Nepal: si è votato bene

 

Lentamente arrivano i risultati del primo turno di elezioni, circa 4 milioni di elettori concentrati nelle regioni collinari e di montagna del centro nord del Nepal. Gli altri 9 milioni nel Terai e nelle regioni orientali e occidentali voteranno il 14 giugno. Qui peseranno le tensioni con i partiti Madeshi che hanno chiesto cambiamenti costituzionali per partecipare al voto, in teoria già promessi dal governo.

Saranno eletti 281 enti locali (sindaco e vicesindaco) fra cui Kathmandu, Pokhara, Bhorapur e tantissimi villaggi ad oriente  escluso il Khumbu e ad occidente fino Jumla/Humla, nel sud si è votato solo a Chitwan.

Lo spoglio è lento e ha per ora riguardato poco più del 80% delle schede, alcune (come a Kathmandu) lunghe più di un metro (vedi foto) per l’alto numero di candidati.

Si possono già individuare le tendenze, ma è importante sottolineare i successi. Gli enti locali, finalmente legittimati dal voto dopo 20 anni di assenza, permetteranno di decentralizzare importanti attività fra cui i fondi destinati allo sviluppo e la ricostruzione (lenta) post terremoto. Gli eletti sono, in massima parte, persone che vivono nei villaggi perciò, in teoria, responsabili e controllati nel loro lavoro. Si formerà, si auspica, una nuova classe politica meno concentrata nelle caste da sempre dominanti (Brahmini, Chetri, Newari) visto che la maggioranza degli eletti appartiene alle etnie più numerose che eleggono gli enti locali. Per esempio a Kavre la maggioranza degli eletti è Tamang, un’etnia da sempre poco rappresentata. Quattro candidati Chepang sono stati eletti a Dhading e Makwanpur. Per la prima volta elette diverse donne. Gli stessi comuni (a parte i centri metropolitani) raggruppano diversi villaggi ma raramente superano i 50.000 abitanti, un altro elemento di controllo comunitario sugli eletti.

Ci sono stati episodi di violenza in alcuni distretti (una vittima negli scontri con la polizia a Dolakha), in pochi casi lo spoglio è stato sospeso per le contestazioni ma complessivamente, le elezioni sono state pacifiche.

Le speranze sono manifeste nell’alta affluenza al voto (72%), dalla partecipazione (generalmente pacifica) durante la campagna elettorale, dalle folle in attesa dei risultati. Nei villaggi di montagna i votanti hanno camminato per ore per raggiungere i seggi, hanno atteso in coda di esercitare il loro diritto, qualcuno ha fatto un casino e infatti si contano tante schede nulle. Le schede, in alcuni casi, sono volate in elicottero o portate a spalla. La logistica è sempre un problema in Nepal. Ciò ha reso più complicato e contestato il lavoro degli scrutatori, divisi nei vari distretti.

Le ultime elezioni a cui si può fare riferimento sono quelle politiche (Assemblea Costituente) del 2013 dove vinse il Congresso con circa il 30% dei voti, seguito da UML-ex comunisti moderati (27%) e maoisti (18%) i due partiti di destra, ora unificati Rastriya Prajantra Party, circa il 6%. I partiti Madhesi raccolsero il 6%. Dopo vari cambiamenti di alleanze ora il governo è formato dai Maoisti (primo ministro il leader Pushpa Kamal Dahal, Prachanda), Congresso (prossimo primo ministro Sher Bahadur Deuba) e altri partitini fra cui la destra (che ha abbandonato però  la coalizione a inizio maggio.

I principali partiti sono passati da un alleanza all’altra e anche in queste elezioni locali hanno stretto accordi non sempre comorensibi: la destra con UML a Kathmandu e Patan, maoisti e Congresso a Pokhara, Bharatpur (dove rischia la sconfitta la giovane figlia del leader maoista, Renu Dahal). Alleanze che hanno sconcertato gli elettori è provocato perdite di voti più che vantaggi.

In sintesi il risultato, seppur provvisorio e limitato regionalmente, sembra confermare la predominanza dei due maggiori partiti Congresso (previsti 102 sindaci eletti) e UML (120) e un costante calo dei maoisti con solo 47 eletti (già rilevante nelle ultime politiche) e della destra (2 eletti). Non è un successo per il partito del Congresso che arretra rispetto alle politiche. In sintesi sembra vincere l’opposizione e il suo maggior partito l’UML.

I maoisti confermano le loro posizioni nei distretti occidentali (Rukum, Dolpa) ma perdono consensi nei centri urbani fra cui Kathmandu e Pokhara. Nella capitale sembra destinato a diventare sindaco Bidhya Sundar Shakya un funzionario dell’UML, ma prendono tanti voti (circa il 18%) i nuovi partiti, BiBek Sheel con la giovanissima candidata Ranju Darshana (21 anni) e il Sajha Party (14%) da poco creato da un giornalista della BBC. I giovani sono stanchi della vecchia politica e i due neopartiti prendono più voti del candidato del Congresso.

Nel resto della Valle (esclusa la città metropolitana, cioè l’area centrale di Kathmandu) prevale, di poco, l’UML; a Patan e Bakthapur sta vincendo il Congresso.

Io festeggio la vittoria dell’amico Salam, che è diventato sindaco (Gaun Pralika Pramukh) dei sette villaggi (circa 40.000 abitanti) del Timal, in cui lavoriamo da decenni. La sua elezione sembra confermare le speranze di rinnovamento e di collegamento con le comunità dei nuovi eletti, espresse dalla gente in queste elezioni.

 

 

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