Su Mumbai

mumbai2Bombay (Mumbai) è la città più cosmopolita e aperta al mondo dell’India, dove arrivano e risiedono gli investitori internazionali che hanno contribuito allo sviluppo dell’economia indiana. Arrivando dall’aereoporto, gli operatori commerciali sbirciano dai finestrini gli immensi slums in cui vivono e convivono hindu e musulmani, dove mafie e gruppi integralisti trovano, fra la disperazione, facile manovalanza. A Mumbai è nato ed è più forte e rappresentato l’integralismo razzista hindu dello Shiv Sena, con contraltare la reazione oganizzata musulmana. Mumbai è stata già attaccata con attentati dinamitardi nel 1993 e nel 2005 con oltre 250 vittime.
Più che altre metropoli indiane, Mumbai rappresenta l’India: moderna e antica, tollerante e democratica ma carica di tensioni.
L’aumento della ricchezza e delle disparità fra città, campagne, gruppi etnici, tribali e castali sottostà alle tensioni, sfruttata e ampliate dai gruppi separatisti e dagli integralismi politici e religiosi.
Questa situazione è rappresentato dalla guerriglia politica (spesso sostenuta da gruppi tribali marginali) del People’s Guerrilla Army, People’s War Group, Moist Communist Centre, Communist Party of India-Maoist and Communist Party of India Janashakti. In Assam, ci sono almeno 35 gruppi separatisti, a Manipur opera il People’s Liberation Army, in Meghalava il People’s Liberation Front of Meghalava. Altri gruppi terroristici sono presenti in Punjab (12), Tripura (30) e Mizoram e in Arunachal Pradesh.
Non sarebbe sorprendente che, pur mossi da diversi obiettivi, ci fosse un disegno comune (e in alcuni casi un già provato appoggio logistico) fra questi mumbai3-dharavi-slumgruppi e il terrorismo auto-dichiarato islamico
L’attacco militare a Mumbai e il controllo per giorni di obiettivi strategici ricorda le operazioni delle Tigri del Tamil e rappresenta una nuova tattica del terrorismo “islamico”, più impressionante per l’organizzazione e il dispiego di uomini e mezzi.
Il nemico è debole e si può attaccare, questo è il messaggio lanciato a tutti quei gruppi che vogliono inasprire lo “scontro fra civiltà” anche con obiettivi diversi (islam contro occidente, comunismo contro capitalismo); contemporaneamente i terroristi sperano in una reazione dei gruppi integralisti hindu.
L’India il prossimo anno vota e, sempre, la religione è stata sfruttata come strumento elettorale, esacerbando le tensioni. In Orissa, in Assam e anche a Mumbai nei mesi scorsi abbaiamo visto le avvisaglie di crescenti tensioni fra fedi ed etnie, sfruttate da gruppi politici.
Questi fattori hanno probabilmente determinato l’attacco alla città che segue un anno di stragi ripetute e di cui abbiamo già parlato in altri posts.

I terroristi si scatenano contro l’India perché rappresenta, con le enormi contraddizioni, un esempio di democrazia tollerante, in un paese ancora povero ma in fase di sviluppo. Perché potrebbe rappresentare un modello di società moderna, alternativa ma non antagonista con l’occidente. Perché sta sviluppando rapporti con i nuovi grandi paesi democratici emergenti (Brasile, Sud Africa) per proporre un ordine economico mondiale differente da quello tradizionale. Perché rifiuta, nella pratica, la teoria dello “scontro fra civiltà” visto che 150 milioni di musulmani vivono e convivono in India.
Il terrorismo vuole spezzare qusto trend e ri-radicalizzare lo scontro, fra occidente e  resto del mondo come la folle politica del figlio scemo Bush stava causando.
il titolo dell'Himalayan TimesObiettivo ultimo estendere, dall’Afghanistan e Pakistan, la guerra fra civiltà. To tackle terror in India it is urgently necessary to stabilise Pakistan and Bangladesh. And, India should seek international help now to upgrade its own security apparatus, but also to stabilise the entire region stretching from Afghanistan to Bangladesh (in dicembre le elezioni), scrive ieri in un editoriale Times of India.
Risponde il Post dal Pakistan The sentiment in both countries is that enough is enough and now the US must end this war and wind up from here for the allies’ presence has seriously damaged the region’s economy, making the future bleak for almost a whole generation.
Quello che sta accadendo è che l’ Afghanistan ( e l’Iraq) sta diventando un altro buco nero di problemi irrisolti che, come insegnano Palestina e Kashmir, è decennale sorgente di disperazione e terrorismo. La necessità di nuove politiche per affrontare la crisi afghana (e le sue implicazioni) è addirittura segnalata nell’ultimo numero di Foreign Affairs  (legata al governo USA).
Per contrastare questi pensieri bisogna ricordare che in Asia prevale comunque la tolleranza: in Nepal Musulmani e Hindu festeggiano insieme le rispettive feste, in Cambogia i Musulmani Cham vivono in pacifica convivenza da secoli, e l’India permane il secondo paese musulmano del mondo.

Una risposta a “Su Mumbai

  1. Pingback: Rape of India, l’arte contro il terrore « Crespi Enrico from Nepal (and Asia)·

Lascia un commento