Poi alla fine nelle tasche dei ricchi di entrambi i mondi.
Una vecchia storia riconfermata da Jason Nickel (The Divide-il Saggiatore ed.)
Alla fine del 2016, la Global Financial Integrity, una Ong americana, e il Centro di ricerca applicata della Norwegian School of Economics hanno pubblicato alcuni dati che cambiano completamente la nostra prospettiva.
Hanno calcolato tutte le risorse finanziarie trasferite ogni anno fra paesi ricchi e paesi poveri: non solo aiuti, investimenti esteri e flussi commerciali, come avevano fatto studi precedenti, ma anche altri tipi di trasferimenti, come remissioni del debito, rimesse degli emigranti e fughe di capitali.
È la valutazione di trasferimenti di risorse più esaustiva che sia stata fatta finora.
Il risultato è che nel 2012, l’ultimo anno per cui erano disponibili dati, i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto poco più di 2000 miliardi di dollari, compresi tutti gli aiuti, investimenti e redditi dall’estero. Nello stesso anno, però, più del doppio di quella cifra, qualcosa come 5000 miliardi di dollari, ha seguito il percorso inverso.
In pratica, i paesi in via di sviluppo hanno «inviato» al resto del mondo 3000 miliardi di dollari in più rispetto a quelli che hanno ricevuto. Se guardiamo tutti gli anni a partire dal 1980, questi deflussi netti raggiungono lo sconvolgente totale di 26 500 miliardi di dollari: a tanto ammonta la cifra drenata dai paesi del Sud del mondo negli ultimi decenni.
Per avere un’idea dei numeri di cui stiamo parlando, 26 500 miliardi di dollari sono all’incirca il Pil degli Stati Uniti e quello dell’Europa occidentale sommati insieme.