Figli di ….

Il figlio del leader maoista Prakash Dahal (il padre e’ segretario e leader supremo) è scappato dalla famiglia ( si era appena risposato con un figlio di un anno) e si è innamorato di una ragazza (anche lei sposata), dirigente, del partito affiliato Newa State Committee. Il partito lo ha sospeso. La fuga d’amore è l’ultimo atto della pazzia del ragazzo (28 anni) derivante dal potere e dall’eccesso di soldi. L’innamoramento è scoppiato durante la spedizione maoista sull’Everest (qui) che doveva essere a spese dei contribuenti ma, nell’opposizione generale, è stata pagata da donatori privati più o meno volontari. Prakash non è il solo dei figli dei potenti, che se la spassa. Era già stato segnalato il flusso all’estero dei rampolli della classe politica e della burocrazia nelle scuole private, il loro ritorno con impieghi d’oro nelle ONG e nello stato, la vita da privilegiati che fanno quando stanno a Kathmandu.

Usciti dalla giungla i maoisti hanno visto arrivare flussi di soldi inimagginabili (fondi per i combattenti, creste sulle donazioni internazionali, mazzette varie) e la nuova classe politica rivoluzionaria è sprofondata nel benessere. I soldi hanno smantellato ogni ideologia dei dirigenti maoisti, una classe politica nuova subito invecchiata, e li ha resi uguali a tutti i vecchi partiti. La gente vede maobhadi, congressmen, UMList, Madeshi, tutti uguali, tutti arricchiti quando diventano politici, tutti a comprare case, tutti a girare in belle macchine, tutti con lauti guadagni fatti con la politica. Ciò spinge arrivisti, cialtroni vari, finta società civile a buttarsi in politica per arraffare qualcosa anche loro. Ed ecco una spiegazione, oltre alla disaffezione per i partiti tradizionali, delle fratture interne, del sorgere di decine di partitini che renderanno caotico, teso, frammentato il futuro parlamento.

Intanto, riunioni separate dei leaders dei partiti maggiori, cercano di giungere a un qualche accordo sul sistema elettorale e sulla gestione delle prossime elezioni. Tutto fra di loro, nelle stanze dei leaders e, perdipiù, senza concludere niente. Intanto la gente vede banche fallire, banchieri scappare con la cassa (come il General Manager della General Finance, Raju Kumar Pradhan), inflazione galoppante, costi delle case alle stelle, assenza di lavoro, migrazione. Le promesse d’interventi per i più poveri sono rimasti proclami e pubblicità come le visite del Primo Ministro Bhattarai nei villaggi vicini a Kathmandu. Ogni posto pubblico è spartito, le opportunità per quelli fuori dal sistema sono nulle, si sospetta di ogni appalto pubblico, come quello per il rinnovamento dell’aeroporto, sul quale la Suprema Corte ha aperto un inchiesta. I soldi dei donatori internazionali finiscono nel buco nero dei ministeri, spartiti o inutilizzati poiché il governo è sfiduciato, nessuno decide e il bilancio dello stato (e spending review varie, incentivi allo sviluppo, politiche di riduzione della povertà) non può essere approvato. Mancano i fertilizzanti per i campi e i contadini protestano, le imprese soffrono per la mancanza di credito, d’infrastrutture. I giornali volano bassi su queste vicende contando d’arraffare qualche finanziamento pubblico (chiedono un budget media-friendly). Se cambiamo qualche nome, non vi sembra che quanto sta accadendo in Nepal sia drammaticamente simile a quello che è avvenuto\sta avvenendo nell’avanzatissima Italia.

Intanto, altri figli pero’, di nessuno, lavorano nelle case degli appartenenti alla casta. Sono centinaia di kamlari, ragazze (tante tharu) acquistate per un centinaio di dollari dalle famiglie e usate come domestiche\schiave nelle famiglie ricche. Questa è l’unica cosa interessante uscita nelle abituale ricorrenza del World Day Against Child Labour, raccontata da una ex-serva Shanta Chaudhary, venduta a 8 anni a una famiglia, 10 ore di lavoro al giorno, per poche rupie al mese. Figli di poveracci, come quelli che, da sempre, lavorano nelle fabbriche di tappeti, di tessuti (chiuse una decina dalla polizia a Bhaktapur in questi giorni), di mattoni e di pashmine; lavoro 10-12 ore al giorno, salario 30 dollari al mese. I ragazzini torneranno a lavorare in qualche altra fabrichetta, perché nei villaggi non ci sono i soldi per mandarli a scuola e neanche per dargli da mangiare. Famiglie senza soldi, senza aiuto, che oggi, come sempre, sono costrette a affittare o vendere la prole. Cose che si sanno, che sono state scritte in centinaia di rapporti, raccontate in migliaia di discorsi e celebrazioni, ma che restano lì. A Dhirapur, profondo Terai, uno sciacallo s’è mangiato un bambino di tre anni, fuori dalla capanna. Fra le povere colline di Rukum, una ragazzina si è sposata a 13 anni e ha avuto un figlio a 14 (circa il 50% delle ragazze nei villaggi si sposa prima dei 18 anni), basta scuola e speranze, giù a lavorare.

Articoli correlati:

Tutti sull’Everest…. se pagano i contribuenti; Italia: inizio di una rivoluzione?; E’ finita la marmellata, storie di ONLUS; Nepal: gli ultimi maoisti s’estinguono fra stato e mercato; Il miracolo nepalese; Ministri corrotti in galera… ma siamo in Nepal; Microcredit crunch; Traffici e povertà; 180 euro per comprare una ragazzina; Vita da bambini, in Nepal; Quando il Natale è difficile, ONLUS italiane in Nepal; Povero Risab; Nepal: ex schiavi fregati; Banche e signori della guerra; La grande fuga

4 risposte a “Figli di ….

  1. 16 progetti nel distretto di Mahottari sono fermi per la cattiva gestione e il disinteresse dei donatori, del governo e del District Development Committee (DDC), I contractors acquisiscono l’appalto (grazie a protezioni politiche), prendono i soldi e non finiscono i lavori. Più di Nrs. 100 milioni sembrano sparite in questa vicenda, denuncia l’avvocato Ram Ekwal Raya di Mahottari.

  2. Gli ex militari del People’s Liberation Army (PLA) stanno facendo un sit in davanti al Bhrikuti Mandap, dove si sta tenendo il Comitato Centrale maoista, chiedendo fra l’altro chiarezza sui fondi a loro destinati e, invece, messi nelle casse del partito e nelle tasche dei funzionari.

  3. Intanto la Corte Speciale ha condannato l’ex Ministro degli interni in diversi governi Govinda Raj Joshi a un anno e mezzo di prigione e a Rs 21.6 milioni di multa, per ingenti e continuati episodi di corruzione. L’ex ministro è del Congresso.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...