La ricchezza se ne và

Ero a Budapest, qualche settimana fa, quando migliaia di persone protestavano contro le politiche del PM Viktor Orbán, che, disponendo di 2\3 dei Parlamentari sta costruendo una sorte d’oligarchia. ”La societa’ ne ha abbastanza della politica di Orban, e non intende sopportare nuove imposte e misure di austerita”’, dichiarava Peter Konya, leader del Movimento di Solidarieta’ uno degli organizzatori della protesta sotto l’immensa sede del Parlamento (un Duomo di Milano in grande). Orban rispondeva tuonando contro l’UE e rilanciava,  durante la festa nazionale ungherese del 15 marzo,  slogan e idee nazionaliste. Il problema è che deve ricevere almeno 20 miliardi per tappare i buchi del bilancio dissestato. Intanto, proprio in questi giorni, il Presidente della Repubblica è stato costretto alle dimissioni per aver copiato la tesi di laurea.

Insomma una situazione, anche lì, caotica che si riflette sulla situazione economica e sull’impressione di crisi e povertà che dà Budapest, con i suoi negozi chiusi, i palazzi un po’ fatiscenti, i vecchietti con gli sguardi persi. Qui per mangiare si spende meno che in Nepal (1000 fiorni= 3 euro), ho comprato una felpa per euro 0,50 e un paio di pantaloni per 2 euro, prezzi che non trovi neanche fra le merci indiane o cinesi di Asan Tole. A Budapest gente che dorme nei porticati delle banche, a Kathmandu sotto i templi. Suonatori di violino e di sarangi chiedono qualche spicciolo, identici nelle due capitali.

 Eppure, l’Ungheria ha avuto, negli ultimi 10 anni, risultati economici migliori dell’Italia. Il reddito procapite è passato da USD 4.893 a USD 5.702 (in Italia da 19.608 a 18.601), gli investimenti esteri sono sempre cresciuti (tranne che nel 2009) mentre in Italia sono sempre scesi (tranne il 2003), le esportazioni sono raddoppiate negli ultimi dieci anni (in Italia sono rimaste stabili). Eppure si percepisce riflusso non vi è l’energia e il dinamismo sentito in molti paesi dell’Africa e dell’Asia.

Per curiosità siamo andati a guardare gli indicatori (fonte Banca Mondiale) di alcuni paesi frequentati in questi anni (Nepal, Cambogia, Mozambico, Tanzania, Zambia) e, in tutti, il reddito procapite è salito mediamente del 40% (in Cambogia del 70%) dal 2001 al 2010. Gli investimenti esteri sono decuplicati in Zambia, Cambogia; raddoppiati in Mozambico; in costante aumento in Tanzania. Le esportazioni sono più che raddoppiate in quasi tutti i paesi (ad esclusione del Nepal). Certo i volumi sono diversi rispetto all’Italia ma il trend è impressionante e, questi sono paesi marginali rispetto ai BRICs dei rispettivi continenti. Infatti il Pil pro capite di Singapore è più alto di quello inglese e quello della Corea del Sud maggiore di quello italiano.

Globalmente, negli ultimi 20 anni la percentuale del commercio mondiale in mano alle economie avanzata è scesa dal 75% al 55% ed i trend indicano che la Cina sarà, in breve, la prima potenza economica mondiale; fra un paio di decenni emergeranno i paesi più dinamici dell’ Africa sottraendoci ulteriori fette di mercato. L’Ungheria, come l’Italia, sembra impastoiata in logiche vecchie, poco dinamiche. Si discute di cose irreali e, intanto, si perdono opportunità e ricchezza. L’Italia, per esempio, è il paese europeo che riceve meno investimenti dalla Cina, meno esporta in Asia, scaccia gli investitori stranieri come la British Gas, l’AT&T, fra gli altri (è di oggi che, invece, la Mercedes investirà in Ungheria). In Nepal, nel loro marasma, cercano con fatica d’inserirsi nei flussi di ricchezza mondiale: detassano gli investimenti, aprono zone speciali, fanno trattati di commercio e libero scambio con la Cina e l’India, rincorrono, con poco successo, gli investitori stranieri. Ma almeno si muovono. I paesi marginali dell’Europa sembrano fermi, stanchi, infossati; senza soldi si è meno liberi e più sudditi. Non è che fra qualche decennio vedremo ex impiegati di Milano e gli statali di Roma sui barconi a Lampedusa per migrare nella più ricca Africa.

