Nepal: conseguenze del conflitto

protesteRisulta difficile rimettere il paese in sesto e la crisi economica mondiale non aiuta. In Nepal diminuiranno le due principali fonti di reddito per lo stato e le famiglie: gli aiuti internazionali ele rimesse degli emigranti.
Il Paese (come abbiamo visto nel post su Terai) sta continuando a pagare le conseguenze sociali del conflitto cioè tante questioni aperte e fomentatrici di tensioni. Two youths from Kathmandu – Nirmal Panta and Pushkar Dangol – who were abducted by Maoist-affiliated Youth Communist League (YCL) cadres a month ago on October 20, were found killed, titolava il Kathmandu post
In questi giorni i quartieri settentrionali di Kalanchi (dove risiedevano le famiglie) sono stati bloccati da dimostrazioni e , oggi la protesta si estesa a tutta la Valle con l’abituale blocco dei trasporti e scontri fra studenti e polizia nella centralissima Lainchour.
Il conflitto e la gestione de potere hanno favorito l’impunità per le azioni della Young Communist League (YCL) e gli attuali leaders maoisti al governo non riescono a frenarla. Le tensioni sono sparse ovunque: in molti distretti è stata tolta la terra e la casa alle famiglie degli oppositori durante il conflitto e non ancora restituita, altre centinaia di persone manifestano costantemente a Kathmandu e nei distretti per avere giustizia verso famigliari uccisi dai maoisti. Durante la guerriglia il confine fra attività militare e banditismo è stato vago come denunciavano contadini e imprenditori vessati dalle richieste di donazioni e minacciati (a volte picchiati e uccisi) se si opponevano. Ma la legalità non è tornata  come denunciano gli imprenditori del Terai , sottoposti a richieste costanti di “donazioni” da parte di oltre 15 gruppi armati separatisti. In questi giorni si è svolto un incontro per cercare di risolvere la guerriglia nel sud e il ministro maoista Janardhan Sharma detto Prabhakar ha incontrato molti di questi gruppi fra cui il Madhesi Virus Killers (?). Lo stesso denunciano i famigliari delle vittime presunte dei maoisti e YCL, una decina negli ultimi mesi.
Nell’attesa che lo stato inizi a funzionare, i giovani senza lavoro e, dunque,  impegnati nelle varie organizzazioni parapolitiche godono dell’impunità dalla legge (assicurata anche dallo stato al collasso) per rubare, minacciare, estorcere e rapire.
La polizia di Kathmandu ha segnalato in un rapporto l’aumento della criminalità in tutto il paese ma, ovviamente, la concentrazione di reati è concentrata al 60% nella Valle. Ogni settimana 37 furti, 3 omicidi, 3 rapimenti, 6 estorsioni. Almeno quelle denunciate.
Curiosamente fra 3924 arrestati nell’ultimo trimestre (82% ubriachi) è anche segnalato che Eighty-eight per cent of the arrested were non-vegetarians. He said 90 per cent of the arrested were male, nine per cent were female and re maining were third-genders. Comunque anche la polizia non scherza se risulta confermato un rapporto del Human Rights Watch che denuncia abusi, molestie e violenze verso i bambini di strada arrestati per piccoli furti o vagabondaggio.

Non è necessario essere decrepiti ma basta tornare a un ventennio orsono per ricordare la Valle come un luogo dove la violenza era un fenomeno inesistente. Il sabato sera c’era un po’ più di movimento per il flusso d’alcol, ma le ragazze andavano da sole sulla collina di Swayambhu a godersi la Valle nel plenilunio (Purnima) e a parlare male degli uomini. L’unico pericolo: scimmie e cani randagi. vecchia-foto-di-swayambhu

Tutti, YCL, PLA (esercito maoista), gruppi del Terai chiedono, di fatto, una cosa sola essere arruolati nello stato come militari, poliziotti, funzionari statali, lavori socialmente utili. Se si avessero le risorse per arruolare circa 100.000 persone parte dei problemi d’ordine pubblico sarebbero risolti.
Per cercare di gestire le tensioni sociali e politiche e il controllo delle bande (e tutto il resto) la tecnica fin quì usata dal partito di maggioranza relativa (i maoisti) è stata, come nella migliore strategia politica occidentale, i proclami e il rinvio. La loro prima necessità è tenere insieme il partito ed evitare una probabile scissione a sinistra. Fra i rinvii anche la National Conference of Cadres in cui Mohan Baidya ‘Kiran’, vuole contestare la linea morbida del Primo Ministro Prachanda. Qui ne vedremo delle belle, a medio termine.

Negli anni ho lavorato  nel settore dell’educazione che permane, in Nepal, uno dei più critici e disastrati e anche qui la situazione peggiora e le tensioni s’inaspriscono, bloccandolo. Tutto ciò pur ricevendo, l’educazione pubblica, iniezioni costanti di aiuti internazionali per centinaia di milioni di dollari all’anno. (sarà argomento di altro post)
La prova è che sono state aperte 8500 scuole private in cui studiano 1.5 milioni di studenti (stesso fenomeno in India) e altri 70.000 frequentano College Privati. L’Università pubblica è stata ormai sorpassata come qualità da quelle private. Chi può, come detto, và a studiare all’estero.
Anche qui, nei giorni scorsi, grandi manifestazione del Private and Boarding Schools Organization of Nepal (PABSON), contro l’aumento della tassazione. Ieri sono scesi in piazza gli insegnanti del Institutional School Teachers’ Union (ISTU) chiudendo tutte le scuole nella Valle. Questi chiedono, come ovunque, aumenti salariali e la nazionalizzazione delle scuole private.
Per chi vuol leggere un interessante contributo sull’educazione in India e Nepal può collegarsi a questo sito, di una ONG nepalese che sta, faticosamente, cercando di fare il suo lavoro. http://ccsnepal.wordpress.com/2008/11/16/suggestions-on-education-projects/

