Mi segnalano questo articolo di Pino Giglioli comparso nell’ottobre 2009 su “Il Fatto Quotidiano”, lo pubblichiamo perchè si ricollega a quanto già scritto relativamente ai sistemi di potere transpartitici che coinvolgono anche ONLUS come CCS Italia o l’Ospedale Pediatrico Gaslini e l’intera città di Genova (tutti malgestiti e sofferenti). La cosa che a me disturba è che questo andazzo italiano ricade negativamente non solo sui cittadini italiani ma anche su beneficiari lontani e più sfigati. Uno spaccato di un sistema che scricchiola. Un articolo che sembra un oroscopo riuscito. E che si ricollega alla cronaca di questi giorni ai vari portaborse come Bertolaso, suoi protetti e protettori.
“Si chiama Donato Bruccoleri, ed è il nuovo consigliere di amministrazione dell’ospedale pediatrico più importante d’Italia: il Gaslini di Genova. Bruccoleri in realtà fa il farmacista a Sestri e non ha esperienza specifica ma il sindaco del Pd, Marta Vincenzi, lo ha prescelto. Bruccoleri è cugino di primo grado dell’onorevole Salvatore Cuffaro, parlamentare dell’Udc ed ex presidente della Regione Sicilia. Un doppio legame familiare. Anche la moglie di Bruccoleri, Maria Linda Cuffaro, titolare di un’altra farmacia, è cugina del senatore. “Sono onorato di essere cugino di Totò”, spiega lui, “ma non ho tessere e mi spiacerebbe se ci fossero speculazioni sulle mie parentele”. Dopo la precisazione, Bruccoleri aggiunge un dettaglio: “sono amico di Rosario Monteleone”, cioé del segretario dell’Udc ligure.
La nomina del cugino di Cuffaro insomma potrebbe inserirsi nel serrato corteggiamento del Pd nei confronti dell’Udc, senza l’appoggio del quale il governatore Claudio Burlando non vincerà mai le prossime elezioni regionali. Due settimane fa era toccato a Raffaele Bozzano, anche lui vicino a Monteleone e socio di Franco Lazzarini (praticamente un gemello siamese di Burlando). Il presidente della Regione Liguria (nonché candidato alle elezioni del 2010 per il centrosinistra) va avanti per la sua strada e, a chi gli rinfaccia di occupare poltrone chiave con logiche politiche, risponde con un’altra nomina. E non stiamo parlando di una storia locale. La Liguria, con la Puglia, è uno dei nodi del potere di centrosinistra che da più di un decennio ha il suo fulcro in Massimo D’Alema. Nel curriculum del neo-consigliere Bozzano (un broker assicurativo dai modi svelti, già bollato dai consiglieri di centrodestra Matteo Rosso e Gianni Plinio come “sprovvisto dei requisiti di legge e della professionalità specifica in campo medico-scientifico”), mancava un titolo che forse doveva essere valutato. Non parliamo dell’appartenenza al Sovrano Ordine Militare di Malta. Bozzano è stato presidente e consigliere della più grande società privata di brokeraggio assicurativo italiana, la Italbrokers di Genova (di cui detiene ancora un consistente pacchetto azionario). Tirando qualche filo si scopre che la nomina di Bozzano è soltanto la punta dell’iceberg del potere di Burlando. L’iceberg emerse per un attimo nel 2006 quando il presidente della Regione fu beccato a guidare contromano su uno svincolo autostradale. Il Governatore era alla guida di un’auto intestata a Franco Lazzarini, numero uno di Italbrokers e intimo di D’Alema che in quel periodo condivideva con Burlando anche un’abitazione nel quartiere più chic di Genova (“pago un affitto di mercato”, garantì il politico).
Più d’uno in città storse il naso per quell’amicizia strettissima con un assicuratore che con la sua società ha ottenuto tanti contratti da enti e società pubbliche: “Sono il broker delle Ferrovie e del Parlamento”, ha sempre ammesso Lazzarini. Già, le Ferrovie, un appalto ottenuto quando Burlando era ministro dei Trasporti: “La gara per l’affidamento era già stata impostata quando governava il centrodestra”, assicura Lazzarini. Poi ci sarebbero Vigili del Fuoco, Fincantieri, parte di Finmeccanica e Anas e via elencando. I critici fanno notare che Italbrokers gode di appoggi politici bipartisan, che oltre a Lazzarini, amico dei vertici del Pd, nel cda siedono ex socialisti e militanti del Pdl come Fabrizio Moro, ex consigliere regionale di Forza Italia e figura chiave del partito in Liguria. Insomma, una bicamerale. È soltanto l’inizio: soci e consiglieri della Italbrokers a Genova siedono ovunque.