3 risposte a “La ricchezza se ne và

  1. A proposito di sprechi….ho letto del passaggio al governo della gestione del Tempio di Pashupatinath, come strumento per evitare la corruzione esistente: cominciano bene, se questa fonte è attendibile la carica più alta guadagnerà 3.000€ al mese! http://www.asianews.it/notizie-it/Al-governo-maoista-le-offerte-milionarie-del-tempio-ind%C3%B9-di-Pashupatinath-24467.html
    Anche BBC riporta la notizia, addirittura si parla di sacerdoti stipendiati a 3.000$….in rupie praticamente un capitale, considerato il reddito procapite medio!

  2. L’Istituto di statistica nepalese prevede che il reddito pro-capite passerà dagli attuali usd 712 a usd 735 (+3,2%). In Nepal si spende oltre il 90% del reddito per vivere limitando così risparmi e investimenti. La crescita del PIL è prevista del 4,63% grazie alla crescita del settore agricolo e ai buoni raccolti (35% del PIL).
    Stabile il settore manufatturiero penalizzato dalla costante crisi energetica (è di questi giorni la notizia che le industrie del corridoio di Morang sono senza energia elettrica per 16 ore al giorno a causa di problemi d’approvvigionamento con l’India). Fermo il settore delle costruzioni dopo il boom degli anni passati. Non si sposta il peso enorme nel PIL degli aiuti internazionali ancora intorno al 30%, che non favoriscono l’attenzione verso azioni fiscali e di crescita degli investimenti privati.

  3. Ciao
    è interessante sapere che grandi multinazionali hanno iniziato ad investire fortemente in
    Africa:
    Diageo’s biggest emerging market. Outside of Ireland and Britain, Nigeria consumes more Guinness than any other market. In fact, 40% of all Guinness is brewed (and consumed) on the African continent. And it’s only gaining in popularity. Guiness’s parent company, Diageo, announced earlier this year that it would accelerate its 15% African sales growth by expanding into Angola, Mozambique, and the Democratic Republic of Congo. The company expects its liquor that retails in smaller, more affordable quantities to grow faster than beer will drive sales growth in these new markets. Africa already contributes 14% of Diageo’s total net sales and 80 % of Diageo’s Africa business comes from Nigeria, South Africa and East Africa. Last year, the company paid $225m for Ethiopia’s state-owned brewer Meta Abo to tap into Addis Ababa’s growing consumer market.
    Ketchup-producer Heinz is making great gains in Africa, projecting consumer spending in its Africa and Middle East region will grow from $900 billion to $1.4 trillion over the next eight years.

    General Electric has its first aircraft-leasing office in Ghana for Central and West African airlines. GE, the world’s biggest maker of jet engines, power generation equipment and health-care imaging devices, is increasing its focus on faster-growing, resource-rich countries from Mozambique to Nigeria.
    Medtronic, invested $2 million in Kenya, Rwanda, and Uganda last year to provide spinal devices and training to local surgeons. The company estimates that 2 million people from the region would be candidates for devices manufactured by the company.

    Samsung The company already boasts a substantial presence in the appliance market and runs assembly plants in six African countries. The company sold $2 billion worth of goods on the continent in 2011. It plans to increase this amount by 50% this year and to reach $10 billion in African sales by 2015

    Anche la Harley Davidson, Porsche, Catrepillar, Money gram, Ketchup Heinz sono fra i nuovi investitori nel continente.

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