Thamel, Kathmandu

oldtridevi

Finalmente, dopo decenni di speranze respinte, è stata chiusa al traffico Thamel. La gente puo camminare, guardare i negozi (tutti uguali), conversare senza correre il rischio di essere schiacciata da macchine moto. Dovrebbero allargare la zona vietata al transito più giù fino a Chetrapati, Asan Tole e Indra Chowk, per creare un rettangolo turistico transitabile a piedi. Come una volta era tutta la città.
E qui, un tempo c’erano solo risaie, qualche alberghetto, negozi fatiscenti come il mitico Pumpernikel, uno dei pochi posti dove si poteva mangiare un panino al formaggio decente (oggi di lusso), gracchiavano le rane, poi negli ultimi 30 anni, sempre più velocemente sostituite dai clacson.
Thamel è poco più di un chilometro quadrato, dove sono presenti oltre 6.000 attività commerciali. Dalla metà degli anni ’80 è il primo posto che s’incontra arrivando in Nepal; per molti nepalesi l’unico luogo in cui si poteva parlare con un occidentale e vedere come viveva, mangiava, beveva.
Erano gli anni in cui gli ultimi freakkettoni lasciavano o erano obbligati a lasciare le stanze fatiscenti di Maru Tol, dove erano stati accolti, inizialmente, solo dalle caste basse newari o le camere degli alberghetti di Freak Street, intorno a Basantapur. Allora a Kathmandu vivevano poco più di 300.000 abitanti, oggi sembra (il dato non è certo) siano piu che decuplicati.
Allora Thamel era un quartiere di contadini newari, raccolti intorno all’antico monastero buddhista di Thabahi (oggi soffocato dalle nuove costruzioni e nuovi Mall) nella parte nord e da cui deriva il nome di Thamel.
Nel monastero (vihara per i buddhisti newari) è conservato un antico manoscritto della Pragyaparamita del 13° secolo. A est il quartiere iniziava con Tridevi Marg (vedi foto) e lo splendido Palazzo Bianco (Keshar Mahal) del ministero del’educazione, sgangherato fuori e dentro, ma che conteneva, fra antichi saloni, la studenda Kaiser Library. Un po’ più sotto si stava costruendo il grosso complesso del SAARC che ha succhiato via un sacco di risaie. Sulla Tridevi Marg c’erano i tre piccoli templi che danno il nome alla strada, e il fatiscente e sempre incasinato Migration Office, mecca dei visti. Verso sud, Thamel finiva nelle strade, bellissime, che portavano alla Piazza dei Templi.
Poi, in una veloce progressione, Thamel è diventata il centro alla moda anche per i nepalesi, nel Jump bar, House of Music, TNT all’inizio del millennio iniziarono a suonare i primi gruppi rock nepalesi, poi via concerti black metal come nella GAA Hall.
Contemporaneamente, a causa del conflitto, per cercare fortuna, per disperazione, Thamel si riempì di contadini dei villaggi, trasformati in risciomen, portatori, trafficanti, bambini di strada. In un bel libro, Basu Rai (From the streets of Kathmandu) racconta la sua storia, simile a quella di almeno un migliaio di bambini, raggomitolati uno vicino all’altro, coperti di stracci che dormivano sui marciapiedi del quartiere (alcuni dopo una sniffata di colla o un  giro con qualche pedofilo occidentale).
Negli anni del boom economico nepalese (90-95) giravano tanti soldi, maldistribuiti e concentrati in massima parte a Kathmandu. Prima nel bar dell’hotel del’Annapurna si vedevano raramente nepalesi, un caffè costava quanto un daal bhaat, ma dalla metà degli anno ’90 divenne una moda frequentare bar e ristoranti, se ne aprirono a centinaia dedicati alla nuova borghesia nepalese. I bambini degli anni ’90 (come i nostri degli anni ’60) furono la prima generazione iniziata alla cultura del consumo. Thamel esplose.
Grandi magazzini, gallerie commerciali, catene di ristoranti e pizzerie e i primi “dance bar”; la prostituzione (prima limitata e nascosta) è esplosa con oltre 20.000 ragazze (si stima) impiegate nella “sex industry”; Tridevi Marg (alla notte) è diventata una strada a luci rosse. Prima le mafie Manangi poi quelle Tamang e i Kavreli (tutte legate ai politici) controllavano il traffico, le protezioni, il mercato nero dell’oro e della valuta.
Nel 1950, Ganesh Man Singh, uno dei leader dell’allora vittorioso Congresso, comprò un palazzo degli sconfitti e esiliati principi Rana a Thamel (ancora esistente, in parte oggi occupato dalla Kathmandu Guest House), erano 16 ropani di superficie (0,8 ettari) e lo pagò Nrs 45.000 (allora circa usd 6.000). Oggi un ana (32mq, 1\16 di ropani) di terra nella zona costa oltre usd 50.000. 

Nel 1967, un ricco mercante newari (Karna Sakya) comprò una parte del palazzo di Ganesh e, con grande preveggenza, iniziò a contendersi i turisti con i primi, lussosi alberghi occidentali (Annapura e Yak and yeti) e con i freaks hotel di Basantapur. Fu un successo , raccolse la classe media (scalatori, trekkers, peace corps) e diede il via all’espansione di Thamel come hub turistico; inaugurò la Kathmandu Guest House. Ma Thamel non è solo business, bar e gallerie commerciali. Le prime librerie di di Tiwari (Pilgrims) e tante altre hanno reso il quartiere anche un posto dove trovare tantissimi libri sul Nepal e sull’Asia.
Il boom edilizio non si è ancora fermato. La terra coltivabile era il 66%  ed è scesa a meno del 10% (2011). In poco più di 20 anni, senza alcuna regola, l’anarco-architettura ha riempito gran parte della Valle. Case nuove già fatiscenti, enormi shopping center per gli acquisti. Avevano resistito, come isole, le vecchie case dei centri storici di Patan, Bhaktapur e Kathmandu sono state le più colpite, dal terremoto del 2015, speriamo che non siano, anche loro, sottoposte alla speculazione edilizia. 

Thamel ha resistito e, anzi, sembra espandere uffici e negozi all’infinito, uno sopra l’altro. I cinesi hanno dato l’ultima botta al caotico sviluppo.
Ci sono tantissime storie dentro questo quartiere, tante persone che sono partite da niente, vendendo qualche cianfrusaglia nelle strade, e hanno fatto fortuna, che hanno avuto buone idee e tanta determinazione. Ci sono stati tanti incontri fra i giovani neplesi e quelli venuti da fuori che hanno dato ad entrambi tante opportunità e fatto incrociare vite diverse. A volte mischiando il peggio dei due mondi.

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