Il presidente onorario, Fernanda Contri (ex giudice della Corte Costituzionale e militante socialista dei tempi d’oro) è diventata anche membro dell’Autorità Garante del Porto che vigila sugli appalti. Una professionista della vigilanza: Sviluppo Genova (che maneggia miliardi di euro degli enti locali) l’ha scelta per lo stesso ruolo. Non importa che Italbrokers in passato abbia avuto a che fare con la stessa società pubblica e che Gianni Pisani (socio di Interconsult che detiene quote di Italbrokers e iscritto al Maestrale di Burlando) sia stato nel cda di Sviluppo Genova. Ma è soltanto un tassello: della Italbrokers è socio anche Marcellino Gavio, il re delle autostrade, ormai figura cardine del potere ligure, con partecipazioni dai trasporti, al principale istituto di credito, la Carige.
Al centro di tutto c’è lui, Lazzarini, che, come ricostruisce il libro Capitalismo di rapina di Paolo Biondani, Mario Gerevini e Vittorio Malagutti, avrebbe avuto un ruolo nella scalata dei “capitani coraggiosi” a Telecom, appoggiata da Massimo D’Alema, al fianco di Chicco Gnutti (quello coinvolto nelle indagini sui “furbetti del quartierino”). Anche se Lazzarini riduce la storia a “operazioni svolte a titolo personale con pesanti perdite”. Oltre alla Italbrokers l’altra radice del potere burlandiano è l’associazione fondata dal presidente, Maestrale. Chi siede nella società Italbrokers spesso è membro anche dell’associazione. Scorrendo i nomi dei fondatori, infatti, oltre a Lazzarini si trovano Gianni Pisani, Alcide Rosina e Franco Pronzato (tutti soci di Interconsult che a sua volta, come si diceva prima, è legata a Italbrokers). Tra i soci fondatori dell’associazione di Burlando, uno su dieci ha ottenuto un incarico dalla Regione presieduta da Burlando.
Ma c’è di più: l’elenco – piuttosto bipartisan – comprende quasi tutte le poltrone più importanti della Liguria: dall’allora sindaco Giuseppe Pericu all’attuale rettore dell’università, Giacomo Deferrari (la società di sua moglie aveva ottenuto consulenze dal Comune di Genova e dal ministero dei Trasporti quando Burlando era in giunta e quando poi divenne ministro). Non poteva mancare Mario Giacomazzi, leader di un colosso immobiliare e presidente dell’associazione locale di settore di Confindustria. Sono soci Marco Arato, presidente dello scalo di Genova, Luigi Negri, presidente di Terminal Contenitori Porto di Genova spa. Insomma, Burlando in Liguria ha realizzato il miracolo sfuggito al centrosinistra nazionale: ha messo d’accordo impresa e mondo operaio.
L’elenco è interminabile: il Maestrale soffia forte grazie a assessori, presidenti delle Asl, architetti apprezzati dagli enti pubblici. Burlando sente la spinta e si ricorda del Maestrale quando sceglie i manager delle società chiave. Per la neocostituita Infrastrutture Liguria ha chiamato Edoardo Bozzo come presidente e Gian Poggi, come consigliere. Entrambi sono iscritti all’associazione, entrambi sono amici suoi. Entrambi sono diventati dipendenti regionali. Bozzo è anche presidente della Filse, la potentissima finanziaria regionale. Infrastrutture Liguria dovrà gestire gli appalti per la costruzione dei nuovi ospedali regionali, un affare da quasi un miliardo di euro. Due consiglieri su tre pescati tra i sostenitori del presidente sono una garanzia. Per Burlando. Questo sistema di potere ha importanti punti di contatto con quello barese emerso nelle indagini su Gianpaolo Tarantini. Per assaporare questo mix che ricorda le orecchiette pugliesi condite con il pesto ligure, bisogna partire da una storia riportata da Marco Preve e Ferruccio Sansa nel libro Il partito del cemento. Bozzano è stato consigliere della Festival Crociere proprio nel periodo in cui la compagnia fu protagonista di uno dei più grandi fallimenti della storia italiana: 300 lavoratori a casa e 260 imprese con i conti in rosso. Per Genova una piccola Parmalat.
