Nepal, non si fermano le scosse

Kathmandu,  terremoto

Kathmandu ritorna nella paura; dopo tante piccole scosse a  cui, a fatica, la gente si era abituata. Oggi un altro scossone (7.4 rispetto ai 7.8 del 25 aprile). Tutti nelle strade, ma alcune delle costruzioni già dissestate non hanno retto e hanno seppellito   chi cercava di puntellarle con travi e bambù. Si contano centinaia di feriti che si sommano agli oltre 13 mila della botta di aprile e anche una decina di morti nella Valle.

Tragicamente si è interrotto il lento ritorno a una vita normale ed è cresciuta la paura di una situazione di costante precarietà; anche l’unica cosa  certa e sicura, la Terra, manca, dice disperato Palang, circondato dalle sue bottiglie cadute nel negozietto di Gongabu, dove ci sono stati crolli e due morti. La zona più colpita sembra essere la parte a nordest della capitale.

La scossa ha provocato danni in India,(10 morti in Bihar) e Tibet; la scossa si è  sentità anche a Thimpu, in Buthan.

Ma oltre Kathmandu, distante in linea d’aria una cinquantina di chilometri dall’ epicentro (la regione dell Everest, il Solu Khumbu), la scossa si è irradiata  e distretti di montagna già colpiti, specie a Dolakha, Sindhupalchok,  Ramechap, Kavre. Le prime  notizie dai villaggi sono pessime: ancora tante case cadute, feriti e ancora morti; solo a Ramechap una ventina. Nuove frane sulle strade, rendono difficili i collegamenti. Le prime notizie da Namche (khumbu) parlano di grandi frane e case distrutte.
Nuove scosse nella notte del 13 maggio e in mattinata, l’epicentro si è spostato nel distretto di Dolakha. Grado 4-5. Sono tremori che, oltre, a rendere sofferente la vita degli abitanti sottoposti a una continua tensione, rendono precari anche gli edifici pericolanti. Sono segnalate nuove crepature nei nuovi grattacieli (vedi post precedente). La gente si chiede come quando sarà possibile tornare a lavorare, guadagnare, vivere.

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