Iniziano a tornare, sempre con immensi scatoloni con dentro abbigliamento, televisori, computer. Alcuni, però, non hanno più la casa. Sono una parte, minima, degli oltre 2,2 milioni di migranti nepalesi, molti provenienti proprio dai distretti collinari colpiti dal terremoto. Lì una famiglia su tre ha qualcuno in India, Malesia, Indonesia, Emirati Arabi a lavorare; circa il 15% degli abitanti.
Oggi, dopo due giorni di stabilità altre due scosse (14,45 ora locale; 4.4 gr) hanno accolto i lavoratori affollati all’epoca TIA, l’ aeroporto di Kathmandu che ha resistito al flusso enorme di voli grazie all’impegno eroico degli operatori.
Nel 1993/4 solo 3605 persone migrarono per lavoro, nel 2014 ben 520.000. Portano in patria il 30% del PIL nepalese (circa 6 miliardi di euro), che investono proprio in case e terreni (80% delle remittance). Ora questa massa di denaro sarà impegnata nella ricostruzione. Nei villaggi hanno lasciato donne vecchi e bambini a curare i terreni e gli animali, quando possono; spesso caricati di debiti per ripagare le agenzie di collocamento che hanno permesso l’espatrio, fra biglietti, permessi e fees all’agenzia ballano oltre euro 3.000 e il mutuo/prestito sulla casa.
Prima della partenza, la famiglia li onora, offre offerte agli dei, in una cerimonia di saluto per propiziare il viaggio (vedi foto).
Vivono in condizioni pessime, lavorano come matti ma riescono a mandare a casa gran parte del salario (mediamente euro 500). I più fortunati fanno i guardiani in altri paesi asiatici, i più sfortunati i muratori negli Emirati. Un team della BBC, in Qatar in questi giorni, per un inchiesta sullo sfruttamento dei lavoratori stranieri per i mondiali di calcio del 2022, è stata messa in gattabuia per due giorni come già successo a una troupe tedesca a marzo.
Non è stato facile tornare (il governo ha promesso il rimborso del biglietto per chi ha vittime in famiglia) specie dagli Emirati, dove il sistema legislativo sul lavoro (kafala) permette al datore di lavoro di tenere il passaporto e impedire l’espatrio per il periodo del contratto, pena alte sanzioni e perdita del lavoro. Le ambasciate nepalesi e le organizzazioni internazionale hanno richiesto una “kafala amnesty” per permettere, senza problemi, il loro ritorno temporaneo in patria. Senza tanto successo. Diverso è accaduto nei paesi asiatici dove, in alcuni casi, gli stessi datori di lavoro hanno concesso ferie retribuite e pagato il biglietto aereo. Possiamo immaginare la pena nelle ore successive ai terremoti, alla caccia di notizie sui social media e sul web.
Cosa faranno superata l’emergenza, torneranno quasi sicuramente all’estero, perché lavoro in Nepal non c’e né. Ma il rischio è che tanti altri giovani, dalle colline distrutte, li seguano per cercare fortuna con un grave e ulteriore impatto sull’economia dei villaggi, sui campi e sulle colture abbandonate. Cosa che sta già accadendo come indicato in altri post.vedi
Chiaramente è dimezzato il flusso in uscita: According to the Department of Foreign Employment (DoFE), altogether 52,210 youths had left the country for overseas jobs from mid March to mid April. But this number fell to just 31,375 people in the following month (mid April-mid May).
Intanto a Kathmandu i prezzi dei teloni sono quasi raddoppiati (costo circa nrs.1300) e anche quello delle lame zincate usate per costruire le abitazioni temporanee. Si allarga il consenso per un governo d’unità nazionale (esperimento già tentato anni fa con scarso successo) ma già i partiti si dividono su chi dovrà dirigerlo. Consiglio di leggere i commenti dei vari post perché sono presenti, fra l’altro, interessanti aggiornamenti segnalati da amici nepalesi.
From Guardian :
Nepalese workers building stadiums for the 2022 World Cup in Qatar have been denied leave to attend funerals or visit relatives following the earthquakes in the Himalayan country that have killed more than 8,000 people, its government has revealed.
The government in Kathmandu has also for the first time publicly criticised Fifa, world football’s governing body, and its commercial partners. It insists that they must put more pressure on Qatar to improve conditions for the 1.5 million migrants employed in the Gulf state as part of the World Cup construction boom.
Here the story Hari Budha, a migrant worker from Patmara-3 of Jumla district, is now in Qatar. He lost five of his family members when a house they were living in went down in Bhaktapur following the 25 April earthquake. But he has not been able to return home and is now taking shelter in the Nepali embassy in Qatar.
Around 125,000 Nepali migrant workers have returned home from various labour destinations in the Gulf and Malaysia in the aftermath of April 25 earthquake, according to the Department of Immigration.