Nel consiglio della società, oltre a Bozzano, era presente anche Roberto De Santis, soprannominato in passato anche ‘il banchiere di D’Alema’. L’uomo che, attraverso un complesso intreccio societario che passava per la società London Court è stato tra le figure chiave della Formula Bingo, costituita nel 2000 per sviluppare il nuovo gioco da un amico di Massimo D’Alema, Luciano Consoli. De Santis è anche l’uomo che vendette lo yacht Ikarus a D’Alema e ai suoi amici. Ed è l’uomo sentito come testimone in un’inchiesta del 2000 sulle escort che avevano accesso al Parlamento ai tempi del centrosinistra. Le donnine non ruotavano attorno a Tarantini ma Bari c’entra sempre. Tra gli “utilizzatori finali” c’era Franco Palmiro Mariani (presidente del porto di Bari, genovese di nascita, cresciuto con Burlando, esperto di trasporti e grande elettore di D’Alema) insieme a De Santis e Franco Lazzarini. Proprio l’amico che condivide tetto, auto e multe con Burlando.
Ma che, quando Il Giornale pochi mesi fa racconta i suoi rapporti con le escort, reagisce in stile Cavaliere: “Io le donne non le ho mai pagate e qualcuno dei miei amici, secondo me, non aveva mai visto nemmeno la figa”. Sulla vicenda Festival, De Santis assicura: “Non avevo deleghe. Avrò partecipato al massimo a tre o quattro consigli di amministrazione”. Anche se ha percepito 143mila euro in due anni. E Burlando? All’epoca del fallimento Festival qualche cronista notò tra le carte sequestrate dagli investigatori tre voci “interessanti”. Si parlava delle spese “folli” del patron della scoietà, il greco Poulides. Nell’elenco si leggeva: “Appartamento per Burlando C., 495 euro, appartamento per Lazzari F., 370 euro, appartamento per Bisio Marisa, 370 euro”. Burlando ha sempre smentito di aver ricevuto dei soldi da Poulides. “Un’omonimia”, tagliò corto. E’ senz’altro un caso, sia detto senza malizia, che compaia quel Burlando C. Così come non bisogna lasciarsi ingannare dal Lazzari F. che potrebbe ricordare Franco Lazzarini. E non bisogna pensare male notando che la madre di Lazzarini si chiama Bisio Marisa. Certo, Burlando e Lazzarini conoscevano Poulides al punto da andare insieme a cena con lui a Portofino (il 6 maggio 2003). Ma non basta una cena per montare un caso. In fondo anche Massimo D’Alema è stato a cena, insieme con altre venti persone, con Gianpaolo Tarantini e Massimo De Santis. I contatti baresi non finiscono qui. Massimo De Santis, secondo Gianpaolo Tarantini, accompagnò l’amico di Berlusconi (alla ricerca di appalti) dal “capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. (17 ottobre 2009)”
Soldi per l’Africa
Le indagini hanno però dimostrato che quei 50 mila euro erano stati consegnati il giorno prima da don Evaldo Biasini al costruttore. Il sacerdote, 84 anni, economo dimissionario della «Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo» e amico di vecchia data della famiglia Anemone è già stato ribattezzato in questa inchiesta don bancomat perchè grazie alle elemosine aveva disponbilità di liquidi. Leggendo pen drive, cd e dvd, i Ros dei carabinieri hanno scoperto che aveva organizzato una vera e propria banca privata. Mauro Della Giovampaola, ad esempio, era uno dei suoi più fidati clienti. Il 29 aprile don Evaldo viene interrogato. E racconta: «Il 22 settembre mentre ero ad Albano mi chiamò Diego Anemone e mi disse che aveva bisogno di soldi, risposi che ad Albano avevo solo 10.000 mentre a Roma avevo tutta la cifra. Dovevo portarli in Africa ma nel frattempo potevo darglieli.
