Si prepara il sacco della vecchia Kathmandu?

seto machendranath temple

Scendendo da Thamel verso Asan Tole (l’antico mercato delle verdure) si passa nella vecchia Kathmandu, fatta di cortili, case di mattoni, finestre di legno intagliato, cortili nascosti. Tutto traballa e, adesso, con le prime demolizioni sembra di passare in una bocca sdentata.

Il grosso buco è quello costituito dal muraglione che proteggeva il bellissimo tempio di Seto Machendranath, il  Signore delle piogge e dei Naga, che  ha resistito dolorante. (vedi foto)

Si inizia a demolire in attesa che la neonata Reconstruction Authority dia i soldi per le case e i permessi per ricostruirle. Si teme il sacco della vecchia Kathmandu e la totale sparizione delle vecchie case e, dunque, del fascino della città. Non che prima del terremoto qualcuno (donatori o governi) avesse pensato a preservare un minimo del patrimonio artistico. La Piazza dei templi e le strade che la circondano sono pieni di mostri edilizi, di macchine che macinano visitatori e antiche costruzioni.

Del resto (come accadde da noi), per molti nepalesi il massimo è avere una casa nuova di almeno tre piani per viverci con la famiglia e avere una rendita affittandone una parte. Tre anna di terreno (circa 100 mq) valgono qualche centinaia di migliaia di euro nella parte vecchia della capitale e permettono di costruire un bel casermone di cemento da rivendere al triplo o da affittare come supermercato. Gli speculatori sono già in movimento e le banche non si lasceranno sfuggire l’occasione di riprendere a gonfiare la bolla immobiliare.

Intanto l’occasione è stata propizia per allontanare i vecchi affittuari delle stamberghe affastellate (euro 20 al mese di affitto per una stanza) che, chiaramente non avranno nessun indennizzo (alcuni sono ancora nelle tende) e gli affitti nel resto della città sono schizzati.

I proprietari dei vecchi quartieri non pensano tanto al passato ma al futuro che potrebbe essere redditizio (anche qui il denaro ha sostituito molte divinità del passato). Oltre 200 persone (circa 110 proprietari di case) dei ward centrali della vecchia Kathmandu (Suchika Galli, Kilagal, Itumbaha, Bhotahity, Asan) hanno portato un progetto al comune di Kathmandu (Kathmandu Metropolitan City) per buttar giù tutto e ricostruire tutto in cemento, con case di tre quattro piani, simili alle periferie delle città occidentali. Costo circa 2 miliardi di euro, tempi (nepalesi) 5 anni.

Se il progetto sarà approvato e finanziato, la vecchia Kathmandu sarà definitivamente persa e dai gradini del tempio potremmo solo ricordare e rimpiangere com’era.

Lo stesso rischia di accedere per le antiche città newari come Sankhu e Bungamati e, giù, nei villaggi intorno a Godavari dove si costruiscono nuove strade. Proprio in questi giorni, ogni 12 anni, si sta celebrando la grande celebrazione dell’inizio del mondo, quando Shiva gettò una goccia di amrita, proprio qui nella sacra piscina (Dhunge Dhara), e iniziò a formarsi l’oceano. Sono attesi almeno 1 milione di visitatori da tutta l’india e 400 sacerdoti

Ciò che rende grandi questi festival e tradizioni sono le persone e l’ambiente in cui si svolgono. E’ difficile immaginare le celebrazioni e i cortei del Dashain, o la prossima Gaj Yatra fra appartamenti di cemento.

La speranza è che i donatori internazionali, che dovranno finanziare la ricostruzione, inizino a pensare (dopo decenni di disattenzione) che il patrimonio urbanistico di una città ha un valore non solo culturale e sociale ma anche economico. Se no i turisti a Kathmandu cosa ci verranno a fare?

5 risposte a “Si prepara il sacco della vecchia Kathmandu?

  1. che brutta cosa. Ma cosa hanno tutti da imitare questo gran brutto occidente? Un’altra cultura che se ne va insieme a quelle portate via dalle guerre. Un saluto.

  2. Those killed in the violence were humans, Nepalis. Mother Nepal weeps. Let us stop the violence and counter-violence

  3. Purtroppo la catastrofe del terremoto in Nepal evoca tutto quanto accaduto in Italia, dal Belice del ’68 all’Abruzzo del 2009 : il fatto, ma soprattutto il non fatto e il “mal fatto” …. La notizia che privati, piuttosto che progettare una ricostruzione rispettosa della cultura, dell’economia locale, delle persone, cerchino di speculare a danno del centro storico di Kathmandu già degradato, pesa come un macigno…Cosa è realistico prevedere? che la municipality chiuda tutti e due gli occhi e, nel sistema corrotto della burocrazia locale, ci guadagni anche? possibile che non ci siano autorità a monitorare la situazione, controllare cosa succederà? che il patrimonio urbanistico di una città patrimonio dell’umanità sia lasciato in mano a rozzi speculatori? Enrico, condivido in toto quando dici che insieme al valore culturale e sociale, va tutelato un valore economico di un bene che è di tutti. Possibile che non ci sia una mobilitazione, un’azione di pressione della società civile, della comunità internazionale…dell’UNESCO?

  4. Certo è che l’Unesco, visto il poco fatto nel passato, non sarà in grado di controllare la ricostruzione. Data la situazione del Nepal vincerà il liberi tutti, almeno per quanto riguarda la città vecchia. Li sta il fascino che resta di Kathmandu.

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