Facebook investe a Kathmandu

Forse un colpo di scena smuove l ’IT Park costruito 7 anni fa (prima dei governi democratici) a Banepa. Mark Zuckerberger, co- fondatore di Facebook, è a Kathmandu, gira per Thamel come un giovane turista irriconoscibile (ma alloggia al lussuoso Radisson). E’ in vacanza proveniente dalla Thailandia e diretto in Tibet (appena riaperto) ma non dimentica, speriamo per i nepalesi, il business.

Banepa, allungata sulla strada che porta a Dhulikel e poi al confine tibetano di Kodari, è una antica città di commerci. Case e negozi allungati lungo la strada (in fase d’allargamento), intorno, un tempo, colline e risaie. Da Panepa una strada porta a Panauti dove tre fiumi s’incontrano (thirta) ed è perciò considerato un luogo proprizio, con qualche antico tempio frequentato dai devoti. Su questa strada l’IT Park.

Oggi anche qui si è costruito molto e l’idea fu di creare una Silicon Valley nepalese. Il progetto originario prevedeva la costruzione di una moderna città satellite, dotata di tutti i comfort, compreso un eliporto. Come spesso accade i soldi, anche dei donatori, sono finiti e dopo il primo investimento di USD 3 milioni tutto è stata lasciato all’inventiva e al lavoro di una decine di newcom informatiche, create da giovani nepalesi. Qualche nuova applicazione, utile per Facebook, sembra sia stata inventata e, per Zuckerberger “Cheap and skilled manpower, a decade tax holiday for investors like us and subsidies on import of appliances and hardware offered by the government of Nepal make it a perfect deal”.

Il primo passo dovrebbe essere l’acquisto della struttura per circa 50 milioni dollari, poi il progetto di farla diventare un centro di produzione e ricerca per tutta l’Asia (dove Facebook è fortissimo) se i politici non ci mettono le zampe, potrebbe essere una grande opportunità per il Nepal.

L’investimento potrebbe essere l’inizio della creazione di centri di ricerca (non solo IT), capaci di attrarre capitali, creare posti di lavoro qualificati, diffondere conoscenze concrete. Questa sarebbe la strada della nuova cooperazione internazionale, non l’assistenza, ma quella di favorire la creazione di business, diffondere conoscenze e opportunità imprenditoriali, favorire investimenti e scambi fra vecchi e nuovi mercati.

Facebook è popolare nella Valle come tutti i social network. Proprio qualche giorno fà il leader dei gay nepalesi ha scritto a Zuckerberger per introdurre il terzo sesso fra le opzioni d’identificazione. Internet è diffusissimo, dagli inizi, nella Valle di Kathmandu, e uno dei mezzi principali per comunicare con i tanti migranti. I tassi di diffusione sono stati impressionanti (dai primi Internet point negli anni 90’ e considerando che la telefonia tradizionale è iniziata alla fine degli anni ’80) con oltre 4,5 milioni di utilizzatori (quasi tutti con sistemi wireless) cioè il 20% della popolazione (considerando che circa il 70% vive nei villaggi).

Intanto a Kathmandu, scortato da una folla immensa, sfila l’altissimo pinnacolo ddel carro di Seto Machnedranath, Regolatore dei prossimi monsoni, la divinità protettrice di Newari di Kathmandu. Se il pinnacolo non cade, non tronca fili elettrici e arriva intatto a Bungamati, l’anno sarà propizio. Per adesso è ancora in piedi.
Ci siamo uniti volentieri allo scherzo del 1 Aprile fatto dal giornale Himalayan, con l’ augurio
che tutto cio’ possa, un giorno realizzarsi e che Facebook investa veramente a Banepa.

4 risposte a “Facebook investe a Kathmandu

  1. in effetti gli investimenti economici possono essere un ottimo modo per finanziare lo sviluppo locale, perchè lasciano maggiore libertà alle iniziative e alle competenze locali rispetto ai progetti internazionali.
    questo è tanto maggiormente vero per l’IT e per il Nepal può essere particolarmente proficuo data la posizione come crocevia fra India e Cina: due paesi a fortissimo sviluppo, con buona formazione nell’IT ed ancor maggiore bisogno di softwares…
    certo, come per la cooperazione internazionale vale il principio di rispettare le peculiarità locali… ma forse è più facile così che tramite i progetti internazionali….

  2. ……mi ero quasi convinta per un secondo…..poi ho ripensato ai due giorni trascorsi a Kodari…a quel posto duro, durissimo del Nepal…e ho pensato che non era possibile…..
    A dire il vero, se ci fosse la volontà di investire, forse qualcosa si potrebbe fare…anche nelle zone di confine, così da togliere fastidiosi monopolii

  3. Bè lo scherzo era positivo, magari quelli di Facebook ci pensano veramente e, comunque, è un modo di far conoscere un’iniziativa reale che può essere potenzialmente utile per il Nepal. Se gestita bene.

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