Ora accade che il 22 settembre il costruttore ritira, don Evaldo registra tutto su pennetta e la mattina dopo incontra Bertolaso a Roma, in zona Prati, location tipica dei loro appuntamenti. Scrivono i pm: «Bertolaso compiva atti contrari ai doveri di ufficio e favoriva in modo illegittimo l’imprenditore Diego Anemone specificatamente per tre lotti di lavori nell’appalto del G8 alla Maddalena». E ancora: «Bertolaso, nella sua posizione di vertice operava e consentiva che i funzionari sottoposti operassero affinchè le imprese facenti capo al gruppo Anemone vincessero gli appalti e consentiva che il costo dell’appalto a carico della pubblica amministrazione aumentasse considerevolmente rispetto a quello del bando con l’approvazione di atti aggiuntivi. http://www.unita.it/italia/bertolaso-100mila-euro-per-la-moglie-1.269823
Quello che sta emergendo nel caso Bertolaso e quello descritto in questo articolo e in altrwe pagine tristi della storia d’Italia degli ultimi anni è quello che la “cosa pubblica” è succhiata da bande interpartitiche per i loro interessi materiali e di potere. Ai cittadini restano multe, tasse, balzelli per coprire questi furti e un debito pubblico enorme che impedisce d’investire e di creare occupazione.
Poi tutti ipocriti, a predicare, a indicare la retta via al povero cittadino, come Fernanda Contri (autoproclamatosi santa) che oltre a entrare nella Corte Costituzionale senza i requisiti, senza scrivere un libro, senza docenze, facendo qualche decreto ingiuntivo e portando borse agli esponenti del vecchio Partito socialista, oggi si prende 9000 euro(+altri benefici)di pensione per pochi anni di lavoro. Così messa ci fà la morale. Non a tutti però. Il suo amico\protetto\raccomandato Bertolaso è difeso a denti stretti, dice in un intervista al Secolo XIX del 3 febbraio 2010: “farei fatica a convicermi che Bertolaso è colpevole anche dopo una sentenza definitiva”. Difende la sua “privacy” quando la gente comune è sputtanata per molto meno senza difese “è molto grave che uno venga messo ala berlina per cose personali”. E da buona femminista continua ” le donne gli correvano dietro”, “non è reato andare con una maggiorenne” magari neanche a pagamento (con soldi del costruttore Anemone). Magari bisognerebbe dirlo ai cittadini multati perchè parlano a una prostituta, proprio nella città della cara Contri.
Ti allego l’articolo perchè c’è da ridere.
Cara Marta
in effetti la rivoluzione non è una cosa seria, oggi. Bisognerebbe non votare e non pagare più le tasse così magari qualcuno si sveglia. Qua c’è l’articolo del Secolo XIX da te citato: https://crespienrico.files.wordpress.com/2008/11/contri.pdf
Ciao Enrico, ti scrivo dall’Abruzzo dove anche lì il sistema dei vecchi democristi e socialisti riciclati sta scricchiolando. Leggi un pò questa storiella.
In manette Giuseppe Spadaccini
l’uomo di Bertolaso “nei cieli”
L’imprenditore pescarese affidatario dell’appalto per gestire la flotta dei Canadair della Protezione Civile è rimasto coinvolto in un’operazione della Guardia di Finanza per evasione fiscale internazionale da circa 90 milioni di euro
A volte le cricche ritornano. Cambiano regione, raggio d’azione, nome degli esecutori materiali, ma ruotano sempre attorno a parole come appalti, evasioni fiscali. Talvolta Stato. O Protezione civile. Società nate dal nulla, ma che godono di sponsorizzazioni politiche spudorate, alcune messe addirittura nero su bianco e firmate da 130 parlamentari di Forza Italia e a An. Questa volta le indagini colpiscono il clan dell’ingegnere a capo del regno dei cieli. Si chiama Giuseppe Spadaccini è di Pescara e fa vivere le sue società grazie soprattutto a un maxi appalto che gli venne messo su un piatto d’argento (a seguito di una trattativa privata) dalla Protezione civile: la gestione dei Canadair della protezione civile fino al 2014 alla sua Sorem. Spadaccini, ovvero l’occhio di Bertolaso dall’alto dei cieli delle emergenze, uno degli uomini più potenti nell’economia abruzzese legato tanto a Gianni Letta quanto a Fabrizio Cicchitto. Che non paga i suoi dipendenti da agosto, ma questo pare quasi un dettaglio.
53 anni, abruzzese di Chieti, nipote di Felice, vecchio notabile democristiano, Spadaccini da tre giorni è in carcere con l’accusa di essere a capo di un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale, un gruzzolo da 90 milioni di euro sottratto allo Stato. In parte, le società di Spadaccini, dalle casse pubbliche ricevevano il lavoro e alle casse pubbliche sottraevano denaro. Un mago, visto che riusciva anche a non pagare chi lavorava per lui in un settore delicato come quello dello spegnimento degli incendi. Con lui nell’inchiesta altre 23 persone, tutti rispettabilissimi professionisti che garantivano a Spadaccini l’aiuto per creare società fittizie all’estero, nel paradiso fiscale di Madeira in particolare, dove venivano accumulati i fondi neri. Ventiquattro le persone finite sotto inchiesta, di loro tredici sono agli arresti…
Il resto della storia è qui: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/10/23/in-manette-giuseppe-spadaccini-luomo-di-bertolaso-nei-cieli/73213/
ecco lì, un altro amico e protetto di fernanda contri è finito in gattabuia. Franco Pronzato, scandalo ENAC.
