, Enrico hai ragione. Ho letto dei polpettoni incredibili sui maoisti indiani di gente che si è fatta un giro in Orissa ed è pure giornalista di Repubblica.
D’altra parte ho letto le solite banalità simili in tutti i giornali. Ma è possibile che un corrispondente non sia in grado di trovare le notizie, andare dove queste ci sono e si accontenta di copiarle dai giornali locali o, come è accaduto, di pagare qualche locale perchè le scriva.
Guarda io sui giornalisti sono prevenuto e non posso commentare. Mi sembra, in genere, che rispettano la media di tutte le categorie, cioè meno del 10% siano persone valide. Per il resto quelli che ho visto all’opera, fra storie di reni venduti, durante la rivoluzione in Nepal o negli elogi al buio alle ONG, non mi hanno entusiasmato.
Certo che pretendi di saper tutto e su tutto, anche sui trattati che riguardano i maro’, c’e un po’ di presunzione o no?
Il blog raccoglie i contributi di piu’ persone, sempre valutabili e discutibili.
Nel caso specifico, sei sfortunato perche’ ho fatto la tesi di laurea proprio sulle operazioni di polizia internazionali.
vero, situazioni sicuramente complesse e da valutare ‘con le pinze’ (oltre possibilmentead avere dei dati ‘oggettivi’, cosa di cui personalmente non dispongo). Sulla questione poi dei corrispondenti, giornalisti etc. più o meno attendibili/seri… una amara constatazione: non ci sono più (purtroppo) i Tiziano terzani. Ah come se ne sente la mancanza….
Vero, Terzani aveva passione ed interesse per il suo lavoro e i paesi in cui viveva. Oggi, sembra, che come quasi ovunque cerchino di sbarcare il lunario nei salotti delle capitali. Rare le eccezioni.
Ciao Enrico
Ho letto il libro che hai suggerito, ma mi sembra che la Roy sia un po’ troppo di parte:i maoisti indiani bravi tutti gli altri cattivi.
Hai ragione. Ma e’ uno dei pochi libri in italiano scritto da chi con loro e’ vissuto, e’ recente e inquadra il fenomeno nello sviluppo, un po’ contorto dell’ economia indiana.
Come per tutto e’ uno strumento per farsi un idea.