E’ diventato un eroe il ragazzotto (23 anni) Padam Kunwar che ha preso a schiaffi, durante un meeting a Kathmandu lo scorso novembre, il leader maximo dei maoisti Pushpa Kamal Dahal. Il ragazzo ha sintetizzato con lo schiaffone il risentimento dei simpatizzanti maoisti verso l’assimilazione dei loro capi nel sistema di potere nepalese, fatto (come quasi ovunque) di arricchimento personale e famgliare, corruzione, inefficienza, e nepotismo. Nei mesi scorsi simpatizzanti del Congresso e dell’UML (gli altri due grandi partiti) avevano schiaffeggiato i rispettivi leaders: CPN (UML) Chairman Jhalanath Khanal e Nepali Congress President Sushil Koirala (segnalato come futuro primo ministro).
Per i simpatizzanti maoisti suona strano che dopo 10 anni di guerriglia dedicata alla elevazione economica dei contadini e del Nepal dimenticato delle colline, l’unica cosa fatta dal governo a guida maoista siano 34 chilometri di allargamento stradale a Kathmandu. Peraltro non completate e con macerie e polvere ovunque e centinaia di persone che si sono visti buttar giù la casa con compensi minimi. Ma sappiamo, per esperienza nazionale, che i lavori pubblici sono una bella fonte di mazzette.
La palude in cui è finita la riforma istituzionale nepalese dopo la guerriglia e la caduta della monarchia è, comunque, responsabilità anche degli altri due maggiori partiti (e da qui gli schiaffoni ai leaders) che non sono riusciti a produrre una costituzione, una legge elettorale, un sistema di governo. La fine dell’Assemblea Costituente e il governo ad interim del maoista Bhattarai sono un paradosso istituzionale a cui il presidente Ram Baran Yadav ha cercato di rimediare imponendo ai partiti una serie di ultimatum (il terzo di una settimana oggi)per formare un governo d’unità nazionale per portare il paese, in modo condiviso alle elezioni (forse a marzo). I partiti continuano a litigare, Bhattarai resta al governo e il paese rimane bloccato (sviluppo, economia, riforme, etc.). Yadav ricorda il nostro napolitano e i suoi appelli per una nuova legge elettorale, per una pulizia nei partiti e via discorrendo; presenza inutile e , a volte, dannosa (vedi raccomandazioni mancino) e che costa ai contribuenti italiani 100 volte tanto rispetto al suo collega nepalese.
Ma torniamo a Kunwar, alla ricerca di fortuna fra Doha e Kathmandu, fuggito dal suo villaggio perso fra le colline del Nepal occidentale (Rajkut VDC -2 of Baglung), proprio dove più forte è stato l’appoggio ai guerriglieri maoisti durante il conflitto. La sua casa fu distrutta dai militari, la sorella e il fratello feriti gravemente durante i combattimenti e diventati comandanti di plotone del People´s Liberation Army (PLA). La sorella ha ancora una pallottola nell’addome e il fratello, che gestisce un negozietto di verdura, non si è più ripreso dalle ferite. “Nessuno ha più pensato alle cure dei mie famigliari”, ha dichiarato Kunwar, nelle sue numerose interviste, “nessuno si occupa dei combattenti che hanno sofferto e in alcuni casi perso tutto. I capi hanno pensato solo ad arricchirsi e a prendere potere a Kathmandu”. I suoi famigliari raccontano che Kunwar era incazzato nero nel vedere i leader di partito fare una vita lussuosa mentre lui e la sua famiglia erano in difficoltà.
Anche lui abbandonò gli studi per la guerriglia, poi migrò in Quatar, e infine tornò a Kathmandu per fare il cuoco. Lo schiaffeggiamento gli è costato un sacco di botte da parte delle guardie del corpo di Prachanda, un po’ d’ospedale , una settimana di carcere e una provvisoria popolarità. E’ il ragazzo dei villaggi, vestito sempre con il giubbotto di finta pelle, perso e incazzato nella città. Però è diventato un simbolo; il “mood” della gente verso i politici è negativo, i volti dei leaders dei maggiori partiti sono finiti stampati sulla carta igienica e a Kunwar sono giunte donazioni per pagare la cauzione. Alla fine, visto che stava diventando un eroe dell”antipolitica” anche lo schiaffeggiato Dahal l’ha perdonato e gli ha addirittura pagato Nrs. 28.000 (euro 280) per farlo uscire di prigione. La cosa curiosa è che la polizia ha anche arrestato due suoi amici con cui divideva la casa di Dhapasi alla periferia di Kathmandu, fra l’altro maoisti di provata fede, che non centravano niente.
