Ieri è stato presentato il Preliminary Result of National Population Census 2011 (s’attende il suo completamento) che aggiorna il Nepal Population Report del 2011. Il Central Bureau of Statistics ha presentato i nuovi numeri in pompa magna, alla presenza del Primo Ministro, costantemente dimissionario, Bhattarai. C’è una certa proliferazione di questi rapporti e non sempre i dati sono aggiornati; ma nel secondo (qui) i numeri segnalano i veloci cambiamenti del paese nell’ultimo decennio.
I dati rispecchiano i trend di un paese in sviluppo (seppur frenato dalla perdurante crisi politica): cresce la popolazione, s’invecchia di più, si vive nelle città, migliora il reddito e i generali indicatori di sviluppo. La popolazione cresce a un ritmo del 1,35% all’anno e ha raggiunto 26.494 milioni, la maggior parte sono donne (51,5%) e i nepalesi residenti del Terai rimangono, di poco, la maggioranza (50,27), nelle montagne vive solo il 6,73%. Aumenta la popolazione che vive nelle città ( gli abitanti delle 58 municipalità) dal 13,9 al 17%. A Kathmandu la gente è quasi appilata 4.416 persone al Kmq, mentre hanno spazio nel Manang 3 persone per Kmq.
La percentuale maggiore della popolazione (14,2%) è quella dei bambini (da 5 a 9 anni) anche se aumenta leggermente la percentuale degli anziani. Si sposta, però, in alto la curva poiché , 20 anni orsono, erano i più piccoli (da 0 a 5 anni) i più numerosi fra le diverse fasce d’età censite. Infatti scende il tasso di fertilità, specie nelle città.
E’ confermata la varietà di lingue (123) e di etnie (125) fra i nepalesi sparsi fra le colline, pianure e montagne. La maggioranza appartiene alle caste alte: Chetri (gli originali guerrieri vedici, che hanno assorbito anche appartenenti ad altre etnie per avanzare socialmente) 16,6% e brahmini (12,2%) ; seguono i gruppi etnici delle colline Magar (7,1%), Tamang (5,8%), Newari originari di Kathmandu (5%); e quelli delle pianure Yadav (4%), Rai (2,35); Tharu (6,6%). I gruppi castali e religiosi più numerosi sono i Kami (ex intoccabili) al 4,8% e i musulmani (4,4%). In questa frammentazione linguistica ed etnica risulta veramente difficile (e pericoloso) pensare a uno stato federale.
Fra i dati curiosi emerge che la percentuale di telefonini a disposizione dell famiglie (64,6% li possiede) supera quello delle toilets (solo il 61,83% ne ha una. Qualche giorno fa le Nazioni Unite hanno festeggiato il Toilets Day.
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Nepal Federation of Indigenous Nationalities (NEFIN) ha proclamato giornate d’agitazione perché ritiene che nel censimento non siano state riconosciute almeno 10 gruppi etnici.
In base ai dati forniti dal Census risulterebbe che l’indice di alfabetizzazione sia passato in 10 anni (l’ultimo fu nel 2001) dal 54,1 al 65,9% (su 23, 9 milioni di abitanti superiori a 5 anni) significa una crescita misera del solo 1.18 % annuo. Le spese sostenute dallo stato sono state di oltre Nrs. 27 miliardi all’anno (euro 25 milioni) a cui si deve aggiungere altri euro 8 milioni all’anno stimati dalle ONG.
Un risultato magrissimo e ben distante dagli obiettivi fissati da MDGs e dallo stesso governo.
Anno brutto per gli agricoltori nepalesi (al contrario dell’anno passato). Il monsone scarso ed erratico, la penuria di fertilizzanti, la migrazione dei giovani e l’abbandono dei campi e la cronica assenza d’interventi strutturali nel settore agricolo (30% del PIL) produrrà (secondo le statistiche del Miniostero dell’Agricoltura, un calo di produzione del 11,3% di riso e dell’8% di granoturco.