5 risposte a “Nepal: conseguenze del conflitto

  1. C’è una cosa che non capisco Enrico: pensi che vogliano entrare nell’esercito per frenare le violenze e i problemi che a volte proprio il nuovo governo ha creato? A volte mi pare un contro senso. La scia negativa lasciata dalla guerra civile richiederà tempo per assorbirsi ma, a questo punto, mi chiedo-o meglio chiedo a te che sei lì e hai modo di vedere meglio quello che succede- si riuscirà a fermare mai tutto questo? Il Nepal è stato sempre pacifico…e ora? tutto questo da dove viene? Un nuovo governo? solo questo? Eppure sono sempre nepalesi…e tu li conosci meglio di me! sai bene quanto meravigliosi possono essere potenzialmente.

    A volte penso che il cambiamento è avvenuto nel momento si è cominciato a parlare di cambiamento e alcuni, purtroppo, hanno scelto la strada sbagliata.
    Sono molto preoccupata.
    Lavorando anche io nell’istruzione, quella italiana (certo non meno disastrata di quella nepalese), mi rendo conto che la situazione lì può essere pesante.

    Grazie per l’informazione che dai. per me è molto preziosa perchè una parte grande di me è rimasta lì, ferma tra Kathmandu e Lamatar

  2. Ciao Sonia
    Il Nepal, nell’ultimo ventennio, è entrato nel mondo. La migrazione, internet, le comunicazioni hanno creato nuove esigenze ed aspettative specie nei giovani (studenti ed insegnanti dei villaggi). Queste aspettative sono state deluse, più volte, dai diversi governi che dal 1990 hanno governato il Paese (dopo l’avvento della democrazia che aveva generato molte speranze). Nei villaggi e comunque fuori da Kathmandu nulla è cambiato rispetto al precedente regime del Panchayath (monarchia pressoché assoluta) anzi i flussi di denaro e ricchezza derivanti dallo sviluppo economico seguito alla liberalizzazione dei mercati (1993) e dall’incremento degli aiuti internazionali si sono fermati a Kathmandu, spartiti da politici, burocrati e affaristi dell’industria dell’assistenza.
    I soldi nei villaggi, per strade, elettricità, servizi scolastici, sanitari etc., sono arrivati con il contagocce e la gente si è incazzata. I giovani (studenti, contadini, insegnanti) senza speranza e prospettive l’hanno trovata nei maoisti e, dal 1996, è scoppiato il conflitto.
    Questa gente, e tanti opportunisti saliti sul carro vincente, ora vogliono la loro parte di torta e i leaders maoisti al governo non sanno dove prenderla.
    Il conflitto, inoltre, ha rotto schemi, valori e ridotto i coaugulanti sociali tradizionali: da qui ulteriore casino.
    Oggi è molto difficile riparare quanto si è rotto.

  3. Sonia, dai, la scuola italiana “certo non meno disastrata di quella nepalese”… mi pare un po’ eccessivo. Posto che da noi la situazione e’ grave, ovviamente.

  4. Ciao Simone
    ma noi siamo membri del G8 e il 6°, 7° paese più svilippato del mondo. Da noi il 60% del reddito va via in tasse (anche per la scuola).
    Quindi, in proporzione.

  5. concordo con enrico anche se sono dall’altra parte della barricata.i tagli previsti andranno a gravare anche sulle ore di istruzione…verranno tolte ore di italiano, matematica, scienze fisica e inglese per rispamiare sulle cattedre..tagliare si ma farlo a spese degli studenti no.
    il prossimo anno avró classi da 35 studenti, sempre per risparmire…..e sempre per risparmiare verranno abolite tutte le sperimentazioni pratiche nei laboratori dei licei scientifici e negli istituti tecnico/professionali….per tornare ad un sano e controllato sapere teorico che non ho capito chi rassicura.
    In italia le scuole cadono in testa agli studenti facendo morti, in nepal le strutture saranno anche fatiscenti ma almeno qualcuno pensa a ristrutturarle (il nepal ti ringrazia Enrico) con mezzi non necessariamente governativi (cosa impossibile in Italia). Ho dormito varie volte in scuole dei distretti ovest e , a parte qualche pipistrello, non ho mai temuto che mi crollasse il tetto sulla testa.
    A Tetang, nel basso Mustang, ho parlato con un maestro che insegnava in una primary school con 6 studenti insieme ad altri 2 insegnanti. Questo forse é un eccesso opposto ma ne capisco anche le motivazioni…………e sinceramentele condivido

    Credo che in nepal, come in italia-anche se con incidenze diverse- succeda la stessa cosa: risparmiare ll’istruzine per garantire l’arricchimento di quelle lobby che si crede siano il futuro del paese. Il problema é la ricaduta sul resto del paese di queste scelte. Quanti ne traggono vantaggio veramente? E’ giusto sacrificare i ragazzi? é giusto pensare ad un modello di futuro cosí strutturato? in nepal il 60 % della popolazione é giovane…non si dovrebbe puntare piú su di loro che sul ristabilire qualcosa che non c’é mai stato o che si vorrebbe ci fosse stato?

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