Rebuild Kasthamandap

Rebuild kasthamandap

In uno dei primi post sul terremoto, avevamo scritto che la ricostruzione del Kastahamandap (o Maru Sattal come è chiamato dai Newari, gli originari abitanti della Valle) sarebbe un simbolo della ricostruzione . Adesso un giovane nepalese Dipash Risal (che fra l’altro vive all’estero) ha aperto un sito, dedicato alla sua storia e importanza per il patrimonio artistico e sociale di Kathmandu.

Perché merita attenzione nella ricostruzione morale e fisica della città? Tanto perché è una bellissima costruzione che risale, forse,  a circa 1.000 anni orsono. Intorno ad essa è cresciuta la città da cui, secondo alcuni, prende il nome. E’ uno dei pochi edifici comunitari, costruito per dare un tetto ai mercanti, contadini, santoni, viaggiatori che giungevano nella Valle, per scambiare beni e idee dal Tibet, dall’India e dal resto del Nepal. Kathmandu deve la sua prosperità al fatto di  essere al centro di una rete commerciale  nord-sud: dalla Cina, Tibet, al’India. Dal nord giungevano sete, lana, burro, sale minerale scambiati con cotone, riso, manufatti. Costruito per il popolo, non come la maggioranza degli edifici della Valle dedicati ad ospitare sovrani o ingraziarsi divinità.

Sotto il Kasthmandap, in tempi più recenti, generazioni di freakkettoni hano intravisto lo Shangri-la, i poveracci hanno dormito, i musicisti hanno suonato. Il giorno del terremoto era in corso una donazione di sangue, il crollo dell’edificio ha provocato decine di vittime.

La sua mancanza si sente nella Piazza, ora priva anche delle due pagode dedicate a Shiva e Vishnu. Un buco nel cuore architettonico e sentimentale della città. Aveva resistito nell’altro grande terremoto del 1934.

La leggenda lo vuole legato a una delle innumerevoli sfide fra santoni tantrici (Goraknath contro Lopidada), il secondo, sconfitto, s’impegnò a costruire un “sattal” per accumulare meriti e lo costruì con il tronco di un solo albero.

Diverse iscrizioni in argento e bronzo ricordano eventi accaduti sotto i suoi legni intarsiati, iscrizioni che, speriamo siano state recuperate.

La sua storia si intreccia con quella di alcuni dei principali studiosi italiani dell’arte nepalese come Luciano Petech che, scoperto un antico manoscritto, scrive che la struttura risale originariamente al 1090. Altri due studiosi italiani (V.Sestini e E.Somigli) in un tomo dettagliato sulla Architettura Himalaya, riproducono diversi e precisi particolari dell’edificio, fondamentali per la sua ricostruzione.

Per me è uno dei posti  di cui non potrei fare senza. Tanti ricordi ed emozioni passando fra quelle travi e sedendosi, alla sera, ad ascoltare la musica e le preghiere dei templi vicini.

Oggi Basantapur, il grande piazzale nato dopo il terremoto del 1934, ha ripreso l’aspetto abituale. Le tende dei sopravvissuti sono state rimpiazzate dalle solite bancarelle dei venditori.

Takecare1village nepal

Una risposta a “Rebuild Kasthamandap

  1. The Department of Archaeology has sought Rs 200 million from the government for the reconstruction of historical Kashthamandap. It will Take 3 years. In euro a round 2 million.
    It seems to much.

Lascia un commento