Bravo Enrico, ne hai azzeccata un’altra. Italbrokers sembra finita nello scandalo ENAV, accusa 2 milioni di tangenti da parte della compagnia assicuratrice legata a Burlando (quindi a D’Alema) e grande tessitrice nel sistema politico-affaristico di Genova. Fernanda Contri è il Presidente Onorario della società, sicuramente non ne sapeva niente come sempre. Tutto bene per le ONLUS ACRA (di cui è vice presidente) e CCS.
Scherzi, Fernanda Contri faveva opera di volontariato in Italbrokers come nel fallito CCS Italia Onlus nella ONG para-pubblica ACRA e nelle decine di comitati dei garanti (media euro 2000 a seduta) di cui fa parte.
Lei è una salvatrice della Patria.
Ciao Enrico
sono un dipendente dell’AMT di Genova che dopo la ristrutturazione di qualche anno fà oggi rischia di chiudere, dopo aver fornito, negli ultimi anni, servizi pessimi agli utenti. Ti scrivo perchè uno degli autori di questo pasticcio è stato Stefano Zara come compare nell’articolo che hai nei DOCs (https://crespienrico.files.wordpress.com/2008/11/zaraatm1.pdf.). Ci troviamo di fronte a un sistema
ideologico e di potere estremamente raffinato. La T-Bridge – Management [società di consulenza nata dalla Metis, fondata nel 1981 dall’onorevole Stefano Zara, della Margherita, già presidente degli industriali] è sia consulente di Amt, per uno studio che ha portato alla creazione di Ami, la nuova Azienda mobilità e infrastrutture nata dalle
costole di Amt [Corriere Mercantile il 28 novembre 2004] sia, nello stesso tempo, consulente di Transdev
per l’offerta vincente su Amt [Secolo XIX, 15 luglio 2005].
Lui è un esponente del sistema politico-affaristico genovese che ruota intorno al centro d’affari del Partito Democratico (ex socialisti, democristi e ex-comunisti. Una tristezza per chi votava come me PCI. Altro esempio che è stato citato i n questo blog è Fernanda Contri (come ha scritto Robi) è insediata nell’Italbroker. Lì c’è anche un tale Franco Mariani, dai redditi infiniti, dopo che è diventato da portuale a responsabile di qualche autorità portuale nel sud.
Leggo poi che questi distruttori si sono riclati nella solidarietà, anche lì distruggendo. Che tristezza.
He si, hai però dimenticato altri componenti del sistema i giornali (non hanno parlato dell’Italbroker nè fatto inchieste), tanto meno sulla storia dell’AMT, sulla rimessa rivenduta per fare speculazione in una della zone più costose di Genova (boccadasse); hai dimenticato la magistratura, le squadre di pallone dei magistrati sponsorizzate da questi qui, il mare di sabbia in cui finiscono, come dromedari, tante inchieste e, infine, i sindacati parte di queste sceneggiate.
A me il sistema politico-affaristico genovese (succhia e scappa, come quello nazionale) fa ribrezzo, mi dispiace solo per i tanti schiavi (elettori e cittadini) che sembra abbiano l’alzheimer e si dimenticano.
Per evitare ciò, mi limito a ri-segnalare che Fernanda Contri e Stefano Zara (citati nei commenti) hanno portato al fallimento la ONLUS CCS Italia (a discapito dei donatori e dei beneficiari)e avverto ACRA (che li ha assorbiti) della sfiga che portano.
Volevo segnalarti questo articolo comparso su Agoravox: http://www.agoravox.it/I-costi-della-casta-togata-nel.html.
Si parla dei privilegi, degli stipendi (aumentati del 30% negli ultimi 10 anni) dei magistrati. Non si parla delle pensioni e delle prebende varie (auto, fine rapporto, etc.) dei magistrati andati in pensione o di quelli inseriti negli enti lottizzatti dalla politica come la Corte Costituzionale.