Mi scrive Dianella (vedi post su Tenzin) sulla querelle a Treviso sul Tibet. L’associazione Italia Tibet ha promosso un dibattito a Treviso il 19 Ottobre alle 21 presso la sala Orsa Maggiore della Cna dal titolo “Tibet, una civiltà ferita”. La manifestazione si propone di contrastare l’impostazione data alla mostra “Tibet: Tesori dal Tetto del Mondo” che aprirà i battenti il 20 Ottobre nella prestigiosa sede della Casa dei Carraresi (sempre in città).
Cosa dice l’Associazione: “Il curatore della mostra, Adriano Màdaro – che ci tiene a far sapere che è stato ben 173 volte in Cina – si accredita come uno dei massimi esperti al mondo di Cina e Tibet e, con questa esposizione, porta a termine a Treviso, nella prestigiosa sede della Casa dei Carraresi, una serie di diverse importanti mostre sulla Cina.
Non mettiamo in dubbio la preziosità e la rilevanza degli oggetti esposti – che sono una testimonianza del valore e della unicità della cultura tibetana – ma non possiamo non rilevare come il Tibet venga qui presentato con il consueto taglio esotico-turistico intriso di facili suggestioni da un lato e con pesanti stereotipi propagandistici filocinesi dall’altro”. Secondo il curatore della mostra il Tibet non è mai stato una nazione. «La Cina è una nazione multietnica con una regione autonoma che si chiama Tibet», dice. E aggiunge: «Perfino le cartine in uso a Taiwan, la Cina comprende il Tibet». Frasi un pò superficiali che, giustamente, hanno fatto arrabbiare i tibetani in Italia e i membri dell’Associazione che s’impegna per l’indipendenza del Tibet.
Aggiungiamo che, probabilmente, gli oggetti esposti nella mostra appartengono, ora, a musei e a collezionisti e che furono, probabilmente anche con la complicità di tibetani, sottratti e venduti da monasteri e villaggi. Se i curatori della mostra prendono atto della brutta realtà (cioè che il Tibet è parte della Cina) ciò non dovrebbe impedire di segnalare che vi è stata un’occupazione violenta, migliaia di profughi, un governo in esilio e un malcontento diffuso che, oggi, si manifesta nei suicidi politici. Ecco gli articoli che dettagliano la vicenda (1), (2).
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Purtroppo, ancora un paio di generazioni Han e poi la questione passerà in secondo piano.
Sei ottimista e’ gia’ una questione dimenticata, anzi, fastidiosa, se qualcuno la ricorda, per tutto l’occidente. Vedi il caso Milano fra gli altri
e invece ha perfettamente ragione Adriano Màdaro.
ci sarebbe da incazzarsi invece per queste continue farneticazioni occidentali su cose che non solo non li riguardano ma su cui sono totalmente ignorati e manipolati dalla propaganda mainstream.
sugli Han posso dire che a Lhasa erano gia’ al 70% nel 2008, ora chissa’ … assurdo poi in pieno 2013 anche solo ipotizzare che una popolazione di pochi milioni di abitanti possa avere dominio su un territorio grande quasi quanta mezza china, se non era per la PLA poi gli americani e gli inglesi erano gia’ pronti a farne un protettorato.
si riceve cio’ che si semina, e comunque i tibetani non hanno speranze in nessun caso, analfabeti e cocciuti come sono non li vogliono vedere manco in cina, l’unica opzione e’ che emigrino in Nepal o in India e infatti chi puo’ se ne va e mi dicevano che non e’ neppure molto difficile, ci sono monaci a Lhasa che facevano avanti e indre’ tranquillamente.