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questi fatti mettono semplicemente tristezza….
Triste è la storia di speranze disilluse e di difficoltà per sopravvivere e la disperazione del ragazzo. Forse lo schiaffone a Dahal e ai politici incapaci globali è fin poco.
Se posso esprimere un mio parere………
Aggiungerei i calci
Il mio e’ che non bastano
Non faccio fatica ad immaginare come diventerebbe popolare uno che schiaffeggia i grandi corrotti!
Kunwar e’ adesso libero, Prachanda ha fatto una bella figura formale prima che, come dicono le voci, il ragazzo si suicidasse in carcere. Ma Kunwar non e’ in realtà libero, egli e’ povero, senza prospettive e con le speranze negate a chi ha combattuto e creduto per un Nepal diverso. Come lui tanti giovani.
ben gli sta, cosa credevano di ottenere con i maoisti ? forse che i maoisti altrove in asia si siano mai comportati diversamente ? se uno ha le pezze al culo emigra, non c’e’ altra soluzione in posti incacreniti come il Nepal e anzi puo’ solo andare in peggio la situazione.
la gente e’ ridotta a bestiame, e non c’e’ nessuna ricetta magica, e’ tutto incancrenito, dovrebbero radere al suolo mezza citta’ come fanno in cina e ricostruire tutto da zero, avere un governo forte e piramidale, avere una popolazione alfabetizzata … senza questi prerequisiti non si puo’ andare da nessuna parte, e’ solo una prigione a cielo aperto con dentro i dannati che si scannano l’un l’altro per poche rupie.
Be’, pensavo di essere pessimista e cinico, io. Ho trovato chi mi supera
si tratta solo di essere realisti, non c’entra il pessimismo.
la costante nei paesi sottosviluppati e’ avere l’elite al potere che manca di ogni minimo skill organizzativo, semplicemente non si possono risolvere problemi enormi vivendo alla giornata.
citavo i cinesi che radono al suolo quartieri interi, beh e’ l’unica soluzione in certi casi, non si puo’ rattoppare all’infinito.
se milioni di persone vivono anzi brulicano nella Kathmandu valley servono strade, autostrade, parcheggi, tunnels, ponti, case popolari, e soprattutto fognature, tubature per l’acqua, centrali elettriche, e questo e’ il minimo indispensabile.
se si usano le macchine serviranno i parcheggi no ? se la gente va a piedi serviranno i marciapiedi ? se la gente vende di tutto servira’ spazio per i loro carretti e i loro minivans no ? gli servira la corrente elettrica, o si va avanti a candele come nell’800 ? servira’ un network elettrico solido e affidabile no, anziche’ i cavi della corrente che penzolano da tutte le parti ?
questi non si rendono conto, pensano si possa abbracciare la tecnologia senza averne i minimi requisiti, e pensano pure di essere nel giusto per motivi ideologici, che “in qualche modo” prima o poi i problemi si risolveranno da soli …
e’ sempre la stessa disgrazia in tutti i paesi poveri, e non parliamo dell’educazione, ospedali, e tutto il resto.
col boom demografico attuale i nodi sono venuti al pettine in tutta l’asia, e andra’ sempre peggio, a meno che qualche genio salta fuori con la solita e utopica “panacea” di ridurre le nascite !
come se fosse quello il problema, il problema e’ che loro non sono in grado di poter risolvere problemi complessi, e non saranno in grado manco di risolvere problemi piccoli se mai la popolazione diminuisse o anche solo restasse stabile.
e inoltre, per via della geografia il Nepal ha un sacco di problemi in piu’ degli altri, e molte materie prime e prodotti costeranno sempre piu’ cari che altrove per via dei costi di trasporto e per via delle infrastrutture inesistenti.
questo doppiamente richiede una politica “tecnicista” e amministratori tecnici, non dico super ingegneri ma almeno gente che si intende delle infrastrutture portanti, perche’ in Nepal manco c’e’ la corrente elettrica, siamo messi peggio che nella Cambogia rurale dove usano ancora le batterie 12V delle macchine e l’acqua la prendono dal pozzo, se non c’e’ la corrente e’ come vivere nell’800 ma questi pensano a comprarsi l’iPhone senza avere manco corrente elettrica e connessioni internet stabili, tecnologicamente parlando siamo in piena barbaria.
soluzioni per i nepalesi ? nessuna, se non emigrare.
e che serva da esempio agli altri pazzi filo-maoisti e alle file di rivoluzionari da salotto in occidente.