Inizia il Lhosar per i popoli di tradizione tibetana. Quest`anno coincide con il primo giorno del primo mese (Choi Drul) del Lho (anno) Sar (nuovo) nel calendario Astronomico. Sara` quindi Lhosar, il Capodanno della Grande Nazione Tibetana (enorme anche nell`estensione geografica). Si entra` nel 2143° anno dalla fondazione della prima dinastia e del primo Regno Tibetano riconosciuto. Il Re fu Nyatrim Tsampo, primo monarca e guida politica (Tsampo, appunto, Re). Governava dall’antico Regno della Valle dello Yarlung (vicino all’attuale Tsedang).
Festa colorate a Kathmandu e nei villaggi delle colline dove abitano le molte etnie d’origine tibetana (tamang, sherpa, dolpali, manangi, mustangi e tibetani della diaspora). Le date sono differenti come i nomi per la diverse comunità (Tola Lhosar, Sonam Lhosar, Lochar e Gyalpo Lhosar). Per esempio i Gurung l’hanno celebrato qualche settimana fa. Domani è il Sonam Losar, e un corteo di Tamang in abiti tradizionali sfila per Kathmandu. Losar la jyabadanba.
Negli anni scorsi, prima del bando dei famigerati Khukri Rum e Virgin whisky, ( bevande\veleni fondamentali per lo sballo dei più poveri) un sacco di gente finiva intossicata in ospedale. L’alcol, fondamentale nei festeggiamenti, verrà sostituito con la grappa dei villaggi (chang), riso, orzo o mais fermentato che scioglie lo stomaco. Per digerire le grandi mangiate in famiglia, che accompagnano lo scambio di regali, visite ai monasteri e ai grandi stupa di Bodhnat e Swayambhu (rinnovati e riempiti di bandiere della preghiera), offerte d’incenso, ginepro e riso, preghiere e incontri con i Lama.
I bambini (e i grandi) si papperanno un sacco di Khapse fritti (biscotti) secondo la tradizione scesa dal Tibet. Lo stesso avviene nei villaggi delle colline e delle montagna.
Al termine la tradizionale grande preghiera del Monlam.
Negli anni scosi , all’interno della comunità tibetana, s’aprì un dibattito “The No Losar Celebration”, fra chi voleva trasformare, nel mondo, questa celebrazione in un evento di protesta, ricordo e preghiera e chi dice if we dont celebrate our culture then China Wins again. It is what they exactly want. Il governo di Dharamsala fu contrario alla proposta. Il Dalai Lama, nel suo piccolo regno globalizzato, accoglierà i dharmapeople mondiali e i coraggiosi tibetani che scenderanno dalle montagne.
I tibetani, sull’altopiano, festeggieranno il Losar come sempre e i turisti cinesi fotograferanno i pellegrini giunti dai villaggi sparsi nelle piane e fra le montagne, genuflessi intorno al sacro tempio del Jokhang, le grandi thanke dispiegate sui muri dei monasteri, corse di cavalli e preghiere incessante dei monaci. I giovani di Lhasa, in attesa di opportunità di fuga in India e in Occidente, si berranno fiumi di birra a basso prezzo nei karaoke della capitale.
La tradizione sta evaporando e non ci resta che leggerla nei vecchi racconti dei coraggiosi missionari italiani del ‘700 che cercarono, senza alcun successo, di conciliare la Trinità cattolica con il Buddha, Sangha e Dharma del buddhismo dell’altipiano.
Tutte le dame si posero in gala caricandosi di perle, coralli, ambre et altre pietre preziose e si posero da un lato nel lungo cammino che frammezza il Putalà e Giokang. Religiosi e popolo tenevano in mano rami di sabina, altri amaranto. La città era decorata a festa per la venuta del loro nume (il Dalai Lama). I racconti continuano con le danze rituali (chaam) nei monasteri, le maschere terrifiche , gli splendidi vestiti di broccato, l’Oracolo di Stato di Nechung in forsennata comunicazione con le divinità.
Il Losar segnava la fine dell’inverno e la ripresa dei lavori nei campi che dovevano essere propriziati con immense bevute e mangiate per prepararsi alla fatica e con offerte alle divinità regolatrici dei cicli naturali. Quando la religione animista Bon fu soverchiata dall’organizzato buddhismo, nell’altipiano la gente adottò il calendario lunare cinese, ma non perse l’occasione per festeggiare i primi boccioli di pesco che compaiono, in questi giorni, in Tibet.