Kathmandu e’ parzialmente ripulita, le Piazze di Bakthapur e Patan potrebbero già accogliere turisti, come chiedono in tanti nepalesi, per dare una mano alla ricostruzione. Thamel ha i negozi aperti, la gente riprende a vivere, i bambini giocano nei campi tendati di Thundikel; nel dramma i nepalesi stanno riprendendo la propria vita.
Nei villaggi, però, ancora si fatica, manca l’ultimo miglio, cioè aiuti ai villaggi più distanti dalle strade. Questo è il resoconto di Salam (il direttore della ONG nepalese CCD) impegnato a Kavre.
“Certi villaggi, quelli più vicini alle strade hanno tende e cibo per i prossimi mesi. In alcuni arrivano cose inutili. Adesso serve riso, lenticchie, sale, cherosene e tende. C’ e’ tanto impegno di gruppi, volontari locali ma distribuire, come accade in certi villaggi, poco per tanti crea problemi. Bisogna ripulire dalle rovine e mettere in sicurezza le case pericolanti. Il personale dei distretti (CDO) sta lavorando con impegno e sono arrivati tanti funzionari dal governo, fra cui importantissimi gli ingegneri. In uno sforzo straordinario, oltre 1800 funzionari da Kathmandu sono stati spediti nei distretti colpiti. Ma serve che risorse e decisioni siano spostate nei VDC, nei villaggi, ai Comitati locali, perché siano distribuite equamente e con più efficacia.
Servono persone che s’ impegnino nel lungo termine. Fra poco, tanti volontari e gruppi torneranno ai loro lavori, altri cercheranno di trovare opportunità di carriera nel disastro, magari lamentandosi per lo stato incapace. ”
Lo stesso, ho paura , accadrà ai tanti raccoglitori di fondi dell industria dell assistenza, che hanno visto, nel terremoto, un altra eccezionale occasione di fundraising.