Narendra Modi in Nepal: intese cordiali

Il primo ministro indiano Narendra Modi si è fatto un giro in Nepal, ricambiando la visita della sua controparte, il PM Oli, in India. È arrivato a Janakpur, una delle tappe del Rama tour, è salito a Muktinath, ai confini con la Cina, (bloccando il trekking dell’Annapurna per qualche giorno), s’è fatto benedire a Pashupatinath (città bloccata). Nei suoi twit esprime grande devozione per i luoghi sacri, sentimenti buoni anche per le prossime elezioni in Karnataka. Ha scritto che l ‘ India farà da sherpa per il Nepal per portarlo sull’Everest dello sviluppo.
Due visite importanti che hanno ristabilito e chiarito, dicono alcuni, le relazioni fra i due paesi. La vittoria dei partiti di sinistra nepalesi alle ultime elezioni (grazie anche una propaganda nazionalista), l’adesione all’OBOR, la crescita enorme degli investimenti cinesi (usd 79 miliardi contro i soli 36.3 indiani) in Nepal destarono preoccupazioni a Delhi. Del resto il blocco economico imposto poco dopo il terremoto, le critiche alla costituzione, l’appoggio alle proteste quasi separatiste dei Madhesi e l’abituale comportamento para coloniale dell’India avevano suscitato rabbia e proteste in Nepal e favorito la vittoria della “sinistra” contro il tradizionale filoindiano Congresso.

Dal 2016, oltre a uno sviluppo impressionante degli scambi e degli investimenti con la Cina: è iniziata la costruzione dell’ aeroporto di Pokhara, diverse centrali elettriche, strade e si parla del treno che da Shigatze, passando dell’antico valico di Kyrong, dovrebbe scendere a Kathmandu. Tutti elementi che hanno un po’ svegliato gli indiani, superata l’iniziale irritazione.
Oggi sembra che le relazioni fra i due paesi siano cambiate. Il governo nepalese è forte e legittimato dalla schiacciante maggioranza degli elettori, i due partiti comunisti si riunificheranno su posizione moderate, il blocco del 2015 ha risvegliato l’identità nazionale. L’India sembra aver capito che è necessario cambiare la diplomazia paternalistica che aveva determinato i rapporti fra i due paesi dalla fine dell’Impero. Cosa che Modi non fece nella sua scorsa visita, più controversa e contestata, nel 2014.
Anche perché la Cina è disinteressata a un controllo politico sul Nepal, che considera, da sempre, un estensione dell’area di sicurezza indiana. Ma si muove velocemente investendo in strade, IT e idropower, come ogni buona potenza capitalistica, per guadagnare. L’India e rimasta indietro ma, in questa visita, rilancia con la partenza della centrale elettrica Arun III (900 MW), un riequilibrio della bilancia dei pagamenti (80% del commercio passa dalle pianure indiane) e l’apertura dei mercati indiani ai prodotti nepalesi (per esempio cardamomo, te, etc.).
Modi sembra perfino vedere di buon occhio la ferrovia che, in teoria, potrebbe spingersi fino in India, rivoluzionando il commercio fra i due giganti asiatici.
Insomma Khadga Prashad Karma Oli, vecchio comunista ma da tempo politico scaltro e il suo junior partner il maoista Prachanda (anche lui ormai riconvertito al gusto del potere) sembrano usciti bene da questi incontri è ciò è positivo anche per il Nepal. Rimangono, e qualche contestatore subito arrestato ha segnalato, vecchi rancori, problemi di definizione dei confini, investimenti promessi e non partiti ma, sembra cambiato il rapporto fra i due paesi.
Anche Modi è riuscito a ristabilire rapporti meno tesi con un paese confinante e non ripetere gli errori fatti in Sri Lanka, dove la Cina è riuscita a mettere su una bella base navale in pieno Oceano Indiano, per le politiche aggressive di Delhi e il disinteresse dell’Occidente.

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