Ovviamente e necessariamente WFP, infine è riuscito ad emettere un comunicato di smentita.qui . In cui però si ammette che almeno il 25% del riso distribuito e’ “broken” che in pratica significa polverizzato. La colpa, ovviamente, ai fornitori, nessuna responsabilità per chi li ha selezionati, ha comprato il riso senza verifiche prima della distribuzione.
Le stesse parole furono usate nel 2009, per cui non gli crediamo ne li giustifichiamo. Anche se fosse come dicono loro, risulta difficile preparsi un bel daal bhat con farina di riso, farne delle palle con le mani, strofinarle nel potente achar, e aggiungerci verdure e sugo di lenticchie. Con la farina o i pezzetti di riso al massimo si può fare un bel distillato superalcolico (rakshi) che frantuma le budella.
Il giorno dopo la smentita ( 22/5) The World Food Program (WFP) has recalled around 3.625 tons of rice it distributed in the earthquake-affected areas it failed to meet the standards set by the Nepal government, scrive il Kathmandu post. Quindi?
Quindi ammettono di essere incompetenti malgrado i soldi che tutti investiamo sul WFP, chiaro che qualcosa fanno ma l’efficacia è sempre da valutare in base ai soldi investiti. In ogni caso mi fido di più dei contadini dei diversi distretti che hanno testimoniato che il riso era immangiabile, nero e gonfio (cioè marcio), che dei burocrati, locali e internazionali, delle NU di cui avrei tante belle storie da raccontare. E’ chiaro che non è interesse di nessuno, stampa, governo, UN, parlare troppo della vicenda, troppi gli interessi e i favori scambiati in questo sistema di potere.
La questione del riso è solo un triste esempio di come e a chi il Nepal non deve affidare la sua ricostruzione. La DFID (cooperazione del governo inglese) scrisse riguardo al UN’s disaster risk management programme del 2014: UNDP had “poor financial controls, weaknesses in payment processes and misreporting and recording of payments”. Per organizzare la struttura di prevenzione e intervento sui terremoti sempre la DFID dono’ a UNDP 5 milioni di sterline (i risultati si sono visti in questa circostanza) di cui 750.000 finirono a un solo consulente (5 anni di contratto). DFID ha avuto almeno il coraggio di riconoscere i suoi errori e di mettere nero su bianco in rapporti di auditing, quanti soldi sono stati buttati nella spazzatura. Ma questi sono solo una minima parte del miliardo di euro che ogni anno arriva in Nepal dai donatori internazionali, soldi sprecati o mal utilizzati, in massima parte, ma che contribuiscono a generare corruzione e sistemi di potere, di cui, gli stessi donatori, poi si lamentano. Un circolo vizioso che per ricostruire il Nepal dopo questa tragedia, deve essere spezzato. Quindi sarebbe opportuno non dare soldi a questa gente (Nazioni unite e collegate), tanto più che già ne diamo pagando le tasse, che il governo italiano gli trasferisce.
Queste vicende le racconta anche la BBC (inimmaginabile una cosa del genere fatta dalla RAI o dai giornali italiani) e nel nostro piccolo anche in diversi post di questo blog.
Intanto le persone normali si rimboccano le maniche, piangono i morti (per i quali, a volte non avevano neanche i soldi per comprare la legna per la cremazione) ma buttano giù le case pericolose utilizzando mattoni e legno per costruire alloggi di fortuna, per loro, per il mais e il riso e per gli animali. Non è facile nei villaggi più colpiti riprendere a faticare, andare a raccogliere legna e foraggio nelle foreste comuni, farsi qualche chilometro con una brocca d’acqua sulla schiena. Quando tutto quello che ti circonda è a pezzi.
Anche a Kathmandu si lavora per salvare il salvabile delle proprie case, a Bakthapur sono arrivati delle mini ruspe indiane, utilissime nei vicoli delle città antiche. Circa il 60% sono danneggiate.
Si combatte negli uffici dei ward (quartieri) cittadini e i quelli dei distretti per superare la solita burocrazia nepalese e ottenere tende, cibo, permessi per entrare nelle proprie case. Un po più di negozi aperti, un po’ più di traffico, normalmente odiato ma, oggi, simbolo di ripresa.
Enrico, please provide information regarding Tourism, Nepal is a safe place, a government committee has inspected 15 hotel buildings, and only one of the wings of the Kathmandu Guest House in Thamel has a red sticker. All five-star hotels in the capital have got safe green stickers. From the season in september people could came again and help us.
Tema cremazione: la Croce Rossa diffonde da tempo info “contro” questa pratica e per dare una “degna sepoltura” ai morti, usando l’argomento sanitario (i cadaveri non diffondo malattie, non è necessario bruciarli) e relativo alla certezza sulla sorte di familiari e amici, mi pare di capire, invece che è prassi culturale… come conciliare le cose?