Due storie nepalesi

Mira rai, nepal

Sul Monte Bianco, in una delle corse più faticose (80 chilometri e 6000 metri di dislivello) ha vinto una ragazza nepalese Mira Rai. Una vita di corsa, prima per portare cibo alla famiglia nel villaggio, poi per sfuggire ai militari durante la guerriglia, infine, per sopravvivere correndo.

Lei viveva a in un villaggio nel distretto di Bhojpur, Nepal orientale, colline e boschi, abitato dai Kirat Rai (un tempo regno autonomo), una etnia che sembra provenire dal Buthan e dal Sikkim. Lì’ nel 2004 avvenne una dei più sanguinosi scontri fra maoisti ed esercito con oltre 70 morti. Due anni dopo si concluse la decennale guerra civile, in cui si contarono oltre 10.000 vittime, in massima parte contadini innocenti.

Mira, allora 16 enne (vedi foto), era una delle guerrigliere della zona, poi come tanti altri finì in un campo gestito dalle NU e, infine, invece di tornare al villaggio cercò, come molti suoi ex-colleghi guerriglieri fortuna a Kathmandu.

Per certi versi c’è riuscita ha vinto diverse gare in Nepal, ad Hong Kong e, adesso, la durissima maratona del Monte Bianco (versante francese), 80 chilometri e 6000 metri di dislivello. E’ diventata un eroina del Nepal d ricostruire.

Qualcuno l’aiuta ma, per adesso, vive in una casa modesta di Balaju (una delle zone terremotate di Kathmandu), manda soldi alla famiglia nel villaggio e spera nel futuro. Lei, come altri maoisti, non rinnega il passato, ma, giustamente, preferisce lasciar perdere le ideologie per concentrarsi sulla vita reale.

Questo ha fatto, da quando era piccolo, Devi Gurung, rimasto orfano a 7 anni, scappato dal villaggio di Tilche nel Manang, e arivato a Kathmandu senza niente. Trent’anni fa girava per la Piazza, dormiva sotto la pagoda di Shiva, perseguitava i turisti alla casa della Kumari per avere qualche soldo, girava vestito di stracci sotto il Kastmandap. E’ arrivato con il cuore spezzato, non poteva credere che il suo passato si fosse polverizzato. Ora lavora negli USA, ha un PhD in medicina, insegna alla St. Louis University in Missouri, ed è arrivato con amici americani e qualche soldo e si è messo ad aiutare i vecchi abitanti della Piazza, che lo ricordavano trent’anni fa bambino.

Lui è stato fortunato e bravo, cogliendo l’opportunità offerta da un americano che lo ha fatto studiare e portato negli USA.

Queste sono alcune delle storie, belle, che  il terremoto ha smosso e portato alla luce. L’ attenzione dell’opinione pubblica sul Nepal   ha permesso, forse, di vedere il paese non solo come turismo, montagne e folclore, ma anche come un insieme di persone che hanno reagito con forza e solidarietà al disastro.

Ora, la volontà espressa dalla gente comune di ricostruire, in tutti i sensi il paese, dovrebbe trovare riscontro nella classe dirigente, impegnata nella scrittura della nuova costituzione. Si discute, giustamente, su tutto, si protesta, crescono le spinte di parte. Federalismo, cittadinanza anche tramite madre, sono le questioni più dibattute e incasinate. Non voglio entrare in cose che riguardano solo i nepalesi, ma spero che si giunga a una conclusione in tempi brevi, per infilare le speranze delle persone in un quadro di leggi e diritti definito. Sul draft della nuova costituzione s’è aperta una consultazione via mail.
Intanto, cari lettori non dimenticate di contribuire al progetto per i villaggi del Timal.

Takecare1village nepal

Una risposta a “Due storie nepalesi

  1. The text of the constitution has regressive flaws, but it the best for now. Let’s work to improve.

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